
"Al mio arrivo c'era il diluvio universale": 30 anni dall'esordio di Zanetti con l'Inter
Il vicepresidente dell'Inter, Javier Zanetti, ha parlato ai canali ufficiali del club ricordando i 30 anni da quel lontano 27 agosto 1995, giorno dell'esordio con l'Inter di quello che sarebbe diventato in seguito il recordman assoluto di presenze nella storia del Club.
“Mi ricordo il mio arrivo a Milano, il giorno della presentazione insieme a Rambert. Ci aspettavano tanti uomini che hanno fatto la storia dell'Inter: Giacinto Facchetti, Luis Suarez, Angelillo, Bergomi, il presidente Moratti… sotto il diluvio universale. Mi ricordo quelle prime sensazioni, la scoperta di questo mondo Inter”
"La fascia di capitano è stata una grande responsabilità in primis: ero onorato di avere la possibilità di indossarla e di essere capitano di una Società con tanta storia come l'Inter. Se guardo indietro anche alle persone che l'hanno indossata prima di me si tratta di uomini che hanno lasciato una grandissima impronta: essere stato capitano per 15 anni per me ha significato tanto, perché l'Inter è la mia famiglia, il Club che amo. Davo tutto per me stesso e per i miei compagni: essere una risorsa per loro per me era importantissimo".
"Mi ricorderò per sempre la mia prima partita: Inter-Vicenza, 27 agosto 1995. Per me era un sogno che si realizzava: esordivo a San Siro, davanti a 80mila persone. Abbiamo vinto la partita con un gol di Roberto Carlos, in quel momento anche lui era appena arrivato. Porterò sempre con me il boato che ho sentito durante quella partita. Per questo il mio giorno preferito è quello della mia prima partita: non avrei mai immaginato che sarebbe stata la prima di 858 con l'Inter. Quel giorno sono sceso in campo per la prima volta con la maglia nerazzurra numero 4: quel giorno è iniziata la mia storia con l'Inter".
Sul Fenomeno Ronaldo: "La parola Fenomeno lo definisce. Quello che faceva anche in allenamento era sorprendente ogni giorno. Era simpatico, positivo e averlo con te era un vantaggio. Le stagioni fatte insieme abbiamo visto il miglior Ronaldo, era nella piena maturità. E' stato il colpo più importante dell'era Moratti".
Sull'allenatore che gli ha lasciato di più:: "Allenatori ne ho avuti tanti… Ricordo Bianchi, appena arrivato, mi chiamò in camera e mi chiese dove avrei preferito giocare. Mi sorprese l'approccio, mi accolse con un sigaro e un mazzo di carte. Poi Simoni, resterà un padre per noi. E Mourinho per la metodologia di lavoro che non conoscevamo. Non eravamo certi dei risultati all'inizio…".






