Zanetti: "Il pianto di Madrid spiega la mia storia all'Inter. Sapevo che Mourinho sarebbe andato via"

Il vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti ha parlato ai canali ufficiali del club per ripercorrere la sua avventura trentennale con la società nerazzurra. Questi alcuni passaggi:
Quando ha capito che l'Inter sarebbe stata la sua vita?
"Io mi sono innamorato dell'Inter fin dall'inizio, dell'atmosfera, del senso di famiglia. E' quello che io cercavo, ero giovane, straniero, volevo che i miei compagni, i tifosi e il presidente fossero fieri. Ho sentito questo legame forte e dopo 30 anni siamo ancora qua".
La sconfitta che le è servita di più?
"Le sconfitte servono sempre, sono quelle che ti fanno capire e migliorare. La prima sconfitta è stata la finale persa con lo Schalke. Io ero arrabbiatissimo per il cambio, anche se poi capii perché il mister lo fece. E poi il campionato perso nel 2002. Sono sconfitte che danno rabbia ma che fanno capire".
Si è arrabbiato spesso?
"No, poche volte, cercavo solo le energie positive per vincere, non lasciavo tempo alla rabbia. Penso sempre alle nuove opportunità".
Tolta la Champions, il trofeo con più significato?
"La finale di Coppa Uefa a Parigi. C'era la mia famiglia e avevamo perso l'anno precedente, c'era voglia di riscatto e riuscii a segnare anche un bel gol".
La fascia dell'Inter...
"Una grande responsabilità. Sono stato onorato di esserlo stato. L'Inter è la mia famiglia e il club che amo, per questo davo sempre tutto".
Un gesto che spiega la sua storia all'Inter?
"Il pianto di Madrid sicuramente. Era il completamento di un percorso con questa maglia. Il poter sollevare quel trofeo dopo 45 anni senza finali è stato bello, da lì il pianto e l'abbraccio con Mourinho che sapevo sarebbe andato via".
L'azione che descrive Zanetti?
"La cavalcata nel derby nei minuti finali che prendo palla nella nostra area e la porto in quella avversaria. Quella descrive il mio modo di interpretare il calcio".
Il giorno preferito?
"Ricorderò per sempre la prima partita, Inter-Vicenza del 1995. Era il coronare il sogno. Il boato di quella partita me lo porterò sempre dietro, non avrei mai immaginato che sarebbe stata la prima di 858 partite con l'Inter".
