Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / inter / Editoriale
Basta con le favole: il modello Barcellona è impossibile da replicare. Non avremo mai La Masia e Yamal ma c'è una lezione che Juventus, Milan, Inter, Napoli e tutte le big non devono mai dimenticareTUTTO mercato WEB
Oggi alle 07:19Editoriale
di Marco Conterio

Basta con le favole: il modello Barcellona è impossibile da replicare. Non avremo mai La Masia e Yamal ma c'è una lezione che Juventus, Milan, Inter, Napoli e tutte le big non devono mai dimenticare

Editorialista e uomo mercato per Tuttomercatoweb.com, è radiocronista e conduttore su Radio Sportiva. Su RAI Sport per indiscrezioni e retroscena
Rincorrere un'utopia è uno dei più grandi danni che l'uomo, un'azienda, una società, possa fare a se stessa. E allora senza grandi giri di parole, urge adesso che la questione sia chiara, cristallina allorché ufficiale: il modello Barcellona, il modello de La Masia, non è replicabile altrove. In troppi hanno provato a emulare e imitare, a riproporre quello che è un modello non tanto irraggiungibile ma unico. Per natura, storia, perché non è creato in un ciclo calcistico ma arriva dagli anni settanta e si radica in un luogo 'diverso' come la Catalogna dove identità e senso d'appartenenza sono parte del quotidiano. Sicché smettiamo di rincorrere progetti dove alberghino insieme nuovi Lamine Yamal, Pau Cubarsi, Pedri, Gavi e chi più ne ha più si stropicci gli occhi.

Un po' di storia, per capire il contesto. Negli anni '70 Barcellona stava cercando una strada per rafforzare quello che dentro sentiva da sempre ma che nel calcio riusciva a faticare a esprimere. Identità. Questa l'arma che scelse per competere col Real Madrid: talenti locali, catalani, i valori del club, 'Mes que un club', e uno stile di gioco unico e univoco. La Masia nacque per questo, istituita nel 1979, per la visione di Agusti Montal Costa e per l'influenza di Johan Cruyff. Il ragazzo, il calciatore, l'uomo. Sviluppare giocatori tecnici, intelligenti tatticamente, istruiti, 'allevati' nella fattoria secondo una metodologia univoca. Il Profeta olandese istituì un metodo d'allenamento e da lì una linea guida tattica (e stile di vita e di pensiero) uniforme per le squadre giovanili, allineate con la prima squadra. Così Pep Guardiola, Carles Puyol, Andres Iniesta, Lionel Messi e poi decine e decine d'altri ancora.

Catalogna per il senso d'appartenenza. La Masia come filosofia e stile di vita e di calcio, d'approccio al tutto. Il Barcellona più che un semplice club di calcio ma la bandiera giallorossa d'un paese che si riconosce da solo senza necessità d'essere sugli atlanti globali. Ecco perché è un'assurdità che in Italia i magnati americani e i fondi statunitensi, gli emiri asiatici e gli imperatori d'Oriente pensino che sia un modello replicabile. La parola chiave, Johan Cruyff l'ha capita tanti anni fa. Identità. Perderla cercando di seguire altre vie, di imitare altri modelli, significa rischiare di smarrire se stessi.


Prendiamo alcuni esempi: si è sempre parlato di DNA Juventus. Di quel nucleo italiano, o di giocatori di grande esperienza, che ha sempre contraddistinto la storia della società. L'identità è qualcosa di radicato, che sta negli spogliatoi, nei magazzinieri, nel cuore e nell'occhio dei tifosi, nell'approccio della stampa. Quando ha provato la rivoluzione si è scontrata con la cruda realtà, col fallimento della direzione intrapresa. Il Milan. Che ha fatto della grandeur e della gloria, della bacheca e dello splendore della propria nobiltà, dei nomi altisonanti, il suo marchio di fabbrica. L'algoritmo o l'improvvisazione, le strade a occhi chiusi, non fanno per lei. I risultati lo dimostrano, per tutti. Il Napoli lo dimostra. Quando s'è affidata al filosofo ha rischiato di scontrarsi col muro del fallimento. Ha bisogno d'un condottiero che la trascini e le entri nel sangue, nelle vene, a lei, alla città, e all'ambiente. Ognuno ha la sua strada, la sua identità, da seguire e perseguire. Cercando d'ammodernare il progetto, beninteso, di non restare ancorati al passato ma di farsi accompagnare da storia e DNA per stare al passo coi tempi.

Allora ripartiamo dal Barcellona. Ha preso un allenatore come Hansi Flick che rappresenta più d'ogni altro l'approccio del calcio del futuro. Il rifiuto categorico d'albergare nella propria metà campo, il gegenpressing furioso ma il rispetto della tradizione nell'accettazione della valorizzazione del talento del singolo. E allora, con questo, la sublimazione di una filosofia, di una storia che va avanti sin dalle visioni di Cruyff. Il Barça si è ritrovato, l'Inter proverà l'impresa e lo farà con una strada che ne rispecchia da anni e anni e anni la sua nuova identità. Una squadra esperta, senza paura, fatta di senatori. Per questo le parole di Giuseppe Marotta, prima della gara del Montjuic, 'il futuro non sarà di rivoluzione ma di evoluzione' possono essere la strada giusta da seguire. Per non perdersi. Per non copiare utopie irraggiungibili.