
L’Inter non è più di Inzaghi ma non è ancora di Chivu: a Pasadena luci e ombre
C’è stato un momento nel quale l’Inter vista col Monterrey ha smesso di essere, almeno per un po’, ancora di Simone Inzaghi. I retaggi rimangono, del resto quattro anni non si cancellano con un colpo di spugna. L’avvio è stato inzaghiano, puro al netto di quel tiraccio di Pavard: l’avrebbe fatto con Simone in panchina? Domanda retorica. La rete di passaggi - in cui per la cronaca i messicani non sono caduti - era puro ciclo piacentino, con la non irrilevante assenza di Calhanoglu e Dumfries: il turco soprattutto è un tema da non sottovalutare, visto che sta facendo i bagagli.
Il passaggio di consegne, al di là delle marcature su palla inattiva (rivedibile la zona, ma tant’è), è avvenuto quando Cristian Chivu ha provato a cambiare le dinamiche offensive. Ha allontanato Lautaro dalla porta e chiesto a Thuram di fare il centravanti “vero”. La notizia non troppo buona è che l’Inter non ci ha capito quasi più nulla, è sembrata disordinata e slegata.
È una delle ombre di Pasadena, nel contesto della prima partita di un allenatore che ha avuto pochissimi allenamenti a sua disposizione: non si sta tracciando alcun bilancio. Non è presto, di più. Il Mondiale per club, una competizione che sembra irrilevante ma può portare in cassa 100 milioni di euro - ed è organizzata nel Paese della proprietà nerazzurra - può servire a molti scopi: fare un po’ di soldi, appunto, ma anche preparare una transizione inevitabilmente incompleta, perché oggi la squadra non è quella dell’anno scorso e non è ancora quella del prossimo. Le luci stanno, per esempio, nell’ingresso di Luis Henrique, che ha rubato l’occhio solo perché ha provato qualcosa (il dribbling) che l’Inter non ha da troppo tempo, ma è comunque e proprio per questo un innesto che potrà tornare decisamente utile.
Il passaggio di consegne, al di là delle marcature su palla inattiva (rivedibile la zona, ma tant’è), è avvenuto quando Cristian Chivu ha provato a cambiare le dinamiche offensive. Ha allontanato Lautaro dalla porta e chiesto a Thuram di fare il centravanti “vero”. La notizia non troppo buona è che l’Inter non ci ha capito quasi più nulla, è sembrata disordinata e slegata.
È una delle ombre di Pasadena, nel contesto della prima partita di un allenatore che ha avuto pochissimi allenamenti a sua disposizione: non si sta tracciando alcun bilancio. Non è presto, di più. Il Mondiale per club, una competizione che sembra irrilevante ma può portare in cassa 100 milioni di euro - ed è organizzata nel Paese della proprietà nerazzurra - può servire a molti scopi: fare un po’ di soldi, appunto, ma anche preparare una transizione inevitabilmente incompleta, perché oggi la squadra non è quella dell’anno scorso e non è ancora quella del prossimo. Le luci stanno, per esempio, nell’ingresso di Luis Henrique, che ha rubato l’occhio solo perché ha provato qualcosa (il dribbling) che l’Inter non ha da troppo tempo, ma è comunque e proprio per questo un innesto che potrà tornare decisamente utile.
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