
Bonny in panchina, Pio Esposito titolare: ecco perché non è una bocciatura
L’Inter ha speso circa 23 milioni di euro, più 3 di bonus, per strappare al Parma il francese Ange-Yoan Bonny. Sulla carta, la prima alternativa alla coppia d’attacco formata da Lautaro Martinez e Marcus Thuram. È la logica del mercato, in teoria, per il principale volto nuovo arrivato dalle trattative all’interno della rosa di Cristian Chivu. Alla prima necessità, però, il tecnico romeno ha fatto un’altra scelta: niente Bonny, che ad Amsterdam siede in panchina, ecco l’esordio in Champions League di Francesco Pio Esposito.
Sembra una bocciatura. Vista la costruzione della squadra, si sarebbe tentati di dirlo. In realtà non lo è, anzitutto per una questione tattica e tecnica: Bonny, che in estate è stato provato anche sottopunta, è nelle dinamiche interiste l’alternativa a Thuram, più che a Lautaro. Questione di somiglianza, e ovviamente di scelte. In rottura con il passato: se per Inzaghi gli attaccanti erano - più o meno - intercambiabili, Chivu ha varato un’altra strada. Ma c’è un’altra ragione, ben più pregnante.
No a 45 milioni di euro. Nonostante Pio Esposito non sia arrivato questa estate, l’Inter ha speso tanto, negli anni, per formarlo. Soprattutto, anche senza un investimento “fresco”, la dirigenza nerazzurra poche settimane fa ha respinto un’offensiva multimilionaria: quella del Napoli, il cui presidente De Laurentiis era pronto a fare di tutto per Pio. Che, se proprio si fa riferimento al mercato, a questo punto vale di più di Bonny. E non è un aspetto secondario.
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