
Stavolta nessuna decisiva dispersione di voti: il Pallone d'Oro dopo tre anni torna a chi ha vinto la Champions. E' stata anche la serata di Donnarumma: Châtelet e Velodrome, doppia rivincita sul PSG
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale, conduttore per Radio Sportiva
Ousmané Dembele ha vinto meritatamente il Pallone d'Oro 2025. E' stato il trascinatore del Paris Saint-Germain che lo scorso anno ha conquistato quasi tutto: ha stravinto la Ligue 1 e poi la Champions League, ha alzato al cielo le coppe nazionali e poi quasi portato a casa anche il Mondiale per Club arrivando fino alla finale. Il PSG ha vissuto la stagione migliore della sua storia e il premio individuale più ambito è giustamente andato a chi la squadra di Luis Enrique l'ha trascinata a suon di gol.
Dembele lo scorso anno ha realizzato 35 reti, 25 con l'inizio del nuovo anno solare. Decisivo nel momento decisivo della stagione. Nato a Vernon, in Normandia, e cresciuto nel settore giovanile del Rennes, Dembélé ha vinto a 28 anni. Non la classica storia del talento senza macchia né cadute quanto piuttosto del predestinato che a un certo punto sembrava essersi smarrito. Che deve tanto a Luis Enrique per averlo fortemente voluto e poi valorizzato come mai nessuno prima schierandolo centravanti. In un ruolo che a inizio stagione non pensava fosse il suo.
Il Pallone d'Oro è tornato tra le mani di un calciatore francese tre anni dopo la vittoria di Karim Benzema, ma la nazionalità non è l'unico aspetto che accomuna queste due assegnazioni. Già, perché a distanza di tre anni il trofeo individuale più ambito torna tra le mani di chi pochi mesi prima ha vinto da protagonista la Champions League. Un anno fa Vinicius junior nemmeno si presentò al Théâtre du Châtelet. Lo fece perché sapeva che non avrebbe vinto, nonostante il premio di miglior giocatore della Champions League vinta pochi mesi prima dal Real Madrid in finale contro il Borussia Dortmund. Quel Pallone d'Oro ha visto tre calciatori del Real Madrid occupare seconda, terza e quarta posizione, ma il centrocampista spagnolo Rodri trionfare in virtù della vittoria dell'Europeo della sua Spagna. Del titolo in Inghilterra col Manchester City.
Classica dispersione di voti, insomma. Un po' come accadde un anno prima quando il Pallone d'Oro a Leo Messi quando già aveva lasciato il PSG per accasarsi all'Inter Miami sembrò più un omaggio alla carriera che altro. "E' una farsa. Meritava di più Haaland", disse allora Lothar Matthäus, Pallone d'Oro nel 1990. Il centravanti norvegese arrivò secondo, Rodri che aveva deciso la finale di Istanbul contro l'Inter addirittura quinto. Cinque giocatori del Manchester City nei primi nove posti, ma alla fine il trofeo venne assegnata a Messi. L'ottavo pallone d'Oro della sua carriera.
Questa volta non è bastato invece vedere tanto PSG nella top ten per permettere a Lamine Yamal di trionfare. Il fuoriclasse del Barcellona questo trofeo lo vincerà, ma stavolta è arrivato solo secondo. S'è dovuto accontentare del secondo Trofeo Kopa.
Quella di ieri sera è stata però anche la serata di Gianluigi Donnarumma. Arrivato nono nella graduatoria finale, il capitano della Nazionale al Théâtre du Châtelet è stato premiato miglior portiere dell'anno. E' il secondo premio Yashin della sua carriera: nel 2021 lo vinse per lo straordinario Europeo conquistato con l'Italia, stavolta per una Champions vinta da protagonista col PSG. Con quel PSG che meno di un mese fa ha preferito cederlo al Manchester City piuttosto che rinnovargli il contratto, che ieri sera al Velodrome ha perso 1-0 contro l'Olympique Marsiglia a causa di un'uscita a farfalle del suo erede Lucas Chevalier. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso: un doppio riscatto da derubricare sotto la voce 'karma'.
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