
A Bologna una prova dignitosa che tiene viva la speranza champions
In parte le parole schiette e poco rassicuranti di Tudor della vigilia, ma molto di più il pessimismo cronico di una fetta di tifoseria, sembravano aver macchiato umore e speranze dell'intero popolo bianconero. Quasi come se a Bologna non ci fosse via di scampo per uscirne dritti, figuriamoci se addirittura con quei punti persi a Parma, da riprendersi disperatamente il più in fretta possibile. L'esercizio di autostima è stato impegnativo, ma chi ha provato a farlo, come il sottoscritto prima del fischio d'inizio della partita, si sarà reso conto di cosa probabilmente Tudor è riuscito a trasmettere veramente nel cuore e nella testa di chi è sceso in campo. La Juve è praticamente la stessa, se non per qualche cerotto e un po' di responsabilità in più, figlia del momento e della "strizza" per una classifica che resta tuttavia ancora sbiadita e impalpabile. Eppure a Bologna contro una squadra che pensa di subire sempre e solo torti (classica sindrome della vittima che tenta di rispecchiarsi nei finti alibi) la Juve ci ha messo tutto quello che poteva mettere in una situazione simile e complicata. Tudor è stato chiaro nel lasciarci intendere i limiti di questa squadra perché su questi ci ha visto crollare le certezze a Parma, esaurire i margini di miglioramento nella ripresa col Monza, per poi ritrovare il tutto proprio al Dall'Ara nella partita forse più complicata delle quattro (ora tre) che restavano da giocare. E allora cosa è potuto cambiare se non qualcosa nella testa e nell'atteggiamento dei giocatori messi davanti alle loro responsabilità? Una sola risposta: il discorso motivazionale del tecnico al termine di una settimana di fatica sul campo. Si è visto, nel bene e nel male dei novanta minuti, nel cambio di inerzia delle situazioni che si venivano a creare in campo. La Juve ha giocato per provarla a vincere, ha rischiato di perderla, ma è anche riuscita poi a reagire e a tenere, a colpi bassi, la palla lontana dalla propria aerea con un atteggiamento più consapevole e combattivo. Insomma, una bella novità rispetto a quando non sai cosa fare e ti piazzi solamente davanti alla tua aerea di rigore. E aggiungiamoci un “peccato” per gli errori grossolani di Alberto Costa e Kolo Muani e un “fiuu” per i tiri sventati dalla dea bendata. Insomma, un pareggio sostanzialmente corretto che accontenta sicuramente più la Juve, ma che lascia ugualmente un retrogusto amaro da addolcire con la Lazio sabato prossimo.
Pareri confusi – Ognuno vede la partita che vuole, ma non la può raccontare (nemmeno @Radiobianconera) come fa più comodo. Agli allenatori è concesso per “sfinimento” a fine gara, mentre a telecronisti e seconde voci dovrebbe essere negato dalle loro stesse coscienze. Ogni riferimento non è puramente casuale per il semplice motivo che non può essere (anche solo statisticamente) tutto riconducibile per favorire i bianconeri, perché dalla giustizia sportiva in su (o in giù) e in diversi episodi del Dall'Ara anche la Juventus non si sente tutelata a dovere. E i tifosi avversari devono cominciare a metterselo in testa. Rigori, ammonizioni, e tanto altro non sono provvedimenti che si possono pretendere sbraitando, facendo invece finta di nulla a parti invertite. Un punto a testa e tutto rinviato al prossimo turno dove una tra Juve, Roma, Lazio e Bologna verrà cancellata senza appello dalla corsa champions. In attesa poi degli ultimi 180 minuti.







