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Higuain: "Che concorrenza al Real! Segnai 26 gol, l'anno dopo presero Kakà e Benzema"
Gonzalo Higuaín si è raccontato in una lunga intervista a ESPN Fútbol 360, dove ha ricordato in particolare la concorrenza che c'era nel Real Madrid con Benzema e Ronaldo: "Con Karim è stata una competizione molto sana ma dovevamo andare al massimo. Cristiano aveva segnato 27 gol nell'anno in cui è arrivato, io 26. L'anno dopo sono arrivati Kakà e Benzema e mi sono chiesto quanti gol avrei dovuto segnare. Karim ha tirato fuori la migliore versione di me e io la sua. È un 9 fantastico".
I suoi primi passi al Real: "Sapevo che non avrei giocato nella prima squadra ma nel Castilla. C'era la possibilità di andare via in prestito. Mio padre sull'aereo mi ha disse di non avere paura ma rispetto, e questa frase mi è rimasta impressa. Quando sono arrivato, mi sono allenato con la prima squadra e al secondo allenamento Capello mi ha detto di restare. Dopo 3 o 4 giornate ho debuttato come titolare in Copa del Rey. Giocai sulla destra".
Il Bernabeu duro con un diciottenne: "Non me l'aspettavo, neanche un po'. Non mi aspettavo di giocare sei mesi al River e andare al Real Madrid . Mi aspettavo di giocare un paio d'anni al River, disputare la Copa Libertadores e poi fare il salto in Europa. È stato difficile entrare al Bernabéu all'età di 18 anni. In quei momenti non apprezzi quello che ti succede; ora che gli anni sono passati mi vedo come uno dei migliori marcatori della storia del Real Madrid e mi stupisco. Sognavo di giocare in Europa ma non immaginavo di fare questa carriera".
Mai più con l'Argentina: "Non vedo la possibilità di tornare in Nazionale, tanti anni mi hanno usurato. La mia testa era completamente staccata dalla Nazionale. Sono in un'altra fase della mia carriera, mi restano pochi anni. Oggi la mia priorità è la mia famiglia, vedere mia figlia sorridere. Quando hanno vinto la Copa América, ho parlato con Messi, Di María e Otamendi. Leo ha detto che questa vittoria era anche per chi non c'era, mi ha reso molto felice. Sono stato vicino più volte a vincere qualcosa con la Nazionale ma tengo il percorso e tutto quello che ho provato".
La vita a Miami: "Condividere il campo con mio fratello è la cosa migliore che mi sia capitata. Il calcio ci ha divisi e poi ci ha riavvicinati. Vivere nella stessa città con mio fratello e mio nipote è bello. I miei nipoti non mi vedono come uno zio, ma come un giocatore. Giocare con lui è stato incredibile: il giorno prima che nostra madre morisse lui ha fatto l'assist e io ho segnato il gol, sembrava scritto e sono sicuro che lei lo ha visto. È stato il suo ultimo sogno".
Il (probabile) futuro di Messi, in MLS: "Non mettetemi nei guai. Non ho idea se Leo possa venire o meno a Miami. Ho ancora un anno di contratto e Leo credo che abbia firmato per 2 o 3 anni a Parigi. Il club lo vuole, vedremo. Alla fine del contratto io prenderò un anno sabbatico, lontano dal calcio e da tutto".
I suoi primi passi al Real: "Sapevo che non avrei giocato nella prima squadra ma nel Castilla. C'era la possibilità di andare via in prestito. Mio padre sull'aereo mi ha disse di non avere paura ma rispetto, e questa frase mi è rimasta impressa. Quando sono arrivato, mi sono allenato con la prima squadra e al secondo allenamento Capello mi ha detto di restare. Dopo 3 o 4 giornate ho debuttato come titolare in Copa del Rey. Giocai sulla destra".
Il Bernabeu duro con un diciottenne: "Non me l'aspettavo, neanche un po'. Non mi aspettavo di giocare sei mesi al River e andare al Real Madrid . Mi aspettavo di giocare un paio d'anni al River, disputare la Copa Libertadores e poi fare il salto in Europa. È stato difficile entrare al Bernabéu all'età di 18 anni. In quei momenti non apprezzi quello che ti succede; ora che gli anni sono passati mi vedo come uno dei migliori marcatori della storia del Real Madrid e mi stupisco. Sognavo di giocare in Europa ma non immaginavo di fare questa carriera".
Mai più con l'Argentina: "Non vedo la possibilità di tornare in Nazionale, tanti anni mi hanno usurato. La mia testa era completamente staccata dalla Nazionale. Sono in un'altra fase della mia carriera, mi restano pochi anni. Oggi la mia priorità è la mia famiglia, vedere mia figlia sorridere. Quando hanno vinto la Copa América, ho parlato con Messi, Di María e Otamendi. Leo ha detto che questa vittoria era anche per chi non c'era, mi ha reso molto felice. Sono stato vicino più volte a vincere qualcosa con la Nazionale ma tengo il percorso e tutto quello che ho provato".
La vita a Miami: "Condividere il campo con mio fratello è la cosa migliore che mi sia capitata. Il calcio ci ha divisi e poi ci ha riavvicinati. Vivere nella stessa città con mio fratello e mio nipote è bello. I miei nipoti non mi vedono come uno zio, ma come un giocatore. Giocare con lui è stato incredibile: il giorno prima che nostra madre morisse lui ha fatto l'assist e io ho segnato il gol, sembrava scritto e sono sicuro che lei lo ha visto. È stato il suo ultimo sogno".
Il (probabile) futuro di Messi, in MLS: "Non mettetemi nei guai. Non ho idea se Leo possa venire o meno a Miami. Ho ancora un anno di contratto e Leo credo che abbia firmato per 2 o 3 anni a Parigi. Il club lo vuole, vedremo. Alla fine del contratto io prenderò un anno sabbatico, lontano dal calcio e da tutto".
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