
Solo applausi per Soncin e le 'sue' ragazze: ci avete fatto innamorare nuovamente del calcio
A un minuto e mezzo dalla finale. L’Italia di Andrea Soncin era davvero a un passo da un’impresa che a molti sembrava impossibile, a cui forse credevano – fin dall’inizio della spedizione – solo le Azzurre e lo staff della Nazionale, ma che per oltre un’ora di gioco era qualcosa di tangibile. Prima di svanire sotto i colpi di un’Inghilterra che non muore davvero mai, capace di riprenderla con i denti quasi allo scadere e poi di fare sua la gara nei supplementari con un rigore generoso che era stato anche fallito da Chloe Kelly, brava però a ribadire in porta la respinta di Giuliani e far sprofondare nell’abisso del rammarico l’Italia intera.
Eppure queste ragazze, questo staff, questo gruppo che è una vera e propria famiglia, meritano solo applausi. Applausi per come hanno saputo cancellare il passato – e due eliminazioni durissime alla fase a gironi -, applausi per come in questi due anni siano state artefici della rinascita del movimento femminile dopo un periodo buio in campo e fuori, applausi per come hanno dimostrato di potersela giocare alla pari con le più forti d’Europa: dalla Spagna all’Inghilterra passando per la Norvegia, per l’amore che hanno fatto sempre trasparire per questa maglia e per questo sport. Un gruppo forte, sano, che si diverte e fa divertire, che sa essere concentrato e serio e allo stesso tempo spensierato e coinvolgente. Una squadra che pian piano è entrata, anche grazie ai risultati, nel cuore delle persone, dei tifosi anche di coloro che il calcio giocato dalle donne lo hanno sempre un po' snobbato dall’alto dei pregiudizi che ancora ci portiamo dietro. Un gruppo di cui anche le ultime escluse – Rosucci, Galli, Beccari ecc – si sentono parte come hanno dimostrato con la loro presenza sugli spalti in tutto questo percorso quando avrebbero potuto andare in vacanza altrove.
Una squadra che per come affronta le sfide e onora la maglia che indossa è da prendere da esempio a partire dai colleghi uomini che troppo spesso e con troppa facilità abbandonano l’azzurro, magari accusando qualche problemino fisico, o si tirano indietro nel momento del bisogno. Una squadra che porta con se valori positivi, che sa parlare anche di temi che il calcio maschile ritiene scomodi o troppo politici, con leggerezza e naturalezza. Dalla fascia arcobaleno, al femminile sovra esteso, al polsino con la scritta pace fino all’ultima frase del ct Soncin in conferenza stampa: “Abbiamo acceso la passione non solo in tante bambine, ma anche in tanti bambini che magari guarderanno il calcio giocato dalle donne diversamente e saranno adulti che porteranno più rispetto alle ragazze che giocheranno a calcio”.
E questo forse, al di là di un’amarezza che sarà difficile da smaltire, è il più bel regalo che questa Nazionale potesse fare all’intero movimento calcistico italiano.
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