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L’ex LGI si racconta: parola ad Enrico Celeghin. Tra calcio, studio, musica e futuro impegno nel sociale

L’ex LGI si racconta: parola ad Enrico Celeghin. Tra calcio, studio, musica e futuro impegno nel sociale
sabato 4 dicembre 2021, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
fonte La Giovane Italia (Andrea Manderioli)

L’ultima volta abbiamo dato spazio a Valerio Labriola, centrocampista del Taranto (https://www.tuttomercatoweb.com/la-giovane-italia/l-ex-lgi-si-racconta-parola-all-ex-napoli-valerio-labriola-ora-al-taranto-1614479 www.tuttomercatoweb.com). Oggi, la nostra rubrica “Ex LGI”, ci porta a scoprire la storia e i trascorsi calcistici e non solo di un altro calciatore che fa della zona mediana del campo il proprio raggio d’azione. Stiamo parlando di Enrico Celeghin, classe ’99 oggi in forza al Renate.

UN CENTROCAMPISTA DUTTILE
“Sono un centrocampista di struttura, alto quasi 1,90 e col mancino come piede forte. So dedicarmi bene ad entrambe le fasi, possesso e non. Ai tempi delle giovanili sono stato impiegato in posizione di mediano, mentre da professionista più come mezz’ala, quindi ad oggi penso di poter ricoprire un po' tutti i ruoli in mezzo al campo, sia con una linea a due che con una a tre. Ovviamente in certi aspetti ho ancora da maturare. Mi piace giocare con la palla e non mi faccio alcun tipo di problema quando c’è da difendersi a testa bassa. Forse, in particolare da quest’anno, la mia qualità principale è quella di sapermi mettere al servizio della squadra in base al momento e ai bisogni. Un calciatore ad altissimi livelli nel quale rivedo, con le dovute proporzioni, quelle che sono le mie caratteristiche, è Sergej Milinković-Savić della Lazio”.

IL PERIODO DELLE GIOVANILI
Enrico Celeghin nasce a Dolo il 22 febbraio del 1999 e muove i primi passi proprio vicino casa, nel veneziano, precisamente nella scuola calcio del Calvi Noale. Poi una piccola parentesi in quel di Treviso, prima del fallimento della società. Da qui il trasferimento alle giovanili del Giorgione, squadra di Castelfranco Veneto: “Questa è stata la prima vera esperienza importante, durata 4 anni, e dove ho vissuto il primo percorso di crescita, anche se ero ancora giovanissimo”. All’età di 14 anni, corteggiato da diverse realtà importanti, scelse l’Inter: “Mi sono trasferito lì ai tempi del primo anno delle scuole superiori e vi ho trascorso 4 stagioni, fino ad arrivare in Primavera”. Ma le soddisfazioni più grandi a livello giovanile, in termini di risultati, arrivarono con la maglia del Torino, dove fui girato in prestito nel corso dell’ultimo anno di Primavera: “Qui ottenni la maggior soddisfazione a livello giovanile con la vittoria della Coppa Italia”. Maurizio Marchesini è stata la figura di riferimento a livello giovanile, che lo ha aiutato nel percorso di crescita, lasciando in lui una traccia indelebile: “Era l’allenatore che ho avuto all’ultimo anno al Giorgione. Mi ha insegnato tanto dal punto di vista mentale, spostando la mia attenzione non solo sul calcio, ma anche su altri aspetti che credo tutt’ora siano tra i miei punti di forza: voglia di lavorare, attenzione al particolare e ricerca continua del miglioramento. Oggi sta ricoprendo un ruolo differente, essendo responsabile dei Centri Federali per la FIGC, ma ancora oggi ci sentiamo”.

UNA SCALATA INDIMENTICABILE
Da qui l’inizio della carriera da professionista. Il destino ha voluto che Enrico sposasse un progetto che da lì a poco lo ha portato a prendere parte a una scalata che in pochi hanno l’occasione di poter raccontare in prima persona: “Mi trasferii al Como, che a quei tempi faceva la Serie D. Quella stagione fu di grande impatto per me, in quanto trovai da subito continuità di minutaggio e giocai quasi sempre. A fine stagione il mio score era di 4 gol e una decina di assist. Stagione fantastica anche a livello di squadra, in quanto vincemmo il campionato e ci ritagliammo la possibilità di fare la Lega Pro. L’anno dopo a Como ci fu un cambio di proprietà ma sono rimasto comunque per altri 2 anni: il primo è stato quello segnato dal Covid-19 e da tutte le conseguenze che ha portato, mentre il secondo, ovvero l’anno scorso, abbiamo vinto il secondo campionato in tre anni realizzando il sogno di raggiungere la promozione in Serie B”.

RENATE: PAROLA D’ORDINE CONTINUITA’
Quest’anno Celeghin, dopo aver rinnovato il contratto e aver preso parte al ritiro estivo con il Como, ha scelto di cambiare aria e di rimanere in terza serie per ritrovare continuità. La nuova avventura si chiama Renate: “Credo che sia il giusto passaggio per la mia crescita, non voglio bruciare le tappe. Infatti qui sto trovando quello che cercavo: stiamo facendo un’annata importante, io sto giocando con continuità trovando anche la via del gol”. Due sono i gol messi a segno fin qui da Enrico, l’ultimo, decisivo per il risultato finale, proprio nel pareggio (2-2) in trasferta dello scorso 28 novembre sul campo del Mantova. “Le sensazioni sono positive. Questo è un ambiente che permette di lavorare bene e con serenità e lo si vede dai risultati che stiamo ottenendo, stiamo facendo un campionato importante. Negli ultimi due anni questa squadra ha fatto grandi cose e mi piacerebbe poter migliorare, anche solo di un punto, il percorso fantastico fatto l’anno scorso da chi mi ha preceduto. A livello personale, spero di mantenere questa continuità, che ho conquistato a fatica, e di migliorare le lacune che ho al momento, anche segnando qualche gol in più se fosse possibile”.

AL DI FUORI DEL CALCIO GIOCATO…
Il valore del ragazzo non lo si percepisce solamente all’interno del rettangolo verde, ma è anche al di fuori di esso che può nascere qualcosa di veramente importante: “Ho iniziato da poco il secondo anno di università, facoltà di Management dello Sport, e tra poco sosterrò i primi esami. Sono convinto e consapevole dell’importanza che può avere un percorso d’istruzione parallelo all’attività agonistica. Non escludo in futuro di poter sfruttare le conoscenze acquisite per poter lavorare nell’ambito sportivo. Come passioni, invece, essendo amante della musica e venendo da una famiglia di musicisti, amo suonare la chitarra. Mi piacerebbe un giorno poter contribuire a fare qualcosa in ambito sociale, magari per i bambini, in particolare nel contesto di Noale, mio paese d’origine”.

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