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La Lazio è così. Da sempre. Un castello di carte che osa toccare il cieloTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 07:30Editoriale
di Alessandro Zappulla
per Lalaziosiamonoi.it

La Lazio è così. Da sempre. Un castello di carte che osa toccare il cielo

Cosa vuoi dire a questa Lazio, se non brava?
Cosa puoi dire a Baroni, se non grazie?
Perché la Lazio è così. Una sfida continua. Una scommessa che si rinnova ogni giorno. Una corsa con sé stessa, contro i pronostici, contro la storia scritta dai tempi.
È un club che costruisce, innalza, sogna… e poi crolla, riparte e ricostruisce. Come quei castelli di carte che sembrano destinati a reggere il mondo, ma poi, al primo soffio, si sgretolano. Eppure, carta dopo carta, tornano ad ergersi. È il DNA biancoceleste. Un codice genetico scolpito in 125 anni di gloria e fatiche.
Già nei primi del Novecento, quando il calcio era gioco d’élite, la Lazio decise di cambiare le regole. Sport per tutti, non solo per i salotti del nord. Fu rivoluzione vera. Roma borghese contro il popolo biancoceleste. La Lazio era già sfida sociale, prima ancora che sportiva. Elitario diletto contro passione di massa. Follia, forse. Ma meravigliosa.
Negli alti e bassi vertiginosi della sua storia, la Lazio si è sempre rialzata. Dai tempi di Silvio Piola e Bob Lovati, allo scudetto del ’74 conquistato a mani nude. Dalla tragedia e le scommesse, alla retrocessione sfiorata in Serie C. Dai -9 alla rinascita. Dalla pazza idea di Cragnotti al tripudio dei successi. E poi? Il declino. E di nuovo ancora in piedi.
È così. Sempre. La Lazio crea e disfa. Sale e scende. Ama e soffre. E nel mezzo ci siamo noi: tifosi rapiti, scelti e segnati. Perché la Lazio, come diceva Pulici, non si tifa: ti sceglie.
Anche nell’era Lotito, la Lazio è rimasta fedele a sé stessa. Progetti che nascono, crescono, esplodono… e poi ripartono. Ma sempre combattendo.
Anche quest’anno, questa stagione, ne è stata la conferma.
La Lazio ha costruito qualcosa. Ha piantato semi. Ha avuto il coraggio di ripartire. Di dire addio agli amori eterni che non lo erano più – Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson, Milinkovic – e ha detto sì a un progetto nuovo, giovane e forse incerto. Ma vivo.
Ha lottato fino all’ultima curva per un posto tra le grandi d’Europa. Ha sfidato Juve e Roma, club con budget tre volte superiori. Ha resistito al Milan dei milioni, al Bologna degli americani, alla Fiorentina delle promesse. E quando tutti a settembre parlavano di retrocessione, questa squadra ha chiuso a un passo dalla Champions.
Non è poco. È tanto. È tantissimo.
La Lazio ha dato tutto. Ha corso, ha sudato, ha sbagliato, certo. Ma ci ha creduto fino in fondo. E questo ti amnistia dai rimpianti.
“Quando dai tutto, non hai rimpianti”, ha detto Baroni.
E oggi possiamo dirlo anche noi.
Perché questa Lazio ha dato tutto.
Non è perfetta. Ma è nostra. È una squadra che vive, soffre, ama.
E che ha scritto, ancora una volta, una stagione da Lazio.
Una stagione che deve ancora concludersi e che attende l'ultimo atto da 90 minuti per decifrare l'epilogo finale.
90 minuti che non muteranno tuttavia il giudizio, perché nella logica del sali e scendi e del fai e disfi, oggi la Lazio è nel momento della rinascita.  Ci dobbiamo credere e ci si deve credere. Con Baroni, con l'audacia di un progetto giovane, con il desiderio di migliorarlo. La Lazio è questo. Avanti tutta.

Pubblicato il 19/05