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La rivincita Sarri contro le critiche e un mercato nullo: obiettivo raggiunto e squadra in crescita
Ne ha passate tante, Sarri. “Alcuni problemi erano previsti, altri no”, ha detto dopo il 2-2 contro la Juventus l’allenatore toscano, che al suo primo anno a Formello è riuscito a raggiungere il traguardo prefissato con una giornata di anticipo. E non basta: perché nell’ultimo turno vuole cristallizzare il quinto posto, che consentirebbe alla Lazio di arrivare sopra alla Roma per il terzo anno consecutivo. “Discorsi da provinciali”, direbbe il Comandante, ma nella Capitale il dualismo giallorossi-biancocelesti è eterno e sarà sempre così. E Sarri, benché non lo ammetta pubblicamente, lo ha capito.
Se qualcuno pensa che fosse scontato qualificarsi in Europa League, davanti alle osannate Fiorentina e Atalanta, si sbaglia. Perché raccogliere la creatura di Inzaghi, abituata in 5 anni a lavorare allo stesso modo con gli stessi principi, e stravolgere tutto era una sfida assai ardua. Che Sarri ha vinto, nonostante le critiche feroci, il costante paragone con Inzaghi, il nullo aiuto arrivato dal mercato di gennaio (Kamenovic e Cabral), una difesa lacerata da addii certi e le assenze per infortunio Immobile, mai così tante da quando è alla Lazio.
Ora tocca alla società
Non è un miracolo, ma a Sarri vanno riconosciuti i giusti meriti. Sul campo ha dimostrato di saper lavorare bene, facendo crescere una squadra che, nella prima parte di campionato, ha lanciato pochi segnali incoraggianti: nelle ultime venti partite, la Lazio sarebbe quinta con 38 punti, a -6 dal Milan primo, con il miglior attacco (41) e la sesta miglior difesa. Ed è un peccato per Sarri che il campionato sia finito. Anche perché c’è il serio rischio che in estate debba ricominciare da capo, visto che 7-8 giocatori potrebbero cambiare squadra nella maxi rivoluzione estiva che avverrà a Formello. Le incognite sono tante, a cominciare dal gioiello Milinkovic, ma la certezza è una e si chiama Maurizio Sarri. Lotito deve accontentarlo, perderlo sarebbe un autogol micidiale.
Se qualcuno pensa che fosse scontato qualificarsi in Europa League, davanti alle osannate Fiorentina e Atalanta, si sbaglia. Perché raccogliere la creatura di Inzaghi, abituata in 5 anni a lavorare allo stesso modo con gli stessi principi, e stravolgere tutto era una sfida assai ardua. Che Sarri ha vinto, nonostante le critiche feroci, il costante paragone con Inzaghi, il nullo aiuto arrivato dal mercato di gennaio (Kamenovic e Cabral), una difesa lacerata da addii certi e le assenze per infortunio Immobile, mai così tante da quando è alla Lazio.
Ora tocca alla società
Non è un miracolo, ma a Sarri vanno riconosciuti i giusti meriti. Sul campo ha dimostrato di saper lavorare bene, facendo crescere una squadra che, nella prima parte di campionato, ha lanciato pochi segnali incoraggianti: nelle ultime venti partite, la Lazio sarebbe quinta con 38 punti, a -6 dal Milan primo, con il miglior attacco (41) e la sesta miglior difesa. Ed è un peccato per Sarri che il campionato sia finito. Anche perché c’è il serio rischio che in estate debba ricominciare da capo, visto che 7-8 giocatori potrebbero cambiare squadra nella maxi rivoluzione estiva che avverrà a Formello. Le incognite sono tante, a cominciare dal gioiello Milinkovic, ma la certezza è una e si chiama Maurizio Sarri. Lotito deve accontentarlo, perderlo sarebbe un autogol micidiale.
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