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Se non si chiudono le partite, i risultati sono questi. C'è ancora tanto (troppo?) da lavorare sulla mentalità e sulla ferocia. Ora serve un filotto nelle prossime treTUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
lunedì 24 settembre 2018, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara
per Milannews.it

Se non si chiudono le partite, i risultati sono questi. C'è ancora tanto (troppo?) da lavorare sulla mentalità e sulla ferocia. Ora serve un filotto nelle prossime tre

Come buttar via una partita dominata, dove avresti dovuto ottenere i tre punti e, invece, ti ritrovi con un solo punto in classifica con un’altra occasione persa. È questa la sensazione brutta e triste che si è avvertita a fine Milan-Atalanta, con la squadra di Rino Gattuso che ha giocato nettamente meglio rispetto a quella di Gasperini, ma non riesce a chiudere le gare. L’illusione c’era stata dopo il 2-1 di Bonaventura, arrivato con rabbia e determinazione dopo il pareggio di Gomez. Un colpo che sembrava aver tramortito la Dea, che tuttavia non è andata al tappeto. Calhanoglu ha fallito il colpo del 3-1 su un pallone delizioso di Suso e Bakayoko ha gestito malissimo la conduzione di un contropiede che sarebbe potuto essere letale. L’Atalanta, non sentendo il colpo di grazia sotto al mento, ha provato a rimettersi in gioco fino a trovare il pareggio con Rigoni che, a livello difensivo, è la sagra dell’orrore: Kessie guarda l’argentino andare verso Donnarumma, Romagnoli lo tiene in gioco e Zapata viene lasciato libero da Abate. La parata di Gigio sul colombiano, di fatto, viene vanificata da questo triangolo di errori che porta al gol orobico.

E si evidenziano ancora i problemi del Milan. La squadra produce tanto, ma concretizza poco. E quando apre le partite, non riesce ad azzannarle col piglio della grande squadra, dando sempre quella sensazione di vulnerabilità non appena abbassa il ritmo. È un fattore mentale, che tuttavia sta frenando e non poco il processo di maturazione dei rossoneri, che hanno in Gonzalo Higuain un leader spettacolare per quello che fa e, forse, hanno trovato una nuova versione di Suso apparso più concreto e meno appariscente rispetto al solito. Però non si può prendere gol per la decima partita consecutiva in campionato e buttare via altri due punti che, alla fine del campionato, potrebbero pesare come macigni nell’economia della classifica milanista. È come se mancasse qualcosa, quel qualcosa che ti fa vincere le gare a livello mentale. L’Atalanta, negli ultimi 10 minuti, si è piazzata nella metà campo milanista all’arrembaggio, chiudendo le possibili ripartenze (tranne quella di Bakayoko) e installando nel Milan il seme della paura, che ha avvolto anche San Siro. E il salvataggio di Rodriguez sulla linea è stato un indizio su quella che sarebbe potuta essere la fine della gara.

È diventato quasi anacronistico dirlo, ma i difetti che emergono sono sempre gli stessi e sono legati alla mentalità. Gattuso ci sta lavorando, ma se i risultati sono quelli di Cagliari, di ieri sera e la prova delle seconde linee contro il Dudelange, allora vuol dire che c’è ancora tanto (troppo?) da fare. Intanto la classifica dice che il Milan ha 5 punti quando avrebbe potuto averne 9. Con Empoli, Sassuolo e Chievo diventerà fondamentale fare filotto. Altrimenti le altre se ne andranno via già ad ottobre.