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Gattuso sogna, Spalletti colpisce. Milan, non cambiare te stesso. Mai più quel 2' tempo, grazie. E giù le mani da Pum PumTUTTO mercato WEB
sabato 23 marzo 2019, 00:00Editoriale
di Mauro Suma
per Milannews.it

Gattuso sogna, Spalletti colpisce. Milan, non cambiare te stesso. Mai più quel 2' tempo, grazie. E giù le mani da Pum Pum

Gattuso è un allenatore giovane, con il cuore da sognatore e il suo calcio vissuto come una visione. Spalletti è un allenatore scafato, con le sue idee ma molto più duttile che sentimentale. Gattuso prepara il derby organizzando, fin da Verona, il suo gruppo, le sue certezze, la sua compattezza, la sua normalità. Spalletti riordina le idee sotto le minacce di esonero e sotto lo schiaffo dell'Eintracht, lo fa senza passioni e senza pregiudizi. Quando e se ci sarà un derby pulito, lo vincerà Gattuso. Ma siccome i derby sono sporchi e infidi per natura, ha vinto Spalletti. Per indole e per amore del suo progetto, Rino non prepara le partite con i colpi bassi, Luciano sì. Appena arrivati allo stadio, ai dirigenti rossoneri non è piaciuta l'espressione serena dei dirigenti nerazzurri. Ma non erano sotto un treno? Invece con in prima fila un dirigente di mestiere come Marotta, avevano le loro belle facce da poker, sereni di potersela giocare. Ecco cos'è il derby. Tu hai lavorato bene, sai di essere organizzato, ordinato e compatto. Ma non basta. E' il sesto derby dal 2013 ad oggi in cui il Milan è favorito e non vince. L'Inter i suoi derby da favorita li vince, noi no. 

Il Milan tradizionalmente, per indole e vocazione, guarda oltre il derby. Ma dalla prossima stagione dovrà rivederla e ripensarla questa cosa. Perchè la classifica la fanno i punti dei derby (6 Inter e 0 Milan) e i punti delle altre 25 partite (51 Milan, 47 Inter): vero che gli scontri indiretti sono molti di più ma vincere alcuni di questi non sposta nulla, mentre perdere un derby lascia delle scorie. All'andata il Milan è uscito di fatto dall'Europa League perdendo in casa con il Betis, per via dello choc del gol di Icardi. Non a caso, abbiamo detto dalla prossima stagione. Perchè quest'anno siamo questi. Il Milan è continuo, puntuale, trasparente. Sai sempre cosa può darti e te lo dà, fa sempre quello che ha preparato e lo porta a termine. Ma contro le grandi questo no basta. Le grandi le partite le cambiano, le truccano, le strattonano. E il Milan non è ancora pronto. E non deve farsene un problema, deve accettarsi. Perchè non si può cambiare identità e spartito a dieci giornate, decisive, dalla fine. Inter, Roma e Lazio hanno più alti e bassi, delle squadre in corsa Champions l'unica stabile e costante (nel bene e nel male) è il Milan. Alla fine faremo i conti e vedremo, ma snaturarsi adesso sotto i morsi dell'ansia no. Non ha e non avrebbe senso. Come il secondo tempo del derby ha dimostrato. Rino ha, giustamente, per scuoterla, strapazzato la squadra, rivoltandola come un calzino nei ruoli, nei singoli e nei reparti. Giusto, andava fatto. Ma cosa ha prodotto? Due gol e tanto cuore dite voi. Ci sta, ma ai nostri occhi ha soltanto generato un secondo tempo disordinato e contro natura. Il nostro mestiere era far bene il primo tempo, non fare il secondo come abbiamo fatto. Kessie e Suso devono passarsi la palla sulla fascia non al centro del campo, perchè poi sbagliano il passaggio e nasce l'azione del 2-0; Castillejo non deve essere lì al limite dell'area a contrastare Politano, perchè non sa fare i falli e appena lo tocca è rigore; Conti non deve entrare agitato perchè il suo amico Kessie è uscito irritato per essere stato sostituito dopo essersi reso disponibile a fare anche il terzino, perchè poi Conti fa un fallo scomposto da rosso che l'arbitro ha generosamente ridimensionato in giallo. 



Insomma, non lo vogliamo più vedere il secondo tempo del derby. Vogliamo vedere il primo fatto come Dio comanda, come si è preparato e come si è lavorato. Vogliamo vedere la nostra macchina a velocità di crociera, che sa dove va e come deve fare per arrivare. Non quella scheggia impazzita con i denti digrignati della ripresa, che trasporta i secchi d'acqua con tanta dedizione ma che deve poi tornare al punto di partenza perchè buona parte dell'acqua è caduta. Con un minimo di rotazione in più e con tanta intensità e tanta gamba in più, ma è quello del primo tempo il Milan da migliorare e da ritrovare. Piaccia o non piaccia, siamo in corsa per la Champions e non possiamo inventarci altre armi a fine marzo, dobbiamo fare con quelle che abbiamo. Poi, quando Rino crescerà e diventerà quel grande allenatore che potenzialmente è, quando Rino aggiungerà scampoli di contaminazione alla sua visione calcistica e ai suoi principi sacri di ordine e di gruppo, allora torneremo a vincere i derby con continuità. Prima, sarà sempre dura. Non impossibile, ma dura.

Per chiudere, vediamo in giro tanto dileggio, tanti sfottò (che in parte ci stanno) e tanti frizzi e lazzi sul Pum Pum di Piatek che nel derby non si è manifestato. Prima del derby, occhi sbarrati e tanta paura. A scampato pericolo, Pum Pum a volontà e a colpi di Gif. Occhio ragazzi, che l'idolo o ex idolo, il capitano o l'ex capitano, che tanto non ci capite niente neanche voi, insomma Icardi, ci ha messo 4 anni 4 per fare il primo gol in un derby. E Icardi non deve essere uno qualunque, visto lo psicodramma pre derby in cui aveva gettato tutta una tifoseria. Per cui se Piatek non ha fatto gol in un derby, può accadere, brucia ma passi, non è in dramma. Si rifarà e il tempo non gli manca di certo. Per cui il consigliuccio è di evitare qualche Pum Pum di scherno, che magari poi un giorno tornano tutti con gli interessi. Perché nel calcio e nella vita tutto torna. Anche e soprattutto il Milan.