
Cinque serate magiche. Obbiettivo la sesta Coppa Italia e il Trofeo numero 51 della storia. Anche oggi un Club che i ricordi li crea
Belli, Anquilletti, Schnellinger, Maddè, Trapattoni, Baveni, Mora, Rivera, Amarildo, Lodetti, Fortunato. Allenatore: Silvestri.
Questa la formazione del Milan che vince la sua prima Coppa Italia. È il 14 giugno 1967. All’Olimpico di Roma presenti diecimila spettatori, a premiare Gianni Rivera il ministro della difesa Roberto Tremelloni. Non sono a Roma, in quella notte di giugno, ma ricordo una partita non troppo divertente contro la sorpresa Padova vinta grazie alla rete di Amarildo. La Coppa Italia per il Milan è stata spesso la Coppa del riscatto perché conquistata dopo settimane amare e complicate. Anche in quella stagione, la 1966-1967, i rossoneri curiosamente terminano in classifica all’ottavo posto, proprio l’attuale posizione , senza mai essere protagonisti in campionato.
Cudicini, Sabatini, Zignoli, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Golin, Biasiolo, Bigon, Rivera, Prati. In panchina Nereo Rocco.
Con un salto di cinque anni, il Milan vince la sua seconda Coppa Italia, il 5 luglio 1972, davanti a settantacinquemila spettatori. Avversario il Napoli che si arrende alla rete di Pierino Prati, influente però la deviazione di Panzanato, e al raddoppio di Roberto Rosato. Ero all’Olimpico quella sera, in curva con il Milan Club “Donne Rossonere”, per festeggiare il trofeo consegnato dal Presidente Leone, ma soprattutto per l’ultimo applauso a Fabio Cudicini, alla sua partita di addio. Anche in quell’occasione è la Coppa della consolazione dopo un campionato che vede il Milan arrivare secondo, a un punto dalla Juventus. Nessuno però ha dimenticato quel fallo in area di Morini su Bigon non sanzionato da Lo Bello, che la sera, alla Domenica Sportiva, ammette l’errore. Magrissima soddisfazione.
Vecchi, Anquilletti, Zignoli, Dolci, Schenellinger, Rosato, Sabadini, Benetti, Bigon, Biasiolo, Chiarugi. Allenatore: Nereo Rocco.
Passa solo un anno quando il 1 luglio 1973 il Milan si prende la rivincita sulla Juventus, che aveva soffiato lo Scudetto ai rossoneri sconfitti a Verona con un incredibile 5-3. Non ho voluto certamente mancare alla finale dell’Olimpico, sempre in curva, sempre con gli amici del Milan Club Forlanini, compagni di mille trasferte in pullman. La partita termina ai calci di rigore. Eroe della serata il portiere Villiam Vecchi, già protagonista a Salonicco nella finale di Coppa della Coppe. Il numero uno rossonero è splendido e reattivo, parando le conclusioni dei bianconeri Anastasi e Bettega. E tutti in piedi al giro di campo con Schnellinger, il capitano ad alzare la Coppa, ma indimenticabile il sorriso di Vecchi e Chiarugi.
Albertosi, Sabadini, Maldera, Morini, Bet, Turone, Bigon, Biasiolo, Calloni, Rivera, Braglia. In panchina Nereo Rocco.
È derby in quella rovente notte del 3 luglio 1977. Favoritissima è l’Inter, arrivata quarta in un campionato che vede il Milan salvarsi dalla retrocessione alla penultima giornata grazie alla vittoria sul Catanzaro. Eppure sono i rossoneri a dare spettacolo grazie al solito ispirato Gianni Rivera che pennella la punizione trasformata in rete da Maldera. La rete del 2-0 è firmata in contropiede da Braglia. Il giro del campo in un San Siro colorato di rossonero è uno dei miei più vivi ricordi, dopo una stagione tormentata.
Abbiati, Simic, Nesta, Laursen, Maldini, Gattuso, Redondo, Seedorf, Rivaldo, Serginho, Inzaghi. Allenatore: Carlo Ancelotti.
È il 31 maggio 2003. Questa è la Coppa Italia dell’apoteosi. Tre giorni dopo il trionfo di Manchester Paolo Maldini alza il trofeo, l’unico che ancora manca al magnifico palmares di Silvio Berlusconi. San Siro regala uno splendido colpo d’occhio con la presenza di settantaseimila spettatori, che sono pronti a una doppia festa. Quella della Champions League e con la speranza di vincere la Coppa Italia, che manca da ventisei anni. Dopo il 4-1 contro la Roma all’Olimpico, dopo la doppietta di Totti, sono Rivaldo e lo scatenato Inzaghi, alla rete numero trenta della stagione, a firmare il pareggio che significa quinta Coppa Italia.
Non ho voluto tornare sui tristi argomenti di questi giorni. Le perplessità e le aspre critiche sull’attuale management, lo scomparso DS, l’eventuale nuovo allenatore, con un pizzico di arrivo arabo. No, gustiamoci questa finale di Coppa Italia. Saremo in trentamila rossoneri in un Olimpico dal bellissimo colpo d’occhio. Avevamo voglia di una finale che la squadra di Conceicao ha meritato, con la speranza che ci possa regalare il trofeo numero cinquantuno della storia rossonera.
Una serata da vecchi bellissimi ricordi, ricordando sempre che il Milan non vive di ricordi, ma anche in questi tempi travagliati e sconcertanti sa essere un Club che li crea i ricordi!





