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Qualche domanda di Ferragosto. Perché Leoni è meglio di De Winter? Chi preferire tra Vlahovic e Hojlund? I rossoneri sono da scudetto? "A volte il vincitore...", lo disse Nelson Mandela o Jim Morrison?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Luca Serafini
per Milannews.it

Qualche domanda di Ferragosto. Perché Leoni è meglio di De Winter? Chi preferire tra Vlahovic e Hojlund? I rossoneri sono da scudetto? "A volte il vincitore...", lo disse Nelson Mandela o Jim Morrison?

Se l'equazione è legata ai soldi, al valore virtuale (che diventa reale al momento di pagare) di un giocatore, non ci sono dubbi: ne vendi uno a 40 e ne compri uno a 20, ti sei indebolito. Se si riesce a ragionare con una visione un po' più ampia, le cose non stanno esattamente così. 

Non ho dubbi sul fatto che il Milan non dovrebbe mai vendere i suoi giocatori migliori, tra l'altro un conto sono 80 milioni per Tonali e un altro, decisamente un altro, sono 50 e rotti per Reijnders... Vedremo se gli inserimenti di Jashari in particolare, Modric e Ricci alzeranno - e quanto - l'asticella del centrocampo rossonero, comunque l'olandese non lo avrei mai veduto, in ogni caso mai a meno di certe cifre. Molto diverso il discorso per Thiaw: su di lui ognuno può pensarla come vuole, i fatti dicono che resta un profilo interessante in proiezione futura, ma dal suo arrivo ad oggi il livello non era cresciuto più di tanto e la sua titolarità è sempre stata in ballottaggio. Vero, verissimo che Allegri ci credeva molto, ma 40 milioni + bonus costituiscono un'offerta irrinunciabile (per chi pensa che non valga tutti questi soldi).  

Leoni va al Liverpool per 35 milioni, De Winter al Milan per 20. Chi ha detto che il primo sia o diventerà più forte del secondo? Al momento Leoni (19 anni, 12 partite in B nella Sampdoria, 17 in A con il Parma) è un prospetto, forse ad Allegri serviva più uno alla Kjaer, però De Winter lo ha cresciuto e lanciato lui, è stato il più giovane juventino della storia a esordire in Champions League, conta una settantina di presenze tra Empoli e Genoa, è nazionale belga. L'erba del vicino è comunque sempre più verde.

Su Hojlund e Vlahovic non cambio idee. Negli anni di Gasperini gli ex atalantini via da Bergamo non hanno fatto la differenza, lo stesso Kessie (forse quello che più era cresciuto) ha pensato bene di scomparire dai radar a 26 anni, in Arabia dopo una stagione anonima a Barcellona. Su Vlahovic ho solo la personalissima sensazione che in un ambiente caldo come quello milanista, puntando su una scommessa persa dalla Juventus e sulle doti mostrate a Firenze, in rossonero avrebbe potuto (o potrebbe) vivere una nuova vita. Non c'è riscontro né controprova, per carità. Però personalmente ero, sono molto intrigato da Vlahovic. Fidandomi di Tare, costretto a slalom giganti tra budget e paletti vari, se punta decisamente sul danese (22 anni compiuti a febbraio) avrà certamente molti più elementi di quanti ne abbiamo visti - pochi - nelle ultime 2 stagioni a Manchester. 

Fatto sta che con Athekame e Estupinian terzini al posto di Calabria, Royal e Walker, De Winter al posto di Thiaw, Ricci, Modric e Jashari al posto di Reijnders, Pobega e Terracciano, il rientro di Saelemakers e il centravanti da affiancare o alternare a Gimenez, la domanda sorge spontanea: è un Milan da primi 4 posti o, casomai, da scudetto? Basta da solo Allegri per partorire un sogno? 

Max non è uno che si accontenta, Max non ha impegni europei, Max ha fame di rivincita non nei confronti della Juve o di chicchessia, ma di tornare a vincere. Trasmettere a questo gruppo l'ambizione, l'abnegazione, l'organizzazione potrebbe creare un'alchimia alla Pioli: non la più forte, ma la migliore. 
Il Napoli è più avanti, non nascondiamoci. L'Inter è più rodata. La Juventus è solida. Poi ci sono le altre (ben 5) arrivate davanti al Milan solo 3 mesi fa. Quindi lo scudetto, al di là degli stessi valori assoluti, è un sogno. A me piace sognare, oggi come quando ero bambino. È bello sognare se, per realizzarli, nella vita lavori duro inseguendoli: qualche volta è l'unico segreto, l'unico modo per riuscirci. 

Sebbene la paternità di questa frase sia incerta, attribuita a Nelson Mandela il quale l'avrebbe fatta sua copiandola addirittura da Jim Morrison, l'ho umilmente sposata da lustri: "A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso".