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TUTTO mercato WEBLà davanti dovete svegliarvi! Una crociata anti-Perth. La distanza di Cardinale
Le assenze sono troppo e molto importanti, la rosa ristretta l’ha voluta Allegri e personalmente l’ho condivisa: una partita alla settimana con troppi esclusi crea frustrazioni e malumori. Prevedere 6/7 acciaccati e 3/4 lungodegenti era però francamente difficile… Come diceva Nereo Rocco, comunque, si va in campo in 11 e chi gioca nel Milan deve dimostrare di meritarlo. Il problema non sono tanto i singoli e le loro prestazioni individuali, quanto l’equilibrio e gli automatismi che fisiologicamente vengono a mancare. La difesa, che nei suoi interpreti non è superlativa, regge con sicurezza quando è protetta, si sfalda in errori reiterati se presa d’assalto. E la sua sicurezza dipende molto dal lavoro dei centrocampisti.
Al di là del valore assoluto, per esempio, Ricci è assai diverso da Rabiot per caratteristiche (ad oggi solo allievo di Modric). Al di là del valore assoluto, per esempio, un conto è Pulisic con Leao, un conto è Leao con Gimenez. Proprio su questi ultimi due bisogna fare una riflessione, estendendola a Nkunku: bisogna che si diano una svegliata. Gimenez e il francese, in particolare, devono recuperare rapidamente fiducia e autostima, entrare in campo per sfondare le linee avversarie: Allegri e il Milan non possono aspettare l’uscita da una mezza depressione fisica e psicologica. Forza ragazzi! Di Leao invece diciamo e pensiamo tutti, sempre, la stessa cosa: avesse la presenza e la continuità di Lookman nei 90’, sarebbe un fenomeno. Resta invece una riffa, dove si spera solo che venga estratto il numero vincente. Io di lui non faccio a meno comunque.
La volatilità degli attaccanti non aiuta la squadra, non dà punti di riferimento ai compagni (a Bergamo è andato in difficoltà persino Modric, continuando invano a cercarli). Per Fofana sembra invece spesso una questione di scelte, anche se pure la tecnica - soprattutto al tiro - va affinata. I rossoneri restano comunque agganciati alla locomotiva, nessuno in questo campionato appare al momento invincibile. Roma e Parma sono tappe fondamentali per continuare a viaggiare in 1a classe e per sperare di andare a occupare la poltrona migliore.
Le crociate contro l’incomprensibile decisione di giocare Milan-Como a Perth, sono innumerevoli, restando purtroppo inascoltate (per ora). Nelle ultime ore si è espresso anche il ministro dello sport Abodi, prima di lui l’amico e collega Xavier Jacobelli si è espresso con un lunghissimo, esauriente articolo sul “Corriere dello sport” picconando e sbriciolando questa che resta ancora un’ipotesi, anche se purtroppo realistica. Del resto, in una recente intervista al podcast “The varsity” ancora una volta Gerry Cardinale - il più assente dei presidenti della storia rossonera - ha ribadito il suo stupore nei confronti della passione, dell’appartenenza, della mentalità italiana (europea, latina aggiungerei) verso il calcio: “Probabilmente è la cosa più difficile che io abbia mai fatto. È una sfida perché l'ecosistema in cui opero è molto resistente al cambiamento. Ma questa è anche la tesi d'investimento”.
Bisognerebbe chiedere cosa intende per ecosistema e chiarire quale tipo di cambiamento. Non credo alludesse solo alla virtuosità dei conti: il marketing, il merchandising, il brand ormai l’ha capito anche chi va a San Siro da 60 anni. Ben vengano, ma la tradizione e - soprattutto - la competitività, la strategia sportiva non possono cedere il passo al business. Gli esempi non mancano: bisognerebbe studiare, capire, imparare. E adeguarsi, perché non sarebbe una sconfitta, ma una rivoluzione, appoggiata da quella stessa gente che oggi sembra contare meno di un numero.
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