
La conferma di Claudio Ranieri: ha evitato alla FIGC di ritrovarsi in un vicolo cieco
Tra la disfatta con la Norvegia e la vittoria contro la Moldova Claudio Ranieri è stato virtualmente il commissario tecnico della Nazionale per più di qualche ora. All'indomani della sconfitta di Oslo la Federazione da un lato dava il benservito a Luciano Spalletti e dall'altro pensava subito come suo successore a Claudio Ranieri. A un grande personaggio del nostro calcio che da qualche giorno era diventato ex allenatore e quindi già ufficiosamente consulente dei Friedkin per le scelte operative riguardanti la Roma.
La prima reazione di Ranieri alla chiamata di Gabriele Gravina fu di grande soddisfazione. Sembrava quasi un segno del destino, l'ulteriore coronamento di una carriera già di per sé incredibile. Il tecnico di Testaccio era stato individuato come il perfetto uomo d'esperienza per salvare una barca alla deriva. Esattamente come ha fatto con la Roma nella scorsa stagione, Ranieri avrebbe dovuto riportare serenità in un gruppo stressato più che motivato dalle continue sollecitazioni di Luciano Spalletti.
Poi però col passare delle ore e dei confronti al cuore è subentrata la ragione e Ranieri, un confronto dopo confronto, ha capito che non sarebbe bastato un decalogo di regole per evitare di ritrovarsi in una situazione scomoda. Già, perché fin da subito il dirigente romano aveva chiarito di non voler rinunciare al nuovo ruolo nella Roma e la Federazione aveva acconsentito. Aveva stilato delle regole per rendere possibile questo doppio ruolo.
Ieri però lo stesso Ranieri ha confermato che provare a mettere tutto insieme in un anno così complicato per i colori azzurri sarebbe stato pressoché impossibile. Che alla prima sconfitta o alla prima scelta discutibile inevitabilmente sarebbe stato tirato in ballo il suo legame con la Roma: "Dire no alla Nazionale è costato a tutti, però non potevo fare due lavori. Avendo un contratto con la Roma, mio malgrado, non ho potuto accettare quello che voleva la Federazione. La Nazionale ha bisogno di una persona libera di poter scegliere, di poter convocare chi vuole. Con me ci sarebbero stati troppi problemi ad ogni convocazione: se un giocatore avesse giocato 90 minuti e poi avesse affrontato la Roma... Insomma, era troppo".
Parole dette da uomo saggio, da un allenatore che ha maturato questa decisione a margine della sfida contro la Moldova costringendo così la FIGC a guardare altrove già dal giorno dopo. Il resto è storia: a quel punto Gravina su suggerimento di Buffon si è indirizzato su Gattuso e in pochi giorni ha fatto del campione del mondo del 2006 il 23esimo commissario tecnico della nostra Nazionale.
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