Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / milan / Editoriale
Juve: Vlahovic e il guaio-esuberi. Inter: il “trequartista”, la recompra di Stankovic e i soldi per Leoni. Milan: cosa ci dice il caso-Brown. Como: 111 milioni che parlano chiaro. E una cosa tra calcio e tennisTUTTO mercato WEB
Oggi alle 16:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Juve: Vlahovic e il guaio-esuberi. Inter: il “trequartista”, la recompra di Stankovic e i soldi per Leoni. Milan: cosa ci dice il caso-Brown. Como: 111 milioni che parlano chiaro. E una cosa tra calcio e tennis

Questo, calcisticamente parlando, è nettamente il periodo più nauseabondo dell’anno. Quello tra la fine di una stagione e l’inizio di quell’altra, quello dove partono i ritiri e bisognerebbe parlare di calcio, ma invece il sistema ti porta a far casino su altre questioni, quelle legate al mercato, ché ogni giorno saltan fuori cento nomi associati a cento squadre e cara grazia se son vere un decimo delle cose. E allora noi spaziamo, così, perché ci va. Lamine Yamal ha assoldato dei nani per il suo compleanno. Ci torneremo in fondo ma, intanto, ricordatevelo: Lamine Yamal ha assoldato dei nani per il suo compleanno. Solo per fare un po’ di scena. Vabbè. Il Milan ha dovuto dire addio a tal Archie Brown, professione difensore. Ecco, rispetto a tutto quello che si è detto e scritto, aggiungo la mia perdibile opinione: il problema non è che il Milan abbia perso siffatto giuocatore, semmai che abbia provato a prenderlo. Trattasi di giocatore “normale” e il Milan non ha bisogno di giocatori normali, soprattutto se devono sostituire giocatori come Theo Hernandez, poco affidabili ma certamente forti. La sensazione è che Tare e Allegri dovranno combattere non poco per far valere la loro personalità, professionalità e indipendenza perché, a monte, c’è ancora chi vuole imporre se stesso a livello di scelte e decisioni. CI riusciranno? Sì, sono troppo scafati per farsi fregare. Pioli che torna alla Fiorentina è una buona notizia per Pioli e un’ottima notizia per la Fiorentina. C’è chi pensa che Dzeko sia l’acquisto di chi non sa fare acquisti (“Ha 40 anni!”), il qui presente non è d’accordo: tanti 40enni fanno un’RSA, un campione 40enne rende più grande uno spogliatoio. Io, se fossi una qualunque squadra X con un qualunque problema a centrocampo, prendere subito Nicolussi Caviglia. Sia chiaro, non lo conosco mica, mi piace e basta. Una roba sul Como, non più neopromossa, non più sconosciuta, non più “Ma cosa credono di fare gli indonesiani in serie A?”. Affari conclusi dal Como al 16 luglio: Jesus Rodriguez 19 anni (27 mln), Baturina, 22 anni (25 mln), Nicolas Kuhn, 25 anni (19 mln), Addai, 19 anni (14 mln), Perrone, 22 anni (13 mln), Valle 21 anni (riscatto 6 mln), Van der Brempt 23 anni (riscatto 5 mln), Fellipe Jack 19 anni (riscatto 2 mln). Totale: 111 milioni investiti (bonus compresi), età media 21,25 anni. Un sacco di soldi, è vero, ma anche tanta tanta tantissima lungimiranza. E la Juve. La Juve – come tante tra le sue compagne di campionato – ha un problema di esuberi. Di Vlahovic sappiamo, ma ci sono pure Arthur (15 presenze al Girona), Djalò (pagato 5 milioni e mai utilizzato), Facundo Gonzalez, Rugani, forse Miretti, Weah e Mbangula. Giuntoli l’ha combinata grossa e ora toccherà a Comolli e Modesto sistemare la faccenda. Situazione non semplice, soprattutto quella legata a Vlahovic (ma qui Giuntoli non c’entra): liquidarlo significa completare un disastro economico e sportivo, anche e soprattutto se dovesse rinforzare una diretta concorrente (il Milan?). Restano due soluzioni: trattenerlo e sfruttarlo fino a scadenza (i gol li sa fare!), attendere e sperare che in Premier qualcuno si faccia avanti (comunque il ragazzo è ancora giovane e – ribadiamo – i gol li sa fare!). Anche l’Inter deve piazzare: Stankovic (il Bruges pretende una recompra da 30 milioni, l’Inter non va oltre 25), Sebastiano Esposito, Taremi, Asllani e Palacios. Solo così potrà puntare ai due obiettivi più o meno annunciati: il “trequartista” capace di saltare l’uomo (per completare l’attacco) e il giovane difensore che tutti hanno già individuato nel bravissimo - ma pure carissimo - Leoni. E infine torniamo all’inizio. O meglio, all’inutile confronto tennis-calcio, oggi d’attualità dopo aver assistito a una magia griffata Jannik SInner. Capiamoci, non vogliamo per forza cadere nella retorica insopportabile del calcio che è brutto e cattivo mentre gli altri sport son tutti roba per Padre Pio e Gandhi, però è vero che mentre Sinner e Alcaraz si prendevano a racchettate sul prato di Wimbledon e a cose fatte si scambiavano mielose e sincere carinerie (“Complimenti a te”, “No, a te”), a Barcellona il neo-maggiorenne e fuoriclasse Lamine Yamal organizzava una baracconata di compleanno con tanto di 200 invitati nani compresi, questi ultimi assoldati per fare un po’ di scena. Dall’altra parte dell’oceano, invece, Luis Enrique, già celebratissimo vincitore della Champions col suo Psg, si rendeva protagonista di una gazzarra inaccettabile al triplice fischio del match stra-perso contro il Chelsea (finale del Mondiale per Club), segno che son tutti illuminati quando si tratta di dare una carezza al perdente di turno ma poi, quando il perdente sei tu, vien fuori la bestia preistorica che governa istinto e sinapsi. Questo nel calcio, ma non nel tennis. È vero, ci sono le Kyrgios-eccezioni, ma in generale vincenti e perdenti riescono sempre a rendere una grande immagine di loro stessi e, davvero, non vorresti dirlo, ma è un dato di fatto che i signori professionisti del mondo del pallone dovrebbero prendere esempio o, quantomeno, rendersi conto che hanno un filo rotto le balle. Non tanto per le baruffe chiozzotte di cui sopra, quanto per quell’alone di superiorità che si portano dietro, quel loro sentirsi diversi da tutto e tutti, come se il dono di saper tirare quattro pedate al pallone fosse motivo sufficiente per far parte di un mondo migliore e impermeabile a noialtri comuni mortali. Questa cosa i protagonisti del tennis non ce l’hanno o, quantomeno, la sanno mascherare alla grande (segno, nel caso, di ulteriore intelligenza). Fine del pistolotto.