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La vita da tecnico di Amelia: "Credo nella gavetta. Allegri? Chi vince, non lo fa per caso"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 16:15Serie A
di Daniele Najjar

La vita da tecnico di Amelia: "Credo nella gavetta. Allegri? Chi vince, non lo fa per caso"

Nel corso dell'evento di formazione allenatori "Coaches World", tenutosi quest'anno presso il Parc Hotel di Peschiera del Garda, l'ex portiere Marco Amelia, oggi allenatore del Sondrio, ha parlato della sua seconda vita nel calcio da tecnico. Queste alcune delle sue considerazioni raccolte da TuttoMercatoWeb.com.

Sul suo passaggio da giocatore ad allenatore: "Per me è stato un passaggio che ho seguito negli ultimi anni di carriera da calciatore. Ho portato con me l'esperienza avuta con tutti gli allenatori avuti nel corso della mia carriera in ogni categoria, fino ai ct della Nazionale. Ognuno di loro aveva una visione diversa e per il ruolo che avevo io dovevo conoscere bene le loro idee tattiche, per guidare la linea difensiva o la squadra da dietro. Questo mi ha aiutato. Sono alla settima stagione da allenatore, ho scelto io di partire dal basso, perché in serie D e serie C si impara tanto e reputo la gavetta fondamentale, così come il lavoro fatto nei settori giovanili".

Poi parla di alcuni tecnici avuti in carriera: Quando ho iniziato a ragionare da allenatore, ho iniziato a pensare nella mia testa cose come: Zeman, Allegri, Gasperini e Capello sono diversi fra loro, per esempio. Soprattutto nel modo in cui si rapportavano con i giocatori. Poi fra tutti gli allenatori avuti mi sono chiesto: perché questo o quello hanno vinto di più? Si sente dire: 'Perché avevano la squadra più forte'. E' vero, ma può succedere una volta, quando succede più spesso non è solo per quello. Alcuni giocatori raccontano che per certi allenatori si sarebbero buttati nel fuoco. Il rapporto empatico con il giocatore è fondamentale".


Sugli obiettivi come allenatore: "L'obiettivo personale come allenatore deve essere far crescere ogni singolo giocatore, portare a livello superiore ogni ragazzo e la squadra. Come Club invece tutti hanno il loro obiettivo. Per esempio ho allenato in un club che come obiettivo aveva quello di salvarsi, mentre il mio personale era quello di far credere loro che avessero qualità. A fine anno molti di loro andarono in categorie superiori".

In un passaggio del suo intervento, fa notare che ogni dettaglio è importante per vincere. Per esempio curare i calci piazzati: "Questa cosa l'ho imparata con Fabio Capello alla Roma. C'era il grande Italo Galbiati che faceva allenare molto i vari Batistuta, Balbo, Totti. Marcos Assunção, Montella sulle punnizioni. C'era modo di migliorarsi con quel livello di giocatori che portano tanti gol, a sbloccare tante partite. Come tutto quello che serve per arrivare all'obiettivo finale che è vincere, va allenata".

Sulla gestione della rosa: "Ho fatto gironi da 20 squadre, con magari 8 partite infrasettimanali, spesso ho giocato ogni 3-4 giorni. Da giocatore ho fatto 3/4 della mia carriera in squadre che facevano le coppe, qui entrano in ballo le rotazioni. Cambiare tanto e ottenere sempre il massimo da chi gioca è una cosa fondamentale. Quando sono stato in Inghilterra ho iniziato a capire come mai non si facessero mai male nonostante l'intensità altissima. Ho capito che lì la parte che curano più di tutte è quella di recupero post-partita. L'ho visto per esempio al Chelsea, dove giocavamo ogni 3 giorni e tutti andavano ai 1000 all'ora in ogni allenamento".