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Ricci: "Juric ha migliorato tanto la mia mentalità difensiva. In Nazionale sento il brividino"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 18:30Serie A
di Alessio Del Lungo

Ricci: "Juric ha migliorato tanto la mia mentalità difensiva. In Nazionale sento il brividino"

Samuele Ricci, nel corso della lunga intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, ha parlato anche del suo primo campionato con i grandi: "Il passaggio dalla Primavera è stato brusco. Non è comparabile neanche con un allenamento con i grandi. Ho avuto un po’ di difficoltà all’inizio, ho notato che vivevo il calcio ancora come un gioco e non del tutto come un lavoro. Questo switch ce l’ho avuto quando sono arrivato al Torino: prima vivevo il calcio come un ragazzo, la chiamata del Toro mi ha fatto dire ‘Si inizia a fare sul serio’. Ho iniziato a curarmi di più, ad andare in palestra, lavorare sui miei deficit. Questo cambiamento è arrivato anche grazie a Juric. Essere uscito dalla comfort zone ha aiutato: secondo me prima lo fai, meglio è. Io l’ho fatto con i tempi giusti, ma mi sono detto: ‘Adesso o cambio, o non gioco mai’. E da quel momento mi sono ritagliato il mio spazio". Cosa si sente di dire sull'Empoli? "Sono tra i migliori per lanciare i giovani e farli giocare, non hanno paura di inserirli, tante volte esiste questo timore da altre parti. Ho avuto la fortuna di aggregarmi alla prima squadra quando era in Serie B, dove puoi avere più spazio, abbiamo anche vinto il campionato e sono arrivato in Serie A. Ho fatto un po’ di anni prima di uscire da quella comfort zone. Nelle giovanili ero bravino, ma non ero tutto questo fenomeno da dire… ma piano piano, con il lavoro e restando sempre concentrato, senza farsi distrarre da altre cose, ce l’ho fatta. Ho fatto un percorso lineare, mi hanno anche dato la possibilità di farlo e di mettermi in gioco. È stata la mia fortuna". Di Juric invece che cosa pensa? "Era un allenatore che andava in controtendenza con quelli che avevo avuto fino a quel momento. Arrivato al Torino da Andreazzoli a Empoli, con cui giocavo mediano a tre. Con Juric mi sono dovuto subito inserire e cercare di diventare un altro tipo di mediano, un centrocampista box to box, perché in una mediana a due devi bene o male saper fare tutto. Sono dovuto crescere anche fisicamente, come struttura, lavorando soprattutto su queste cose. E anche nella mentalità, soprattutto quella difensiva. Rimanere concentrati sul proprio avversario, andando a giocare uomo a uomo. Mi ha migliorato tanto sotto questo punto di vista". Com'è giocare in Nazionale? "Sono sincero: ogni volta senti il brividino. La chiamerei ansietta. Alla fine vai fuori dalla tua comfort zone, nel club sei nella routine più totale. Mentre in Nazionale, specialmente le prime volte, non sai quello che trovi e hai anche poco tempo per preparare le partite, quindi devi calarti velocemente nella parte. Non hai troppo tempo per pensare. È stato bello quando ho giocato contro la Francia e c’erano Griezmann e Mbappé, ho pensato: ‘E io che ci faccio qui!?’. Sono esperienze che ti porti dentro per tutta la carriera. Nonostante tu giochi in A, quando vai in Nazionale senti quel brividino che stai facendo qualcosa di diverso, che stai giocando qualcosa di diverso. Stai andando a confrontarti con i migliori". Chi sono i suoi modelli? "Mi piace molto Rodri, anche se fa un gioco un po’ diverso. In Italia mi piace molto Lobotka, secondo me è fortissimo in entrambe le fasi e riesce ad abbinarle molto bene. Ci sono tanti centrocampisti che ammiro, anche mezzali, che magari non fanno il mio ruolo, ma da cui si può imparare molto. Mi ricordo Sergej Milinković-Savić… era Empoli-Lazio, il giorno del mio esordio, abbiamo perso 3-1. Mi ha colpito tantissimo e ho pensato subito: ‘Se tutti gli altri sono così…’. È stato un impatto forte!". Qual è il suo rapporto con Vanja Milinkovic-Savic invece? "Siamo rimasti in contatto, è cresciuto molto nell’ultima stagione al Torino. Sicuramente era più bravo di me sui piazzati! Ogni secondo dell’allenamento se ti giravi, lo vedevi tirare le bombe. È un portiere prestato… dice che ha bisogno di sfogarsi, e quindi spara delle botte con le punizioni, che se le fa qualcun altro, rischia anche di farsi male! Però è davvero un bravo ragazzo". Per i giovani è difficile crescere in Italia. "Sta cambiando la concezione del giovane. Ho guardato anche un po’ di Serie B quest’anno e vengono messi in campo tanti giovani. Prima questa cosa, secondo me, veniva curata meno. Ho avuto la fortuna di crescere all’Empoli, dove se sbagli la volta dopo sei comunque in campo perché non gli interessa e credono in te. C’è però stata una fase di stallo per i giovani in Italia, ora il vento sta cambiando. Si possono cogliere meglio le occasioni, tanto dipende anche dalla fortuna del posto in cui ti trovi: magari sei in ritiro e fai bene, magari vai in prestito in una squadra che va male quell’anno e ti ritrovi nel posto sbagliato… devi anche trovarti nel posto giusto, quando sei giovane. Tanti hanno grandissime qualità ma magari hanno un allenatore che non li vede in una determinata posizione e mano a mano si perdono". Quali saranno i prossimi suoi step personali? "Devo migliorare in tante cose. Tecnicamente, certo, ma anche dal punto di vista della presenza in campo. Non parlo tanto della grinta, quanto proprio del riuscire a essere più "dentro" la partita. A volte mi piace abbassarmi a prendere palla, ma magari perdo qualcosa nella fase difensiva, quella più dura. Però rispetto a com’ero prima, anche grazie al lavoro fatto recentemente, sono migliorato tanto, soprattutto fisicamente. Ho lavorato molto sulla forza nei primi anni, e ogni stagione continuo a migliorare. I margini ci sono sempre, sotto tanti aspetti: fisico, mentale, ma anche extra-campo, come l’approccio e la preparazione. A livello tattico quello forse è un po’ più difficile se non hai una predisposizione naturale, ma è comunque un’area in cui cerco di crescere. Poi, tutto ciò che riguarda la parte atletica, la puoi allenare anche al di fuori del campo, ed è lì che puoi fare la differenza".