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Casasco (Pres. Medici Sportivi): "Richiesta modifica del protocollo prima del caso Genoa"
Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo in merito alla nuova impennata di casi di Covid-19 anche nel mondo del pallone: “Assurdo il lockdown del settore giovanile: credo che non ci sia stata una cattiva volontà, ma una mancata conoscenza dell’organizzazione sportiva. Tenere a casa i giovani è una cosa assurda: siamo al penultimo posto in Europa per la lotta all’obesità infantile. Non è cancellando lo sport che si riducono gli assembramenti dei giovani, anzi. Parliamo di organizzazioni che sono già pronte ad affrontare il protocollo, che hanno investito in sanificazioni e protocolli. Il settore giovanile e scolastico deve andare di pari passi con la scuola: meglio, per assurdo, tenere più monitorati gli adulti rispetto a quello che sta accadendo con i giovani. La differenza tra provinciale e regionale per i campionati giovanili significa non conoscere i regolamenti. La partita di calcetto pericolosa? Se ci sono restrizioni in Italia devono esser chiuse, non c’è un protocollo e non ci sono possibilità di controllare le catene di controlli. Nelle associazioni della Federazione e che rispetta i protocolli stabili ci sono i registri dei presenti che fanno scattare gli allarmi del caso.
Protocollo Figc-Cts da modificare? Sono anche Presidente Europeo dei medici sportivi, la modifica del protocollo l’ho richiesta prima del caso-Genoa. Si vedeva andamento epidemiologico ed il protocollo andava modificato: bisognava coniugare l’interesse della Lega A (con i suoi interessi) con quello della tutela della salute degli atleti e di tutti i soggetti coinvolti. Secondo me, deve essere assolutamente rivisto il protocollo per portare a termine il campionato. Frequenza maggiore dei tamponi, test antigenici, responsabilità maggiore degli atleti, gestione degli spogliatoi, attenzione alle Primavere che sono soggette a regole dilettantistiche ma che si allenano con la prima squadra sono interventi da farsi. Una bolla, poi, per il positivo in una struttura unica. A Napoli c’è stato un grande rigore, De Laurentiis sempre attento: occorre una maggiore responsabilità da parte di tutti.
Juventus-Napoli? Riguarda la giurisdizione federale, non entro nel merito.
Casi Covid nell’Az? Dipende molto dal sistema sanitario pubblico, sia a livello di Asl, sia a livello nazionale. Quando andiamo all’estero siamo noi gli untori, quando gli altri arrivano qua, forse, non abbiamo lo stesso rigore. Il problema del mondo professionistico richiede una grande frequenza di tamponi per esser risolto, con una frequenza ogni due giorni, con macchinari che possono risolvere la questione in 10 minuti negli spogliatoi. Io l’ho detto un mese fa, ma non sono stato ascoltato. La Uefa dovrebbe raccogliere questo tema: la parte medica deve intervenire anche a livello internazionale. C’è un CTS di altissimo profilo, ma possono non conoscere i regolamenti e di come funziona l’organizzazione sportiva giovanile regionale e provinciale”.
Protocollo Figc-Cts da modificare? Sono anche Presidente Europeo dei medici sportivi, la modifica del protocollo l’ho richiesta prima del caso-Genoa. Si vedeva andamento epidemiologico ed il protocollo andava modificato: bisognava coniugare l’interesse della Lega A (con i suoi interessi) con quello della tutela della salute degli atleti e di tutti i soggetti coinvolti. Secondo me, deve essere assolutamente rivisto il protocollo per portare a termine il campionato. Frequenza maggiore dei tamponi, test antigenici, responsabilità maggiore degli atleti, gestione degli spogliatoi, attenzione alle Primavere che sono soggette a regole dilettantistiche ma che si allenano con la prima squadra sono interventi da farsi. Una bolla, poi, per il positivo in una struttura unica. A Napoli c’è stato un grande rigore, De Laurentiis sempre attento: occorre una maggiore responsabilità da parte di tutti.
Juventus-Napoli? Riguarda la giurisdizione federale, non entro nel merito.
Casi Covid nell’Az? Dipende molto dal sistema sanitario pubblico, sia a livello di Asl, sia a livello nazionale. Quando andiamo all’estero siamo noi gli untori, quando gli altri arrivano qua, forse, non abbiamo lo stesso rigore. Il problema del mondo professionistico richiede una grande frequenza di tamponi per esser risolto, con una frequenza ogni due giorni, con macchinari che possono risolvere la questione in 10 minuti negli spogliatoi. Io l’ho detto un mese fa, ma non sono stato ascoltato. La Uefa dovrebbe raccogliere questo tema: la parte medica deve intervenire anche a livello internazionale. C’è un CTS di altissimo profilo, ma possono non conoscere i regolamenti e di come funziona l’organizzazione sportiva giovanile regionale e provinciale”.
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