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Rrahmani dopo questo Scudetto non sarà più ricordato come la spalla di Kim e KoulibalyTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 12:45Serie A
di Raimondo De Magistris

Rrahmani dopo questo Scudetto non sarà più ricordato come la spalla di Kim e Koulibaly

Titolare dall'inizio alla fine. Trentotto partite su 38, una sola volta sostituito a una manciata di minuti dal termine. Un gol, fondamentale per vincere sul campo del Genoa. Un assist, nel primo dei due scontri diretti con l'Inter. Soprattutto un'annata in cui ha giganteggiato al centro della difesa del Napoli. Amir Rrahmani dopo questa stagione non potrà più esser ricordato come la spalla di Koulibaly o come quella di Kim perché quest'anno, questa volta, è stato lui il leader della difesa. Il Ministro di un reparto che ha sorretto senza avere certezze al suo fianco: Alessandro Buongiorno finché non sono subentrati gli infortuni, poi Juan Jesus finché anche lui non è stato costretto ad alzare bandiera bianca. E alla fine, dopo una partita con Rafa Marin, anche un adattatissimo Mati Olivera.

Chi l'avrebbe mai detto quando fu acquistato cinque anni fa tra mille dubbi. Dopo una sola buona stagione all'Hellas Verona, pescando da una difesa in cui il pezzo pregiato era considerato Marash Kumbulla. Una stagione di apprendistato alle spalle della coppia Manolas-Koulibaly, poi un'altra col centrale senegalese al suo fianco e quella dopo ancora come spalla di Kim.


La scorsa per Rrahmani è stata l'annata più difficile, quella appena conclusa la più esaltante. Perché rispetto a due anni fa il centrale kosovaro ha recitato un ruolo diverso. "Amir è un soldato, un robot. Lui è calibrato, è un computer, mi ha sorpreso perché è un grande lavoratore. Le cose gliele devi dire, ma le immagazzina e le fa subito", disse Conte di lui qualche tempo fa. Parole che spiegano bene la crescita di un calciatore che non è mai stato un predestinato. Che s'è dovuto sudare fino all'ultima goccia quella gloria che adesso è arrivata. Senza ombre o ruoli da comprimario.