
Napoli campione. Dai colpi estivi alla cessione di Kvara: il mercato dello scudetto
Aurelio De Laurentiis è stato il primo a crederci, almeno fino a gennaio. Lo scudetto del Napoli, che porta anzitutto la firma di Antonio Conte, nasce in estate. Determinanti, anche in quel caso, la mano e la voce dell’allenatore salentino, che dopo il clamoroso ko per 3-0 con il Verona il 18 agosto si fa sentire e chiede nuovi acquisti. Ma viene subito accontentato.
L’estate dei grandi investimenti. Incassate le critiche del tecnico, ADL apre il portafogli. Con pochi precedenti nella sua gestione: arrivano Buongiorno, McTominay, Lukaku e Neres su tutti. Il Napoli chiude agosto con un esborso complessivo da circa 151 milioni di euro, a fronte di cessioni per circa 12 milioni di euro. Un disavanzo clamoroso, se si considera che nella stagione precedente il saldo era stato praticamente in pari, e nell’anno dello scudetto di Spalletti le entrate (86 milioni) avevano addirittura superato le spese (79 milioni). Si è trattato, investimenti alla mano, della seconda estate più “onerosa” nella storia napoletana di De Laurentiis, dietro soltanto a quella del 2019, quando le spese arrivarono a circa 217 milioni di euro (Lozano il più pagato) e le entrate a 48, con una differenza complessiva di circa 170 milioni.
L’inverno del grande addio. A gennaio, in compenso, il Napoli ha ridotto in maniera sostanziale il proprio disavanzo sul mercato. La questione legata al rinnovo di Khvicha Kvaratskhelia, mai davvero affrontata nonostante da tempo il georgiano chiedesse di rivedere un accordo firmato prima di diventare trascinatore del terzo scudetto, ha portato alla cessione al Paris Saint-Germain. 70 milioni in cassa, senza un vero sostituto: a Conte sono arrivati Hasa e Okafor, più Billing a centrocampo.
L’estate dei grandi investimenti. Incassate le critiche del tecnico, ADL apre il portafogli. Con pochi precedenti nella sua gestione: arrivano Buongiorno, McTominay, Lukaku e Neres su tutti. Il Napoli chiude agosto con un esborso complessivo da circa 151 milioni di euro, a fronte di cessioni per circa 12 milioni di euro. Un disavanzo clamoroso, se si considera che nella stagione precedente il saldo era stato praticamente in pari, e nell’anno dello scudetto di Spalletti le entrate (86 milioni) avevano addirittura superato le spese (79 milioni). Si è trattato, investimenti alla mano, della seconda estate più “onerosa” nella storia napoletana di De Laurentiis, dietro soltanto a quella del 2019, quando le spese arrivarono a circa 217 milioni di euro (Lozano il più pagato) e le entrate a 48, con una differenza complessiva di circa 170 milioni.
L’inverno del grande addio. A gennaio, in compenso, il Napoli ha ridotto in maniera sostanziale il proprio disavanzo sul mercato. La questione legata al rinnovo di Khvicha Kvaratskhelia, mai davvero affrontata nonostante da tempo il georgiano chiedesse di rivedere un accordo firmato prima di diventare trascinatore del terzo scudetto, ha portato alla cessione al Paris Saint-Germain. 70 milioni in cassa, senza un vero sostituto: a Conte sono arrivati Hasa e Okafor, più Billing a centrocampo.
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