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Testimonianza dal convegno di Santa Maria Capua Vetere: "ADL affabulatore come pochi e con una frase ovazione di applausi"TUTTO mercato WEB
martedì 7 marzo 2023, 14:40Notizie
di Redazione Tutto Napoli.net
per Tuttonapoli.net

Testimonianza dal convegno di Santa Maria Capua Vetere: "ADL affabulatore come pochi e con una frase ovazione di applausi"

Davanti all’edificio dell’Aulario, nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Luigi Vanvitelli stamattina c’è confusione

Quello di seguito è un testo tratto dal convegno di ieri a cui ha partecipato anche il presidente De Laurentiis a firma di Roberto Di Salvo
(già docente universitario e avvocato - scrittore)

Davanti all’edificio dell’Aulario, nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Luigi Vanvitelli stamattina c’è confusione. Non è il solito tran-tran di studenti che si trascinano alle lezioni. O meglio, ci sono anche loro, ma senza affatto trascinarsi, anzi sospinti da qualcosa che gli infonde energia. Con loro, c’è l’intero corpo docenti della Facoltà e anche molti professori degli altri corsi di laurea. E, ancora, facce straniere all’Università, che s’infilano tutte quante, insieme con gli altri, nell’arco che due camionette di polizia hanno creato artificialmente, facendo ossequiosa ala. Non tanto a loro, piuttosto insignificanti agli occhi indifferenti dei poliziotti, ma per l’evento.
C’è qualche immancabile capannello, con gente che si domanda il perché di quel trambusto. E le ipotesi, come sempre, sono le più disparate e quasi tutte campate in aria. Finché qualcuno delle forze dell’ordine non sussurra a mezza bocca, come se stesse rivelando un segreto di Stato: “Deve venire de Laurentiis”. La notizia si propala e, per chi ne era all’oscuro e anche per chi già sapeva, senza distinzione, trasmette eccitazione, che presto diventa allegria e partono i cori e pure (beh, qualche cafoncello c’è sempre) i fischi.
Guido Clemente di San Luca, professore ordinario di diritto amministrativo è anche – perché si è reso fortemente promotore dell’inserimento nel corso di laurea Diritto e management dello sport del nuovo insegnamento – docente, a pieno titolo, di “Giuridicità delle regole del calcio”. Lui a cui un po’ di passioncella sportiva per il calcio e il Calcio Napoli scorre nelle vene, oltre a molto diritto, non solo amministrativo e a un orecchio speciale, una sensibilità del tutto non comune, per temi recalcitranti agli inquadramenti giuridici tradizionali, che gli piace provare a domare, come se si mettesse in sella a puledri irrequieti, dentro recinti polverosi di rancheros.
​Il parterre degli interventori nella mattinata di studio/calcistica/mondana, è di alto livello. Ci sono professori che trattano il calcio (anche, in genere rosa) manovrandolo con l’estrema eleganza dei riferimenti a Pasolini e Sartre: calcio come segni e dunque linguaggio; calcio-religione pagana; calcio come metafora della vita (o viceversa). E c’è finanche chi, spolverando vecchi (ma per qualcuno, fortunatamente ancora indimenticati) contributi scientifici di grandi Maestri e conseguenti elevatissime teorie, come quella istituzionale di Santi Romano sulla pluralità degli ordinamenti, se ne serve per aprire con l’Autore di Calcio e Diritto (il libro che diventerà il manuale del corso) diaspore assai dotte. Forse non tutte di buon gusto, almeno per la parte della manifestazione che non voleva essere solo scientifica ma, in qualche modo, anche un festeggiamento.
​Per chi? Per Guido Clemente? Ma sicuramente e innanzitutto. Eppure, non solo. Chissà se tutti se ne sono accorti?! Chissà quanti ci abbiano pensato?! Ma, sta di fatto che oggi comincia la pagina di un nuovo capitolo. Che non può non piacere a chi ha amato (e se ancora l’ama, solo per questo è degno di particolare apprezzamento) l’istituzione universitaria; e a chi ama il calcio. Che, ora, camminano a braccetto. E con scientifica dignità. Perché l’insegnamento di Guido Clemente, a leggere il suo libro (ch’è raccolta di contributi stratificati e tutti pensati nel tempo) promette rigore, di profondità concettuale e metodo. E dunque, non si tratterà di un corso per parlare della prossima – o dell’ultima – partita del Napoli. Non fino al quarantacinquesimo della lezione, almeno.
In mezzo ai professori (ahi, ma qualcuno poteva provare a essere più lieve!) qualche intermezzo di assoluta godibilità.
Il primo, il Presidente della FIGC. Silenzio, parla Gravina. È una parola! Con tanti studenti vocianti, non tutti bene educati, nemmeno il richiamo del relatore che chiede ascolto e finanche quello del professore (del loro professore, che li esaminerà) Guido Clemente sortiscono grande effetto. Ma Gravina parla da far stupire chi non ne conosceva le doti di oratore e una bella cultura classica, che gli consente di muoversi con scioltezza, ad argomentare il suo discorso, tra ethos e politikos. E tra politica dei fini e economia dei mezzi. Per assestare una micidiale stoccata (Signore Iddio, fa che parli come pensa e agisca come parla!) alle società calcistiche non etiche che usano i propri bilanci solo per interessi utilitaristici personali, senza rispettare l’armonia del sistema al quale appartengono: come se, in definitiva, inquinassero senza rispettare l’ambiente e dunque ne minassero la sopravvivenza.
E poi è la volta di Dela. Non andrebbe detto, forse: ma mi fa morire! Affabulatore intelligente, ruffiano nell’accattivarsi l’uditorio, sa sempre usare gli argomenti per conquistarsi la simpatia dell’ascoltatore. E, una dopo l’altra, riesce a farsi applaudire anche se non lo capiscono. Come quando, puntando il suo j’accuse sugli Ultras, riferisce quanto essi dicono: “Noi siamo i padroni del Napoli”. E la sala se ne cade di applausi.
I siparietti col prof. Clemente a cui Dela dà vita (con l’impressione che un po’ di veleno in mezzo ai denti per qualche posizione del professore gli sia rimasto) sono in ogni caso divertenti. È una finta discolpa dall’addebito di non esser tifoso in cui, con foga shakespeariana, rivendica – con forte accento romanesco – le sue salde radici di partenopeo, di figlio e nipote di due grandi amanti di Napoli come il padre Luigi e lo zio Dino, ricorda la sua ormai lunga militanza da presidente e altro ancora, con digressioni non sempre proprie (come il riferimento a Berlusconi, che di sicuro non porta acqua ad alcun mulino azzurro) ma succose. E piace. E si piace. Poi finalmente parla di calcio giocato. E della sconfitta contro la Lazio, di cui però in fondo il tifoso ancora non vuol sentire parlare, dopo l’amaro in bocca di venerdì sera, appena addolcito dal cordiale servitoci dalla Roma, che all’Olimpico ha fatto secca la Juve. Ma Dela è rassicurante: “Una sconfitta salutare – dice – altrimenti rischiavamo di metterci a sedere. E poi, la vogliamo smettere di portarci jella da soli??”
Guido Clemente ascolta impassibile. Gli occhi del Presidente puntano, spesso, a incrociare il suo sguardo. Il professore è seduto in quarta fila, dove è andato prudentemente a sistemarsi, perché i due caratteri sono forti, entrambi. E il professore, autentico gentiluomo, sa fare bene gli onori di casa. Sicché non si registreranno, fino alla fine della manifestazione, diatribe di sorta tra loro. Si conclude, insomma, con un pareggio a reti inviolate, pardon: clean sheet! Ma il campionato ha ancora una lunga strada; e il corso universitario è soltanto al suo inizio.