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Milan: una rivoluzione fondata su due nomi. Juve: la perla dell’attacco. Inter: gli obblighi del Mondiale e il metodo-Chivu. Napoli: Nunez e molto altroTUTTO mercato WEB
Oggi alle 07:08Editoriale
di Fabrizio Biasin

Milan: una rivoluzione fondata su due nomi. Juve: la perla dell’attacco. Inter: gli obblighi del Mondiale e il metodo-Chivu. Napoli: Nunez e molto altro

Il Milan sta facendo la rivoluzione. E le rivoluzioni, per definizione, spaventano. L’idea che si stia passando da un diavolo “grandi firme” a un diavolo “più concreto” preoccupa i tifosi perché, al momento, vedono solo allontanare le grandi firme. È normale che sia così ma, attenzione: la rivoluzione questa volta è in mani solide. Il Milan non ha bisogno di volti, ha bisogno di concretezza e per metterla in campo si è affidato a due professionisti della concretezza, Allegri e Tare. Ecco perché al netto dei sacrifici (non è mai bello veder partire giocatori importanti), la cosa essenziale sarà assemblare una squadra che sia il più possibile logica. Per intenderci, Theo Hernandez in questi anni ha dimostrato di essere trai più forti al mondo nel suo ruolo, ma anche tra i meno affidabili nel dare solidità al suo spogliatoio, ovvero tutto quello di cui ha bisogno il nuovo Milan.

Gli ultimi anni in casa Juve non sono stati un capolavoro quanto a “gestione”, ma una cosa è certa: con Yildiz – 20 anni appena compiuti - la Signora ha fatto un capolavoro. E ci ha creduto e puntato quando certe decisioni non erano affatto scontate (“La dieci” bianconera pesa assai, figuriamoci sulle spalle di un ragazzo). Il resto lo ha fatto un talento che non ha solamente indiscutibili doti tecniche, ma anche una evidente solidità mentale (l’espulsione nel finale di stagione, per dire: un errore gestito molto bene a livello di comunicazione).
È presto per capire quel che sarà, ma l’inizio – perché di questo si tratta – è davvero incoraggiante.
Il mondiale per club è importante per tante ragioni ma soprattutto per una: il grano. Il grano fa girare il mondo e quello del calcio anche di più. I contenuti tecnici, invece, contano quello che contano, ovvero molto poco, e il motivo è presto detto: siamo alla fine di una stagione interminabile che si accavalla a quell’altra, i giovinotti sono fisicamente stravolti, le rose son un mix tra roba vecchia e roba nuova, mari e montagne attendono lor signori per ricaricare le pile.
Ecco perché risulta difficile elaborare un ragionamento che abbia senso sulla neonata Inter targata Cristian Chivu. Contro i giapponesi dell’Urawa (tifosi eccezionali) è arrivata la prima vittoria del nuovo corso che vale un piede e mezzo agli ottavi anche se la prestazione non ha certamente fatto brillare gli occhi. L’Inter ha iniziato con un 3-4-2-1 che ha prodotto un enorme e sterile possesso palla, poi è tornata alle due punte con Lautaro e Pio Esposito e si è visto qualcosa di meglio: i giapponesi si sono chiusi nella loro area e la resistenza è terminata sul colpo del rientrante (dal lungo infortunio) Valentin Carboni.
Morale e valutazioni in ordine sparso: 1) la nuova impostazione tattica può avere un futuro, ma solo se il mercato porterà mezzepunte e fantasia in quantità. 2) Ogni genere di valutazione sulle prime uscite “sperimentali” lascia il tempo che trova e serve solo a generare caos mediatico.

3) Lautaro Martinez (153 gol nerazzurri) è il punto di riferimento essenziale tra “vecchia” e “nuova” Inter. Se lui crede nel progetto, ci crederanno anche gli altri. E la sensazione è che l’argentino sia ben felice di guidare la “trasformazione”. 4) Il gruppo-Inter avrebbe assoluto bisogno di spegnere il motore ma, in contemporanea, non può rinunciare a un torneo che concede milioni a bizzeffe: tocca abbozzare. 5) La prima di Pio Esposito è stata incoraggiante e vale una seconda occasione che potrebbe trasformarsi in conferma per tutta la stagione. Il potenziale c’è eccome. 6) In attesa di poter incidere a livello tattico (certe cose le vedremo solo a stagione iniziata e in seguito al mercato) Cristian Chivu si sta facendo apprezzare dal gruppo per atteggiamento: nessuno stravolgimento, tanta psicologia, toni moderati. Un buon modo per iniziare.
E il Napoli campione d’Italia. Darwin Nunez alla corte di Conte è molto più di un’ipotesi, non fosse altro che certe indicazioni arrivano da chi conosce benissimo l’uruguaiano del Liverpool. De Laurentiis è disposto a mettere sul piatto 50 milioni, con Lorenzo valida alternativa (l’Udinese ne chiede 35). Per le fasce si lavora per Noa Lang: al Psv andrebbero 25 milioni più 3 di bonus, all’olandese 2,5 milioni l’anno. Ma le trattative – da Ndoye a Jadon Sancho – non si fermano qui. Tutto questo per dire cosa? Che il Napoli ha le idee chiarissime e nessun timore di investire. Esattamente quello che voleva il suo allenatore per restare al suo posto. Sono solo segnali, ma dicono molto di quello che si vuole costruire sul Golfo.