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Conferenza stampa - Ranieri: "La Champions con la Roma non varrebbe l'impresa di Leicester. Mai chiesto alla squadra di mettersi dietro"
ieri alle 21:05Primo piano
di Gabriele Chiocchio
per Vocegiallorossa.it

Conferenza stampa - Ranieri: "La Champions con la Roma non varrebbe l'impresa di Leicester. Mai chiesto alla squadra di mettersi dietro"

Ecco le dichiarazioni del tecnico della Roma Claudio Ranieri in conferenza stampa a due giorni dalla partita contro la Fiorentina di domenica alle ore 18:00.

Come sta la squadra? Koné?
«La squadra sta bene, tranne Dybala. Abbiamo recuperato Nelsson e Abdulhamid, per cui siamo al completo. Manu è un giocatore universale, può ricoprire più ruoli. Lo abbiamo visto anche con la nazionale francese, dove ha giocato con due mediani, svolgendo quel ruolo molto bene, soprattutto contro l’Italia. È un calciatore che sa adattarsi alle diverse situazioni, è un ragazzo intelligente: può essere sia un giocatore box-to-box, sia un giocatore davanti alla difesa. Dipende dalla partita che voglio fare e dall’avversario che ho di fronte: lo schiero da una parte o dall’altra».

Cosa può fare la differenza in questo finale di stagione?
«Dalla freschezza della squadra e dagli episodi che arrivano, chi li sfrutta per primo ha una buona possibilità. Queste due componenti – la freschezza della squadra e chi sta meglio fisicamente – contano molto in questa lunga lotta per entrare in qualcosa di importante. Io lo dico sempre: non mi piace promettere, ma sono una persona positiva e ambiziosa, voglio sempre il massimo da me stesso, mi critico continuamente e per questo chiedo lo stesso ai miei giocatori. All’ultimo vedremo quello che avremo fatto, senza rimpianti, senza pensare a cosa fosse stato prima o cosa poteva essere. Sono pensieri che non portano punti in classifica. I punti li porta la concentrazione, la determinazione. Domenica affrontiamo una signora squadra, che nelle ultime dieci partite ha perso soltanto ieri sera. Per me la Fiorentina ha tutte le carte in regola per andare in finale: ha battuto la Juventus 3-0, ha segnato all’Atalanta, ha fatto 2-2 a Milano. In queste dieci partite ha ottenuto una sconfitta, quattro pareggi e cinque vittorie, segnando appunto 3 gol alla Juventus, 1 all’Atalanta, pareggiando 2-2 a Milano. È una squadra con ottimi giocatori, grande qualità, e dovremo fare una super partita, perché è una gara da prendere con le molle».

Dovbyk è un acquisto sbagliato, inadatto alla Serie A? O ci crede ancora?
«Io ancora ci credo. È un giocatore che ha fatto notevoli progressi e ha ancora tanto da migliorare. Non è un acquisto sbagliato, essere il capocannoniere della Liga significa tanto. Poi c’è chi si adatta prima e chi si adatta dopo. Spesso voi ricordate Dzeko, che nel primo anno non aveva fatto quello che ha fatto dopo. Io so che ci ha portato a tanti punti importanti, per cui credo che, come primo anno, sia positivo. Deve migliorare, perché ha i mezzi e le capacità per farlo».

È un incedibile di questa Roma?
«Non mi piace parlare di queste cose, a me piace parlare di quello che possiamo raggiungere quest’anno. Vogliamo il massimo, per cui queste sono tutte parole che possono distrarre la nostra concentrazione sull’oggi. Quello che avverrà dopo la fine del campionato sarà oggetto di altre considerazioni. Vale per Dovbyk e per tutti».

C'è qualcosa che potrebbe farle cambiare idea sul ritiro? La Champions League, un grande ingaggio...
«No, nulla. Amo la mia squadra, i miei colori, e tutto quello che mi porterebbe egoisticamente a fare un altro anno sarebbe uno sbaglio per la Roma. Per cui io dico no: verrà un nuovo allenatore e dovrà avere il tempo per lavorare. Invece di fare un altro anno con me, lo farà lui, per poi avere la possibilità di conoscere tutto. Io lo aiuterò in tutto quello che mi domanderà».

Andare in Champions con la Roma vale l'impresa di Leicester?
«No, più di Leicester non c'è niente, anche se io sono legato alla Roma, proprio perché quello che è successo lì è qualcosa di incredibile. È un altro tassello che porterò dentro il mio cuore, e questo per me è importante. Però quello che io dico è: lottiamo, lottiamo perché non dobbiamo avere recriminazioni, non dobbiamo avere scusanti, non dobbiamo avere niente. Abbiamo da fare quattro partite e le dobbiamo giocare col coltello tra i denti».

Perché Paredes ha giocato così poco?
«I giocatori stanno tutti bene. Veramente, quando dico che scelgo all’ultimo – il sabato sera, la domenica mattina – è la verità. I miei pensieri sono soltanto legati alla squadra avversaria e a come metterla in difficoltà. Scelgo i giocatori che reputo più adatti».

Dovbyk e Shomurodov sono riproponibili?
«È un’opzione che avete richiesto a più riprese. Io ci ho pensato, forse più del dovuto, non lo so. Ma loro possono giocare, a prescindere che si giochi a tre, a quattro o a due. Sono due giocatori complementari, che si aiutano a vicenda e aiutano la squadra. Per cui è un’opzione».

Non è convinto della lotta Champions?
«Io sono convinto che dobbiamo lavorare e non promettere niente. A me non è mai piaciuto dire no. Allora, si lavora».

Ci dobbiamo aspettare l'annuncio dell'allenatore a fine stagione?
«Quando lo deciderà il presidente».

Come prepara le partite?
«Vedo chi è in forma. Quando sono tutti in forma, guardo l’avversario, come gioca, come sviluppa il suo gioco. Cerco sempre di mettere dei granelli di sabbia nel loro ingranaggio, di capire come posso vincere. Questa è la mia visione del calcio».

Con l'Inter più coraggio. Una partita che via ha aperto nuovi orizzonti? È la strada da seguire?
«Io non ho mai chiesto alla mia squadra, al pronti-via, di mettersi dietro. No. Evidentemente, se succede, è perché la squadra avversaria è stata più forte. Anche loro si adattano a noi: c’è chi dice “aspettiamoli 30 metri più indietro e vediamo cosa succede”, oppure, come la Juventus, “andiamoli a prendere alti e vediamo cosa succede”. Anche gli altri hanno le loro strategie tattiche, e noi dobbiamo essere bravi a controbilanciarle. A volte ci riusciamo subito, altre volte subiamo oltre misura. Poi, come in tutte le cose, si legge meglio la partita: l’avversario o noi, e i ragazzi riescono a sviluppare il proprio gioco. Tutto qua. Non è che io dica ai ragazzi: “mettiamoci dietro”. Posso dire: “aspettiamoli a metà tra la loro area di rigore e la nostra metà campo”, proprio perché magari loro giocano molto col portiere. Perché dovremmo andare lì a pressare il portiere, che ha un uomo in più? Sono tutte strategie che scegliamo, ma poi c’è anche la forza dell’avversario, che in certi momenti prende il sopravvento, spinto dall’entusiasmo, e ti costringe a difenderti. È come nel pugilato: quando ti metti bene, aspetti solo il momento per sferrare il colpo del KO, se possibile».

Passa la narrazione che non si vince senza lo stadio nuovo, eppure alcune squadre ce la fanno. Lei come la pensa? 
«Si è vinto anche con stadi più piccoli, no? Però, se vuoi competere con grandi squadre, ma anche solo per decoro del calcio italiano, andiamo. Dove andiamo, andiamo, vediamo stadi che sono gioielli. Abbiamo visto ieri il Villamarin del Betis di Siviglia, e tra poco andranno a giocare nel terzo stadio, la Cartuja, perché rifanno quello loro. Cioè, tutti nel mondo stanno rimodernando gli stadi, gli unici che lo fanno lentamente siamo noi. C’è troppa burocrazia, troppa gente dietro, troppe cose. E questa è una vergogna, onestamente, dell’Italia. Mi dispiace dirlo, ma è così. Controllate: c’è qualcuno che sbaglia? In galera, via, dentro. Ma non per dire: ci deve restare, buttate la chiave. Siamo stufi di questo, ma in tutti i casi».

Confermare quanto visto contro l'Inter può dare pressioni? 
«No, noi non abbiamo pressione. Sappiamo da dove veniamo, non dobbiamo averne. Stavamo sott’acqua, e abbiamo tirato fuori la testa, cominciamo a respirare. Ora che respiriamo, dobbiamo spingere. La pressione ce l’hanno gli altri. Noi, che pressione abbiamo?».

Shomurodov può diventare fondamentale?
«È già fondamentale. L’impegno che ha messo, l’impegno che mette, quello che ha te lo dà tutto, a cento all’ora. Questo è il mio modo di pensare il calcio: tutti devono dare il massimo di quello che hanno. Poi sta a me capire se devo cambiare strategia, se vedo un giocatore stanco. Ma per questo io lo amo e l’ho sempre detto, perché è un ragazzo d’oro. Certo, qualche errore lo fa, ma non si risparmia mai, va a pressare tutti. Se c’è uno in curva nord, va a pressare anche lui lassù. Insomma, è un ragazzo che dà tutto se stesso, e per questo credo che anche i tifosi siano molto contenti e riconoscenti per come si impegna».