
L'ultimo sprint di chi non si ferma mai
Tre partite. Mancano solo tre gare al termine di una stagione estenuante. Quanti, a inizio anno, avranno detto che non vedevano l’ora che finisse la stagione. Grazie a Ranieri, quest’ultima parte di campionato è certamente più piacevole e interessante della precedente. Fino a pochi mesi fa, si facevano addirittura calcoli per la zona retrocessione, mentre ora si cerca di compiere il miracolo Champions, con i rimpianti sempre più forti pensando a quello che sarebbe potuto essere se non si fosse sbagliato tutto nei primi mesi, dall’esonero senza senso di Daniele De Rossi all’ingaggio – anch’esso senza senso – di Ivan Juric.
UN SENSO NON CE L'HA - “Voglio trovare un senso a queste scelte”, canterebbe Vasco Rossi e sì, sono passati dei mesi ma il rammarico non svanisce. “Varo rendimi le mie legioni”, disse Augusto dopo il massacro della foresta di Teutoburgo. “Friedkin, ridammi la mia stagione”, potrebbe esclamare qualsiasi tifoso giallorosso, pensando a quanto combinato fino allo scorso novembre. Poi, la scelta felice di Ranieri e ora lo sprint finale. Tre partite per sperare, forse illudersi, di certo provarci. Uno sprint in cui tutti dovranno dare tutto e, guardando il minutaggio, c’è già chi ha dato tanto.
CHI HA DATO TANTO - Gli Highlander della rosa romanista sono sempre i soliti, coloro che tireranno la carretta anche in queste ultime partite. Scontata la presenza di Svilar, oltre all’Highlander per eccellenza, Ndicka, che non ha saltato ancora un minuto in Serie A. Entrambi hanno 4320 minuti in stagione, tra campionato e coppe. Dato notevole, ma forse è ancora più notevole il minutaggio di Angelino (4079), di poco inferiore quindi a Svilar e Ndicka pur rivestendo un ruolo molto più dispendioso, quale quello di esterno a tutto campo. Un motorino inesauribile e instancabile. Come faccia, lo sa solo lui. Chiudono la top five degli insostituibili Mancini e Koné che, in alcuni momenti, è stato tenuto in panchina ma, negli ultimi mesi, è diventato imprescindibile, ora ancor di più davanti alla difesa. Straripante nei primi tempi, un pochino in calo nei secondi, Koné sta crescendo e sta diventando un centrocampista totale. Gli manca un pochino di continuità nel corso della gara e, soprattutto, freddezza sotto porta, dopodiché sarà un giocatore di livello mondiale.







