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Cambio Campo - Turco: "Il Torino è ancora senza identità e in ritardo. Gasperini può essere l'arma in più per la Roma"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 09:00Primo piano
di Marco Campanella
per Vocegiallorossa.it
fonte Redazione Vocegiallorossa - Marco Campanella

Cambio Campo - Turco: "Il Torino è ancora senza identità e in ritardo. Gasperini può essere l'arma in più per la Roma"

Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.

L’ospite di oggi è Fabrizio Turco, giornalista de La Repubblica, con il quale abbiamo parlato di Roma-Torino.

Baroni è arrivato in estate e sta ancora conoscendo l’ambiente granata. Quali sono le prime impressioni sul suo lavoro e sull’impatto che ha avuto nello spogliatoio?
"È difficile tirare le somme sul lavoro di Baroni, non solo perché è nuovo nell’ambiente, ma anche perché la squadra è stata quasi completamente rivoluzionata, con 8-9 innesti. È cambiata soprattutto la filosofia di gioco: oggi è una squadra decisamente diversa rispetto a quella guidata da Vanoli e quindi, inevitabilmente, è ancora tutto da valutare". 

Il Toro si è rinforzato molto sul mercato, perdendo però qualche pedina fondamentale come Ricci e Milinkovic-Savic. Come è cambiata la squadra granata in questi mesi? Quali sono adesso gli uomini chiave? 
"Il Torino si è rinforzato sul mercato soprattutto nella fase offensiva. L’arrivo di Simeone rappresenta un innesto importante, ma molto dipenderà da come e quando Zapata riuscirà a tornare al 100% della condizione. Non va dimenticato che parliamo di un giocatore reduce da un grave infortunio al ginocchio e da un intervento chirurgico delicato, e che oggi ha 34 anni e mezzo: sarà quindi necessario valutare i tempi con attenzione. La squadra è cambiata molto e, in avanti, è migliorata, ma resta l’enigma della difesa. Ci sono infatti diversi punti interrogativi legati alla tenuta complessiva, come si è visto non solo nelle prime uscite ufficiali, ma anche nelle amichevoli estive. In particolare, pesano i due ko consecutivi contro il Monaco, entrambi per 3-1, e i tre gol subiti dal Valencia". 

La squadra di Baroni arriva a questa partita da una bruttissima sconfitta contro l’Inter e da un pareggio con la Fiorentina. Che Toro dobbiamo aspettarci all’Olimpico?
"È un Torino in maschera, che non ha ancora mostrato un’identità ben precisa. Non sappiamo se la squadra ne abbia già una definita e, personalmente, ho dei dubbi in merito. È evidente che il Toro sia in ritardo: in ritardo di condizione, ma soprattutto di amalgama. Non dimentichiamo che Baroni ha lavorato per tutta l’estate sul 4-2-3-1, fino a metà della partita di Coppa Italia contro il Modena. Dalla ripresa di quella gara in avanti, e poi già con l’esordio in campionato a San Siro — un esordio decisamente infelice — e successivamente contro la Fiorentina, l’assetto tattico è cambiato radicalmente. Si è passati da un centrocampo a due, che non riusciva né a garantire filtro né a rifornire l’attacco, a un centrocampo a tre. È cambiato tutto, ma il lavoro è ancora in ritardo, così come l’impronta dell’allenatore e la stessa identità della squadra".

Il Torino ha obiettivi europei o l’annata sarà soprattutto di assestamento con il nuovo allenatore?
"Il Torino ha obiettivi europei: ad agosto, a settembre e, in generale, ogni anno si parla di traguardi continentali, che poi vengano realmente raggiunti o meno è un altro discorso. Il problema è che alla fine è sempre il campo a dover dare le risposte e, per riuscirci, serve un andamento completamente diverso rispetto a quello degli ultimi anni della gestione Cairo. Va detto che parlare di assestamento con il nuovo allenatore è piuttosto complicato. Negli ultimi tre anni, infatti, si sono avvicendati tre tecnici: da Juric a Vanoli, fino ad arrivare oggi a Baroni. Altro che assestamento: qui si cambia continuamente, e questi continui stravolgimenti non aiutano certo a dare stabilità alla squadra. Non va poi dimenticato che il Torino, negli ultimi vent’anni di gestione Cairo, ha cambiato la bellezza di 327 giocatori. Un dato che dà l’idea di quanto tutto sia stato legato più all’improvvisazione che a una strategia pianificata e portata avanti nel corso degli anni".

La sosta per le nazionali ha inciso sulla preparazione granata? Ci sono rientri importanti o situazioni di stanchezza da valutare?
"La sosta per le nazionali ha inciso in maniera positiva, soprattutto per alcuni giocatori che hanno avuto la possibilità di trovare continuità. Un nome su tutti è quello di Che Adams, che aveva giocato molto poco nelle prime due giornate di campionato. L’attaccante è andato anche a segno nella prima delle due partite con la Scozia ed è tornato sicuramente carico, con la voglia di ritagliarsi uno spazio maggiore rispetto a quello che Baroni gli ha concesso finora. Ci sono però anche situazioni di stanchezza da valutare, in particolare quella di Maripan, vero perno della difesa granata, che finora è sembrata piuttosto ballerina. Il difensore cileno è stato uno degli ultimi a rientrare dalla lunga trasferta sudamericana, ma il suo recupero appare fondamentale. Credo comunque che riuscirà a tornare in tempo per essere disponibile domenica all’ora di pranzo all’Olimpico".

Come giudichi la nuova Roma di Gian Piero Gasperini? Secondo te, può essere una concorrente per la qualificazione in Champions League?
"È una delle squadre che quest’anno, secondo me, affascina maggiormente, sicuramente per una campagna acquisti che mi sembra molto mirata a obiettivi ben precisi e determinati, con alcune curiosità personali. Ci sono giocatori che mi incuriosiscono in modo particolare: su tutti Ferguson, che ha vent’anni, un’esperienza già importante ed è certamente un profilo da scoprire. Sono molto curioso di vederlo all’opera. Ovviamente, però, la grande svolta della Roma è in panchina. Ranieri lo scorso anno ha fatto un lavoro meraviglioso, ma il fatto di ripartire da subito con Gasperini significa che la Roma punta in alto e che può essere una seria concorrente per la qualificazione in Champions League. L’andamento delle prime due partite sembra confermare questa ambizione: due vittorie magari risicate nel punteggio, ma perfettamente coerenti con la filosofia di Gasperini, un allenatore che ha sempre puntato a un gioco finalizzato al risultato. Credo davvero che Gasperini possa essere l’arma in più per portare la Roma dove merita, ovvero quantomeno in Champions League".