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De Rossi: "In Italia stadi che cadono a pezzi e squadre inguardabili. Sogno di allenare il Boca"
"In Italia abbiamo stadi che cadono a pezzi e squadre che non si possono vedere per quanto giocano male". Lo ha detto Daniele De Rossi in un'intervista a ESPN. La leggenda giallorossa ha parlato anche del calcio argentino e del suo futuro da allenatore: "Pensavo che l'Argentina fosse molto più indietro, sia tatticamente che tecnicamente, ma anche nelle strutture. Invece ho trovato tutto molto dignitoso. Ora sto studiando e la mia prima esperienza sarà in Europa. Ma se dovessi attraversare l'Oceano sarebbe solo per allenare il Boca. Mi piacerebbe davvero molto. Se non fosse stato per la pandemia, avrei già il patentino".
I modelli: "Tutti mi hanno lasciato cose importanti. Quello che però mi ha fatto innamorare in campo è stato Luis Enrique. Lui mi ha insegnato a gestire il gruppo, a rispettare l'allenatore e i compagni. Poi ho passato anni bellissimi con Spalletti e Conte, che sono fenomeni in panchina".
La scomparsa di Maradona: "Penso che l'abbiamo presa tutti allo stesso modo. Chi lo conosceva, i suoi amici, chi condivideva le cose con lui, è rimasto molto più ferito di noi. Quando mi hanno chiamato dicendomi fosse morto ho pensato non fosse vero".
L'esperienza al Boca: "Mi manca il Boca, mi manca l’Argentina. Ho adorato tutto, mi sono divertito ogni minuto. Non ho lasciato il ricordo che avrei voluto lasciare e questo mi fa male. Sono arrivato senza una preparazione e volevo giocare come se avessi 27 anni. Volevo essere subito pronto ma dopo il primo infortunio ho provato a tornare velocemente e mi sono infortunato di nuovo. Mi hanno offerto di continuare ancora qualche mese, parlai con Riquelme: gli spiegai la mia situazione, c'erano questioni private. Lo hanno capito e rispettato, la mia famiglia aveva bisogno di me e ho dovuto scegliere. Ho parlato due volte con Roman, la sua visione del calcio è simile alla mia. Ero sicuro che avrebbe fatto una gran lavoro. Mi ha lasciato una buona impressione e hanno fatto una grande stagione, non pensavo che il River avrebbe perso punti e che perdesse il campionato. Vorrei tornare come allenatore al Boca, ma è presto per pensarci".
I modelli: "Tutti mi hanno lasciato cose importanti. Quello che però mi ha fatto innamorare in campo è stato Luis Enrique. Lui mi ha insegnato a gestire il gruppo, a rispettare l'allenatore e i compagni. Poi ho passato anni bellissimi con Spalletti e Conte, che sono fenomeni in panchina".
La scomparsa di Maradona: "Penso che l'abbiamo presa tutti allo stesso modo. Chi lo conosceva, i suoi amici, chi condivideva le cose con lui, è rimasto molto più ferito di noi. Quando mi hanno chiamato dicendomi fosse morto ho pensato non fosse vero".
L'esperienza al Boca: "Mi manca il Boca, mi manca l’Argentina. Ho adorato tutto, mi sono divertito ogni minuto. Non ho lasciato il ricordo che avrei voluto lasciare e questo mi fa male. Sono arrivato senza una preparazione e volevo giocare come se avessi 27 anni. Volevo essere subito pronto ma dopo il primo infortunio ho provato a tornare velocemente e mi sono infortunato di nuovo. Mi hanno offerto di continuare ancora qualche mese, parlai con Riquelme: gli spiegai la mia situazione, c'erano questioni private. Lo hanno capito e rispettato, la mia famiglia aveva bisogno di me e ho dovuto scegliere. Ho parlato due volte con Roman, la sua visione del calcio è simile alla mia. Ero sicuro che avrebbe fatto una gran lavoro. Mi ha lasciato una buona impressione e hanno fatto una grande stagione, non pensavo che il River avrebbe perso punti e che perdesse il campionato. Vorrei tornare come allenatore al Boca, ma è presto per pensarci".
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