Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / sampdoria / Storie di Calcio
Juve, Samp, Vialli, il fratello Dario: la parabola di Ivano BonettiTUTTO mercato WEB
ieri alle 20:50Storie di Calcio
di TMWRadio Redazione

Juve, Samp, Vialli, il fratello Dario: la parabola di Ivano Bonetti

Una famiglia che il calcio ce l'ha nel sangue quella di Ivano Bonetti. Suo padre Aldo ha giocato nel Brescia prima della seconda guerra mondiale, il fratello Mario e l'altro fratello Dario sono stati calciatori. Ma il classe '64 è sicuramente stato il più titolato.

Il suo esordio nella squadra della sua città, il Brescia, per passare in seguito a Genoa e Juventus, dove nella stagione 1985-1986 vince Scudetto e Coppa Intercontinentale. Dopo le esperienze con Atalanta, Bologna e Sampdoria, con cui vince il suo secondo Scudetto, e un breve ritorno al Brescia, nel 1995 firma per il Grimsby Town, diventando primo straniero in squadra. Poi le esperienze al Crystal Palace, di nuovo al Genoa e infine al Dundee, con cui chiuse la carriera nel 2002. E Ivano Bonetti si è raccontato a TMW Radio a Storie di Calcio: "Ho avuto la fortuna di giocare in squadre blasonate e giocare con campioni. E' stata un'esperienza che mi ha forgiato il carattere. Ho sempre avuto una mentalità vincente, battagliera, ho girato parecchio andando anche all'estero. Il punto di svolta? Ci sono stati diversi momenti chiave. Quando sono andato alla Juve nel 1984, la Samp mi aveva già acquistato ma poi il Genoa mi mandò dall'altra parte. Poi quando dalla Juve andai all'Atalanta, ho preferito ripartire da una provinciale perché alla Juve era difficile trovare spazio. E lì mi sono rilanciato, passando poi qualche anno dopo alla Sampdoria, che era nel mio destino".

Tornando all'esperienza alla Juventus ha confessato: "La fortuna è stata di andare a giocare con tanti campioni. E' difficile trovare oggi persone di quello spessore. Scirea aveva una classe infinita e te lo trasmetteva nella sua semplicità. Capivi cosa vuol dire essere alla Juve. Ma anche l'Avvocato aveva una semplicità enorme, oltre a un'intelligenza superiore alla media. Per un giovane arrivare in un ambiente così è come farsi un vaccino che mi sono portato dietro per sempre. Platini era un genio, lo vorrei vedere con il calcio di oggi, sarebbe stato ancor più fenomenale. I suoi lanci erano incredibili, mi ricordo una volte ne fece uno a me da 50 metri. Era un fenomeno in campo ma un genio anche fuori".

Mentre sul fratello Dario: "Mi ha sempre tutelato, è stata la mia guida. Quando ho iniziato a giocare, la prima partita ufficiale fu un'amichevole contro la sua Roma e vincemmo 1-0 facendomi un fallo da rigore. E vincemmo. E' stato sempre un punto di riferimento. E poi abbiamo anche giocato insieme...L'ho consolato dopo lo Scudetto perso con la Roma? Sì. In settimana mi era arrivata la bandiera della Roma con lo Scudetto, mi è dispiaciuto per lui perché fece un anno strepitoso, tanto che po iandò al Milan di Berlusconi".


Ivano Bonetti che poi ha raccontato il rapporto con due mister in particolare, Mondonico e Maifredi: "Mondonico mi ha piazzato sulla fascia sinistra e facevo l'attaccante esterno. Mi ha fatto crescere, era un vero gestore e sdrammatizzava sempre. Mi ha trattato da giocatore vero, importante, non da giovane. Maifredi è il primo a cambiarmi veramente il ruolo. Lui faceva un 4-3-3 molto organizzato, si faceva una zona pura e lo facevo da mezzala. Avevo il compito di recuperare palla pressando, e fu merito suo questo cambio. E' stato un grande tecnico, è arrivato alla Juve troppo presto, doveva solo avere più pazienza e fare qualcosa di meno". E tra l'altro poteva tornare alla Juve, ma non andò così: "Un rimpianto? Sì, perché stava nascendo un'altra Juve vincente. Mi voleva il Trap, alla Samp stavo divinamente e con Eriksson speravo di ritornare nel mio ruolo iniziale. Ci furono un po' di cambiamenti e tornare alla Juve mi sarebbe anche piaciuto, ma ero già in una grande squadra. Venivo da una finale Champions e non l'ho patito troppo questo mancato passaggio".

Non poteva mancare un pensiero su Gianluca Vialli: "Eravamo molto legati. E' uno dei pochi che nomina nel suo libro e ha azzeccato tutto nella descrizione. Lui mi ha veramente capito, per me è ancora un grande amico perché me lo sento sempre vicino. Mi ricordo una volta, eravamo prima della partita spareggio con la Stella Rossa, la mattina ci avevano minacciato con pistole, coltelli, ci stavamo cambiando per andare in campo e nello spogliatoio c'era solo silenzio. Vialli mi disse che c'era troppo silenzio e allora gli dissi che magari potevo cantare. Lui doveva venirmi dietro e così iniziai, e alla fine tutta la squadra cominciò a cantare. E alla fine vincemmo 3-1 e mettemmo le basi per arrivare in finale. Mi ricordo poi il primo anno nella Samp, con Caricola vivevamo nello stesso piano. Eravamo amicissimi e prima di un derby Genoa-Samp uscì che noi vivevamo insieme, quindi dopo il derby cominciò a fischiarmi senza motivo. E andò avanti fino ai quarti di finale di Coppa Italia. Vialli ruppe il silenzio stampa e lui mi difese davanti alla stampa. E la sera la Curva mi fece una coreografia, schierandosi con Vialli. Io ero abbastanza agitato e prima della partita cominciai a bere un mini-whiskey. Vialli mi vide e mi disse 'ma che fai!?' ma io gli dissi 'bomber vedrai come corro con questo'. Morale della favola feci un gran gol nella ripresa, poi anche Vialli prima di giocare ne volle un po'".

Infine sul rimpianto di quella Coppa dei Campioni persa con la Samp: "La delusione è stata grande. Era una partita che il primo che faceva gol vinceva, avemmo diverse occasioni, ma anche loro. Il rammarico è che se avessimo vinto la Coppa dopo lo Scudetto saremmo passati ancor di più alla storia. E forse si sarebbe aperto un altro ciclo diverso".