
Grosso: “Sassuolo, promozione speciale. Ora serve lucidità per affrontare la A”
Fabio Grosso, tecnico del Sassuolo, ha raccontato al Corriere dello Sport la stagione appena conclusa, culminata con la promozione in Serie A conquistata con grande anticipo. Un traguardo che ha il sapore della rinascita, collettiva e personale.
Partiamo dalla fine: promozione in tasca già da aprile. Se lo aspettava?
"Ci speravamo, ovviamente, ma sarebbe disonesto dire che me l’aspettavo in questi tempi così rapidi. Non siamo partiti benissimo, le prime giornate sono state complicate, poi però abbiamo trovato la nostra identità. È stato un percorso bellissimo. Ogni giorno, lavorare in questo centro sportivo con un gruppo così ricettivo è stato un privilegio. Abbiamo costruito tutto con passione, dedizione e la voglia di esprimere le nostre qualità. Dopo qualche inciampo iniziale, siamo riusciti a crescere e a imporci. Ce l’abbiamo fatta, e con largo anticipo".
Un traguardo costruito insieme.
"Sì, il merito è davvero di tutti. Dai leader dello spogliatoio, come Domenico Berardi, ai più giovani. Penso, ad esempio, a Lipani, un 2005, che si è fatto trovare pronto in una gara cruciale contro il Cosenza. Ognuno ha fatto la propria parte, e questo ha fatto la differenza".
Che differenze ha trovato rispetto alla promozione conquistata con il Frosinone?
"Direi che è cambiato quasi tutto. Il contesto, i giocatori, e anche io come allenatore. Sto cercando di smussare certi lati del mio carattere, quegli spigoli che a volte rischiano di ferire chi mi è vicino. Al Frosinone era un progetto partito quasi in sordina, con tanti ragazzi e una crescita graduale culminata nel finale. Qui, invece, le aspettative erano alte sin da subito. Avevamo giocatori che in Serie A ci hanno giocato e brillato, come Berardi. La sfida era tornare subito su, e non è mai semplice. Ma è stato determinante il giusto equilibrio tra esperienza e gioventù".
Il mix giusto, insomma.
"Assolutamente. I calciatori più esperti sono stati fondamentali. Non solo per il talento, ma per il modo in cui si sono messi a disposizione. Hanno lavorato con serietà, dando l’esempio, e per un allenatore questo è oro puro".
Ora testa al futuro. Che programmi avete per la prossima stagione?
"Siamo ancora in fase di analisi. Stiamo valutando tutto con attenzione: il livello della categoria, le risorse a disposizione, le aspettative del club e la forza degli avversari. Sappiamo che ci aspettano difficoltà enormi, perché la Serie A è un campionato di altissimo livello. Ma c’è una cosa che mi dà fiducia: la solidità della società. So di poter contare su un ambiente serio, con cui affrontare questa nuova sfida con lucidità e determinazione".
Partiamo dalla fine: promozione in tasca già da aprile. Se lo aspettava?
"Ci speravamo, ovviamente, ma sarebbe disonesto dire che me l’aspettavo in questi tempi così rapidi. Non siamo partiti benissimo, le prime giornate sono state complicate, poi però abbiamo trovato la nostra identità. È stato un percorso bellissimo. Ogni giorno, lavorare in questo centro sportivo con un gruppo così ricettivo è stato un privilegio. Abbiamo costruito tutto con passione, dedizione e la voglia di esprimere le nostre qualità. Dopo qualche inciampo iniziale, siamo riusciti a crescere e a imporci. Ce l’abbiamo fatta, e con largo anticipo".
Un traguardo costruito insieme.
"Sì, il merito è davvero di tutti. Dai leader dello spogliatoio, come Domenico Berardi, ai più giovani. Penso, ad esempio, a Lipani, un 2005, che si è fatto trovare pronto in una gara cruciale contro il Cosenza. Ognuno ha fatto la propria parte, e questo ha fatto la differenza".
Che differenze ha trovato rispetto alla promozione conquistata con il Frosinone?
"Direi che è cambiato quasi tutto. Il contesto, i giocatori, e anche io come allenatore. Sto cercando di smussare certi lati del mio carattere, quegli spigoli che a volte rischiano di ferire chi mi è vicino. Al Frosinone era un progetto partito quasi in sordina, con tanti ragazzi e una crescita graduale culminata nel finale. Qui, invece, le aspettative erano alte sin da subito. Avevamo giocatori che in Serie A ci hanno giocato e brillato, come Berardi. La sfida era tornare subito su, e non è mai semplice. Ma è stato determinante il giusto equilibrio tra esperienza e gioventù".
Il mix giusto, insomma.
"Assolutamente. I calciatori più esperti sono stati fondamentali. Non solo per il talento, ma per il modo in cui si sono messi a disposizione. Hanno lavorato con serietà, dando l’esempio, e per un allenatore questo è oro puro".
Ora testa al futuro. Che programmi avete per la prossima stagione?
"Siamo ancora in fase di analisi. Stiamo valutando tutto con attenzione: il livello della categoria, le risorse a disposizione, le aspettative del club e la forza degli avversari. Sappiamo che ci aspettano difficoltà enormi, perché la Serie A è un campionato di altissimo livello. Ma c’è una cosa che mi dà fiducia: la solidità della società. So di poter contare su un ambiente serio, con cui affrontare questa nuova sfida con lucidità e determinazione".
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