
Pescara in Serie B! Dalla A alle contestazioni più pesanti: la rivincita di Sebastiani
Nel calcio odierno esistono due tipologie di presidenti/proprietari. Da una parte ci sono quelli che rientrano nella categoria dei manager (la maggioranza): imprenditori che si sono avvicinati al pallone con l’intento di trasformarlo in un volano per guadagni collaterali, attraverso la realizzazione di nuovi stadi, centri sportivi o operazioni immobiliari.
Dall’altra parte, invece, troviamo quei “numeri uno” legati visceralmente alla squadra, mossi da una passione autentica e non da interessi economici. Una specie ormai quasi estinta.
Uno degli ultimi rappresentanti è senza dubbio Daniele Sebastiani, timoniere del Pescara, appena tornato in Serie B dopo quattro anni di assenza.
Sessant’anni compiuti lo scorso 13 febbraio, il numero uno del Delfino è riuscito, nei suoi 14 anni alla guida del club, a resistere al bello e al cattivo tempo.
Dall’esaltazione per le due promozioni in Serie A conquistate sul campo — la prima delle quali, a vent’anni dall’ultima, con Zeman in panchina e un trio di futuri campioni come Ciro Immobile, Lorenzo Insigne e Marco Verratti — fino alla pesante contestazione seguita alla retrocessione in Serie C nel 2021.
Nonostante tutto — comprese le pressioni e i “consigli” a farsi da parte di fronte all’ennesima protesta del popolo biancazzurro — Sebastiani è andato avanti. Ha cercato nuovi soci, ha provato a rafforzare la società, ma non ha mai abbandonato un club che per lui non è mai stato solo un affare.
E alla fine, in qualche modo, il campo lo ha ripagato.
Non è la Serie A, è vero. Ma prima che qualcuno lo etichetti (di nuovo) come un presidente inadeguato alle ambizioni di una piazza come Pescara, è giusto riconoscerlo: questa Serie B, Sebastiani se l’è meritata tutta.
Dall’altra parte, invece, troviamo quei “numeri uno” legati visceralmente alla squadra, mossi da una passione autentica e non da interessi economici. Una specie ormai quasi estinta.
Uno degli ultimi rappresentanti è senza dubbio Daniele Sebastiani, timoniere del Pescara, appena tornato in Serie B dopo quattro anni di assenza.
Sessant’anni compiuti lo scorso 13 febbraio, il numero uno del Delfino è riuscito, nei suoi 14 anni alla guida del club, a resistere al bello e al cattivo tempo.
Dall’esaltazione per le due promozioni in Serie A conquistate sul campo — la prima delle quali, a vent’anni dall’ultima, con Zeman in panchina e un trio di futuri campioni come Ciro Immobile, Lorenzo Insigne e Marco Verratti — fino alla pesante contestazione seguita alla retrocessione in Serie C nel 2021.
Nonostante tutto — comprese le pressioni e i “consigli” a farsi da parte di fronte all’ennesima protesta del popolo biancazzurro — Sebastiani è andato avanti. Ha cercato nuovi soci, ha provato a rafforzare la società, ma non ha mai abbandonato un club che per lui non è mai stato solo un affare.
E alla fine, in qualche modo, il campo lo ha ripagato.
Non è la Serie A, è vero. Ma prima che qualcuno lo etichetti (di nuovo) come un presidente inadeguato alle ambizioni di una piazza come Pescara, è giusto riconoscerlo: questa Serie B, Sebastiani se l’è meritata tutta.
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