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DOPO L'ESTATE DEI RICORSI, ECCO L'AUTUNNO DEI RINVII: SERVIREBBE IL CORAGGIO DI FERMARSI. NON ABBIAMO BISOGNO DI UN ALTRO 29 GENNAIOTUTTO mercato WEB
venerdì 21 settembre 2018, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia
per Tuttoc.com

DOPO L'ESTATE DEI RICORSI, ECCO L'AUTUNNO DEI RINVII: SERVIREBBE IL CORAGGIO DI FERMARSI. NON ABBIAMO BISOGNO DI UN ALTRO 29 GENNAIO

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com

Servirebbe il coraggio di fermarsi. Dire che abbiamo sbagliato tutto, che si è scherzato e che si riparte da zero. Servirebbe un coraggio che nessuno avrà, perché come dicevamo lo show must go on, sempre e comunque. L’appello a chi di dovere, affinché non ci si dovesse appassionare ai cavilli, è rimasto inascoltato: siamo ancora qui a discutere di istanze cautelari, udienze, sentenze. E soprattutto rinvii: chi aspettava il 21 settembre come nuova data spartiacque è rimasto deluso, bisogna aspettare ancora. Nel frattempo la Serie A va avanti come se nulla fosse, la Serie B continua a giocare a 19, l’Entella è nel limbo e in Serie C le partite vengono rinviate in attesa di una decisione che non sapremo se arriverà mai.

Non ci speriamo più: l’abbiamo chiamata l’estate dei ricorsi. Oggi inizia l’autunno e siamo ancora allo stadio del ricorso, mica della sentenza. È la certificazione che la giustizia sportiva è un fallimento su tutti i fronti: è stata introdotta come canale alternativo rispetto a quella ordinaria perché desse certezza sui tempi rapidi delle decisioni. In questo momento, di certezze ne abbiamo poche o nessuna. La riammissione dell’Entella, e il prevedibile ripristino del format del campionato di Serie B (a quel punto chissà se a 20, 22, 23, 24, addirittura 25 squadre: è un po’ come la tombola) arrivano a tempi che definire scaduti sarebbe un eufemismo. La strada, ora, è tutto fuorché segnata: il Collegio di Garanzia del CONI, tra i principali responsabili di questo slittamento dei tempi (sante ferie), ha già scritto nella sentenza sul caso Frosinone-Palermo di non poter intervenire su situazioni cristallizzate. Dal punto di vista organizzativo, riportare l’Entella in B sarebbe anche facile e non pregiudicherebbe gli interessi di nessuno, ma il campionato cadetto è iniziato e soprattutto gli stessi liguri hanno già giocato una partita di Sere C, anche se hanno ottenuto il rinvio delle prossime.


Riammetterli in B, per quanto giusto e forse inevitabile, contraddirebbe la stessa giurisprudenza del CONI, che in un caso direbbe dritto e nell’altro risponderebbe storto. Manca un filo conduttore, se non quello dell’incoerenza, nelle decisioni di questa estate. La stessa vicenda del Cesena è paradossale: il club emiliano, che nel frattempo come ben sapete non esiste più, è penalizzato con un -15 sulla stagione 2017/2018. Era inevitabile che andasse così, è patetico che non sia stato detto chiaramente sin da subito. Per le stesse operazioni, però, in Serie A abbiamo il Chievo penalizzato con un -3  sulla stagione 2018/2019. È una giustizia bipolare, che cambia il proprio verdetto a seconda del momento e del destinatario. L’intervento del TAR, poi, anziché semplificare ha complicato le cose: la portata della vicenda non è stata ancora compresa. E non è ancora chiaro quanto sia torbida la storia che stiamo raccontando: ero a Valencia per seguire la sfida della Juventus in Champions, dei colleghi spagnoli mi hanno chiesto cosa diamine stesse succedendo tra Serie B e Serie C. Ho provato ad abbozzare una risposta, poi mi sono arreso: non ci avrebbero capito niente, e forse non ci abbiamo capito niente neanche da queste parti. Come andrà a finire? È già scritto, è dietro l’angolo la salomonica decisione della B a 20 con l’Entella dentro, semplice come dicevamo a livello organizzativo perché basta far giocare i liguri contro la squadra che dovrebbe riposare. Giusta per i liguri, mica tanto per tutte le altre, qualunque esse siano (il presidente Frattini ha fatto capire di essere favorevole alla soluzione che favorirebbe Ternana e Pro Vercelli rispetto a Novara e Catania, ma non sarà tra chi dovrà decidere).

Cosa dovrebbe succedere? Ci si dovrebbe fermare. Chi di dovere si dovrebbe dimettere, perché non è possibile vivere un’estate del genere senza che nessuno se ne assuma la responsabilità, coi campionati dovremmo dire: bello tutto, ma abbiamo scherzato. Ora li fermiamo, sistemiamo tutte le situazioni pendenti e poi si riparte. Non succederà, ovvio: di dimissioni neanche l’ombra, ci terremo questi campionati iniziati male e che finiranno anche peggio, con una serie di risarcimenti economici, e il rischio che il colpo di mano pesi davvero sulla B. Nessun giudice ordinario, norme alla mano, potrebbe avallare il blocco dei ripescaggi, per come è stato portato avanti: da Novara a Catania ci si dovrà accontentare, per chi ne avrà diritto, di un bell’assegno per riparare il danno. E poi? Aspettiamo con ansia il 22 ottobre, sempre che davvero si celebreranno le elezioni per quella data e il disegno del CONI per tenere le mani su calcio non vada ancora avanti. A tal proposito, due considerazioni. La prima: è stato comprensibilmente e a più riprese chiesto l’intervento del Governo, in persona del sottosegretario Giorgetti, da ultimo su istanza delle non ripescate. Forse sarebbe e sarà necessario, di sicuro sarebbe molto rischioso, perché la FIFA si è dimostrata sempre attenta e rigorosa nel valutare le ingerenze governative sulle federazioni nazionali. La seconda: tutto nasce dal 29 gennaio. Quando il calcio ha abdicato, non ha eletto un nuovo presidente federale che gestisse la tempesta in arrivo e si è affidato al CONI. Il commissariamento ha portato, l’ho scritto diverse volte, Roberto Mancini come ct della Nazionale e le seconde squadre in Serie C. Non serviva un commissario straordinario per scegliere il primo, mentre le seconde sono state un fallimento epocale non tanto perché siano sbagliate ma perché sono state introdotte con modalità e tempi fuori dal mondo. Ora, ai risultati del commissario possiamo aggiungere l’estate più folle e incomprensibile di cui il calcio italiano abbia memoria. Il 22 ottobre, dicevamo, si celebreranno le prossime elezioni federali. Si litiga sui nomi: possiamo far finta di niente, ma è sempre una questione di nomi. Il messaggio, a quelle componenti che non amano definirsi “ribelli”, è semplice: non abbiamo bisogno di litigi sul nome del prossimo presidente federale, e non è il momento dei personalismi. Abbiamo bisogno di un nuovo presidente federale. E soprattutto abbiamo bisogno di evitare un nuovo 29 gennaio.