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IL PROTAGONISTA DELLA SETTIMANA - LO SCIVOLONE DELLE BALL GIRLS DI VICENZATUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana
domenica 23 settembre 2018, 00:00Il Punto
di Valeria Debbia
per Tuttoc.com

IL PROTAGONISTA DELLA SETTIMANA - LO SCIVOLONE DELLE BALL GIRLS DI VICENZA

Sono apparse domenica scorsa al 'Menti' in occasione del debutto stagionale del nuovo L.R. Vicenza Virtus contro il Renate ed è scoppiata subito la polemica: sono le raccattapalle in shorts, denominate 'ball girls' o meglio 'Vicenza Girls'. Seguono il modello cheerleader degli sport americani e sono una dozzina di ragazze Under 16 di una società pallavolistica locale, l'Anthea Vicenza, diventate loro malgrado il protagonista della settimana. 

L'idea di Renzo Rosso, patron del club biancorosso, poteva a tutti gli effetti essere innovativa, nella teoria: dare spazio a raccattapalle-donna aprendo una strada nuova. In pratica il loro debutto sul terreno di gioco è stato accolto con un boato e un applauso interminabile, soprattutto per il loro abbigliamento, che è poi divenuto - come oramai troppo spesso accade - un caso social. Le giovanissime erano infatti vestite con una T-shirt verde sgargiante e shorts inguinali neri: una divisa - quindi imposta e non scelta di propria volontà! - succinta, che ha creato non poche polemiche, sfociando addirittura in una correlazione col femminicidio (diciamocelo: in questo caso in modo totalmente fuori luogo!). 

Strali social sono giunti da personaggi di livello, quali Damiano Tommasi, presidente dell'AIC ("Per promuovere lo sport femminile non serve togliere centimetri ... progetto nuovo, idee retrodatate, scelta infelice"), da Katia Serra, responsabile del settore femminile dell’AIC stessa ("Quando il calcio smetterà di usare le donne come OGGETTO da esibire? Le pallavoliste non scendono in campo con la schiena scoperta!") fino all'associazione atlete al femminile Assist ("Nella prima gara del Vicenza vergognosa esibizione di minorenni in campo con canotta e shorts cortissimi come raccattapalle. A Coni, Figc e al presidente Rosso chiediamo di ritirare questa indecente iniziativa"). Dichiarazioni al vetriolo sul Corriere del Veneto da parte di Gianfranco Bardelle, presidente del CONI Veneto ("La trovo un’iniziativa inappropriata e di cattivo gusto. Anche perché un conto è un’atleta in costume per una partita di beach volley o per una gara di nuoto, un altro è portare allo stadio minorenni in abiti succinti in un contesto del tutto fuori luogo rispetto all’abbigliamento proposto"). 



Mentre la società si è affidata a un comunicato ufficiale che ha parlato di "abbigliamento indossato dalle ragazze, abitualmente utilizzato nella vita quotidiana delle teenager, ma strumentalizzato in particolare da una foto scattata dagli spalti diventata virale sui social network" e che si è scusata spiegando che "non era intenzione ledere la sensibilità del pubblico, né soprattutto esporre le ragazze a critiche così forti che non meritano, avendo partecipato con entusiasmo all’evento, in accordo con la loro società di appartenenza". Concludendo con la volontà di riproporre l'iniziativa, calibrandola meglio: "Proprio per affermare la bontà dell’iniziativa volta a promuovere la sinergia tra realtà sportive del territorio, prenderemo atto delle reazioni suscitate, nelle forme e modalità organizzative delle future partite".

Potremmo chiuderla qui, già se ne è parlato abbastanza. Ma dopo anni di "TuttoC in rosa", rubrica nata proprio per far conoscere le realtà al femminile della Lega Pro, anni di discettazioni su quanto le donne si sentissero (o meno) discriminate in un mondo maschile come quello del calcio, su quanto dovessero lottare contro il pensiero dominante e su quanto proprio un certo tipo di abbigliamento potesse portare il rischio di banalizzare una categoria intera, ci ritroviamo di fronte a minorenni (sic!) vestite (o svestite?) in quel modo (abituale per teenager? Magari in altri contesti e certamente scelto di propria volontà e non imposto dall'esterno).

Chi scrive non nasconde il suo essere una bacchettona arretrata moralista, che pur senza figli (ma con un bimbo nel cuore cui cerca di insegnare il rispetto di sé e degli altri e una cuginetta atleta di quell'età che le metterebbe la pelle d'oca pensare esibita nel 'Menti' di turno), sa con certezza che 'la malizia è negli occhi di guarda' e proprio per evitare a chi guarda di cadere nell'errore non farebbe mai (s)vestire (in certi contesti) una minorenne così. Anni di battaglie femministe riguardano la libertà delle donne, adulte e vaccinate, non giovanissime in formazione da guidare verso una piena consapevolezza di sé. I problemi saranno anche altri (sbrigativa affermazione di chi deve a tutti i costi difendere anche l'indifendibile), ma se proviamo ad educare i nostri giovani anche in queste piccole cose, magari ce ne risparmieremmo altri quando saranno più grandi.