
Marco Bellinazzo: "La crisi del Calcio, complice l'arretramento del sistema industriale nazionale"
In crisi il calcio di provincia, in 5 anni Serie B e C perdono 1,5 miliardi - Tra penalizzazioni, fallimenti e inadempienze sono decine i club in difficoltà finanziaria in un sistema che genera scarsi ricavi
Per farsi un’idea della crisi che sta attraversando il calcio italiano non bisognerebbe guardare tanto alla panchina (vuota) della Nazionale, quanto all’agonia finanziaria in cui versano numerose squadre, soprattutto quelle che vengono definite “di provincia”. Un’etichetta che un tempo puntava ad esaltare la profondità del movimento sportivo tricolore, mentre oggi più che altro evidenzia l’assenza di un bacino d’utenza e di un brand idonei a generare risorse adeguate ai business del calcio contemporaneo.
I club che si collocano nella parta medio-bassa della piramide calcistica si trovano infatti generalmente nella condizione di non produrre ricavi proporzionati ai costi. La Lega Pro nelle ultime cinque stagioni ha bruciato di media 120 milioni annui. Una perdita per i 60 club che supera i 2 milioni. I 20 club di Serie B viaggiano con un deficit medio di oltre 15 milioni all’anno. Nelle ultime cinque stagioni censite dal Report Calcio della Figc, complice anche la pandemia, il rosso cumulato degli 80 club che frequentano le due categorie è stato di circa 1,5 miliardi, contenuto solo grazie ai contributi che arrivano dalla A.
Con l’arretramento del sistema industriale nazionale gli storici il posto dei mecenati, che colmavano questi deficit strutturali in cambio di “dividendi” di carattere politico o sociale, è stato preso da investitori stranieri e fondi, chiamati a fare i conti con tornei asfittici sul fronte delle entrate, ovvero a imprenditori sportivi, quando non a veri e propri avventurieri, inclini a serrare i cordoni della borsa alle prime difficoltà. Le conseguenze di questa trasformazione quasi antropologica delle proprietà, associata a congiunture sfavorevoli e a riforme sterili, sono sotto gli occhi di tutti: default a catena, club cancellati per irregolarità amministrative, equità delle competizioni compromessa, ricorso a ripescaggi e riammissioni, controlli formali ed ex post inefficaci su solidità economica e passaggi di quote.
C0sì, mentre si assiste alle consuete battaglie di retroguardia per spartirsi i proventi generati dalle tv che trasmettono la Serie A e al calcio d’inizio del mondiale del club negli Usa, la Serie B 2024/25 deve ancora concludersi.
Complice la penalizzazione del Brescia (e la sua sparizione), la Sampdoria e la Salernitana devono ancora disputare lo spareggio (20-25 giugno). Soluzione contestata dai campani, con ricorsi alla giustizia federale, che auspicano l’allargamento del prossimo campionato cadetto a 21 team.
Nel frattempo in Serie C si fa l’appello per trovare 60 società idonee a iscriversi e magari a completare l’annata.
Nella scorsa stagione è stato un stillicidio di penalizzazioni con Taranto e Turris escluse dal torneo all’inizio di marzo. Sono stati 10 i club che hanno subito decurtazioni di punti per non aver pagato in tempo stipendi, Irpef e contributi Inps. Tra questi la Lucchese, che lo scorso 22 maggio è fallita per la quarta volta in 17 anni, la Spal che a giugno non ha trovato i soldi per reiscriversi al campionato e il Messina che ad aprile aveva perfino tentato una sottoscrizione popolare per pagare i giocatori. Sanzionati anche Triestina (appartiene al fondo Usa Lbk capital), Novara, Rimini, Ternana e Catania.
E per la prossima stagione sono già state decretate delle penalizzazioni nei confronti del Trapani, per la stessa vicenda dei crediti imposta fasulli in cui è incappato il Brescia, la Triestina che sconterà 9 punti e il Messina 14. Penalità potrebbe subire anche il Foggia, primo club che da un mese opera in amministrazione giudiziaria per via delle infiltrazioni criminali riscontrate ai danni della proprietà.
La Covisoc venerdì scorso si è pronunciata sulle domande presentate. Contro le bocciature si potrà fare ricorso entro il 17 e l’ultima parola spetterà al Consiglio Federale del 19 giugno. Il 24 giugno dovranno essere presentate le fideiussioni (da 800mila euro per la B e 700mila per la serie C, la metà per i club con un indice di liquidità dello 0,8%).
I club che si collocano nella parta medio-bassa della piramide calcistica si trovano infatti generalmente nella condizione di non produrre ricavi proporzionati ai costi. La Lega Pro nelle ultime cinque stagioni ha bruciato di media 120 milioni annui. Una perdita per i 60 club che supera i 2 milioni. I 20 club di Serie B viaggiano con un deficit medio di oltre 15 milioni all’anno. Nelle ultime cinque stagioni censite dal Report Calcio della Figc, complice anche la pandemia, il rosso cumulato degli 80 club che frequentano le due categorie è stato di circa 1,5 miliardi, contenuto solo grazie ai contributi che arrivano dalla A.
Con l’arretramento del sistema industriale nazionale gli storici il posto dei mecenati, che colmavano questi deficit strutturali in cambio di “dividendi” di carattere politico o sociale, è stato preso da investitori stranieri e fondi, chiamati a fare i conti con tornei asfittici sul fronte delle entrate, ovvero a imprenditori sportivi, quando non a veri e propri avventurieri, inclini a serrare i cordoni della borsa alle prime difficoltà. Le conseguenze di questa trasformazione quasi antropologica delle proprietà, associata a congiunture sfavorevoli e a riforme sterili, sono sotto gli occhi di tutti: default a catena, club cancellati per irregolarità amministrative, equità delle competizioni compromessa, ricorso a ripescaggi e riammissioni, controlli formali ed ex post inefficaci su solidità economica e passaggi di quote.
C0sì, mentre si assiste alle consuete battaglie di retroguardia per spartirsi i proventi generati dalle tv che trasmettono la Serie A e al calcio d’inizio del mondiale del club negli Usa, la Serie B 2024/25 deve ancora concludersi.
Complice la penalizzazione del Brescia (e la sua sparizione), la Sampdoria e la Salernitana devono ancora disputare lo spareggio (20-25 giugno). Soluzione contestata dai campani, con ricorsi alla giustizia federale, che auspicano l’allargamento del prossimo campionato cadetto a 21 team.
Nel frattempo in Serie C si fa l’appello per trovare 60 società idonee a iscriversi e magari a completare l’annata.
Nella scorsa stagione è stato un stillicidio di penalizzazioni con Taranto e Turris escluse dal torneo all’inizio di marzo. Sono stati 10 i club che hanno subito decurtazioni di punti per non aver pagato in tempo stipendi, Irpef e contributi Inps. Tra questi la Lucchese, che lo scorso 22 maggio è fallita per la quarta volta in 17 anni, la Spal che a giugno non ha trovato i soldi per reiscriversi al campionato e il Messina che ad aprile aveva perfino tentato una sottoscrizione popolare per pagare i giocatori. Sanzionati anche Triestina (appartiene al fondo Usa Lbk capital), Novara, Rimini, Ternana e Catania.
E per la prossima stagione sono già state decretate delle penalizzazioni nei confronti del Trapani, per la stessa vicenda dei crediti imposta fasulli in cui è incappato il Brescia, la Triestina che sconterà 9 punti e il Messina 14. Penalità potrebbe subire anche il Foggia, primo club che da un mese opera in amministrazione giudiziaria per via delle infiltrazioni criminali riscontrate ai danni della proprietà.
La Covisoc venerdì scorso si è pronunciata sulle domande presentate. Contro le bocciature si potrà fare ricorso entro il 17 e l’ultima parola spetterà al Consiglio Federale del 19 giugno. Il 24 giugno dovranno essere presentate le fideiussioni (da 800mila euro per la B e 700mila per la serie C, la metà per i club con un indice di liquidità dello 0,8%).
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