
Ngonge è l'uomo giusto per Baroni? Risponde l'osservatore Milito
È il tormentone delle ultime settimane in casa Toro: Cyril Ngonge, pupillo di mister Baroni che ha avuto poco fortuna in maglia Napoli. Perché il Toro punta proprio sull'ex Hellas? Torinogranata.it ha sentito Davor Milito, intermediario di mercato blogger e talent scout molto preparato sui calciatori centroeuropei
Perche proprio Ngonge?
“In primis mi sento di dire che Baroni sia alla ricerca di giocatori che con lui hanno reso molto e che comunque lui stesso ha lanciato, come lo stesso Ngonge, o Tchatchoua, Noslin e Duda, tutti in orbita Torino. In secondo luogo è un giocatore in uscita dal Napoli già da gennaio 2025, soltanto che il prezzo settw mesi fa, si aggirava attorno ai 30 milioni. Personalmente dubito che la formula di trasferimento sarebbe a titolo definitivo, bensì più probabilmente un prestito con diritto di riscatto. Si andrebbero quindi ad unire in questo eventuale acquisto una ragione tecnica ma anche morale, giocando sull'istinto di rivalsa. Inoltre magari le pressioni che ci sono a Napoli non ci sarebbero al Torino, quindi reputerei l'operazione ottimale a livello tecnico ma tenderei ad evitare una situazione Elmas 2.0.”
Un esterno da almeno 10 gol in A?
“Nel gioco moderno gli esterni sono chiamati a contribuire anche con i gol oltre che al lavoro di corsa, ecco perché stanno spopolando tutti questi esterni a piede invertito. Inizialmente anche Insigne veniva criticato perché segnava poco, quindi qualsiasi siano gli esterni che arriveranno al Torino ognuno di loro sarà chiamato a dare il proprio contributo in fase realizzativa. Analizzando bene, inoltre, negli ultimi anni esterni o trequartisti come Radonjic, Karamoh, Lazaro, Vojvoda, Praet e Miranchuk ad esempio hanno contribuito pochissimo in zona gol, dando vita un'eccessiva dipendenza dalla punta centrale. Mi sento di salvare solo Brekalo, che alla fin fine i 7 gol in stagione li ha portati a casa.”
Nel 4-2-3-1 non puoi avere solo ali pure?
“Non è che non si possano avere, ma diciamo che il gioco moderno non le contempla molto. E tutto dipende dal cambiamento del ruolo dell'attaccante. Negli anni '90/'00 tutti ci ricordiamo ad esempio la coppia Yorke-Cole del Manchester United, o centravanti come Trezeguet, Viduka, Tore-Andre Flo, Vieri, Solskjaer, Sheringham, Colymore e Morientes. Loro vivevano per l'area di rigore ed erano abilissimi nel capitalizzare puntando la porta i cross dagli esterni, i quali, giocando sulla fascia del piede forte, avevano come compito primario quello di crossare. Ora che invece va di moda, ahimé, la punta che si muove, che lega il gioco, che deve avere i piedi buoni, che deve rientrare a centrocampo e che deve aprire le difese creando spazi alle incursioni dei compagni, ecco che tali spazi sono occupati, oltre che dalle mezzali e trequartisti, anche dagli esterni a piede invertito, non più portati a crossare ma a puntare la porta. Vien da sé intuire che se un esterno a piede invertito non ha un buon numero di gol nei piedi risulti inconcludente e poco utile alla causa.”
Con esterni a piedi invertito si esaltano sovrapposizioni e incursioni come quelle di Casadei?
“Decisamente sì, perché questo fondamentale fa parte delle sue caratteristiche innate. Conta che in U21 ha giocato anche come trequartista in un 4-3-1-2- e 4-3-2-1, sebbene lui ha una doppia valenza: il saper partire da dietro mettendo in moto il motore e quella di fare da boa offensiva sfruttando la sua grande fisicità, e avere maggior fisicità in area può creare maggiori pericoli. La domanda che mi pongo con un Baroni di solito orientato ad utilizzare gli esterni a piede invertito, riguarda l'attaccante: verrà preferita una boa 'alla Massimo Coda' oppure uno che crea spazi 'alla Castellanos'?”







