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LIVE Baroni: "Lavoro e dedizione. Mercato? Tutto e subito è impossibile. Fila aperto? Ricapiterà ancora". Cairo: "Siamo al 90%, mancano 3 giocatori. No offerte per il Toro quindi vado avanti"
ieri alle 15:00Primo Piano
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Dall'inviata al Grande Torino Olimpico Elena Rossin

LIVE Baroni: "Lavoro e dedizione. Mercato? Tutto e subito è impossibile. Fila aperto? Ricapiterà ancora". Cairo: "Siamo al 90%, mancano 3 giocatori. No offerte per il Toro quindi vado avanti"

Fra poco il nuovo allenatore del Torino Marco Baroni sarà presentato ufficialmente alla stampa. Allo stadio Grande Torino Olimpico, per l’evento, è arrivato anche il presidente Urbano Cairo.

Prende la parola il presidente Urbano Cairo: "Buongiorno a tutti. E’ un piacere per me essere qui visto che sono tanti anni che non facciamo conferenze stampa e l'ultima in questa sala credo che fosse la presentazione di mister Juric, quindi parliamo di quattro anni fa. Quindi è un piacere. Immagino che abbiate un po' di domande da farmi per cui non sto a fare una grande premessa e lascio la parola al mister che vuole salutarvi visto che è qui da poche settimane. Mister a lei e poi via alle domande, grazie”.

La parola passa all'allenatore Marco Baroni:  “Intanto un benvenuto a tutti, a chi rivedo dopo il breve saluto in ritiro e un saluto agli altri con i quali non ci eravamo salutati in ritiro”.

Iniziano le domande all'allenatore.

Quali sono le premesse, gli obiettivi e la sua idea di calcio? 
”Le premesse, il lavoro. Gli obiettivi credo che li dobbiamo conquistare giorno dopo giorno. Non mi piacciono i proclami, ma il lavoro e la dedizione a questo insieme alla squadra e al mio staff. Rinnovare ogni giorno l'obiettivo è la cosa più importante perché solo attraverso il lavoro si può alzare, step dopo step, e raggiungere quello che vogliamo. Quello che la squadra deve portare, deve fare. Quando si parla della proposta di calcio io credo molto nell'emozionalità della squadra e questo per me è un valore tecnico. Voglio dire una squadra che si dedica, si dona, si batte con coraggio, voglia e partecipazione collettiva. Quello che insieme al mio staff voglio portare è questa idea di calcio”.

E’ soddisfatto del Toro che ha trovato? Considera la squadra completa o manca ancora qualcosa?
“Sono assolutamente soddisfatto dei primi giorni. Ogni giorno ci presentiamo al campo con la luce negli occhi e la voglia. L'abbiamo fatto dal primo giorno con intensità insieme a questo gruppo. Il ritiro per me è un momento importante, fondamentale perché inizi a toccare, vedere, proporre e ad avere risposte. Ci sono delle partite, come abbiamo affrontato e come andremo ad affrontare, che sono test di valutazione fondamentali, importantissimi. Sono abituato a lavorare forte sui ragazzi che ho in questo momento a disposizione e, come ben sapete, adesso anche noi allenatori abbiamo dovuto un po' adattarci e creare adattamenti ad un mercato così lungo e che poi sarà ancora aperto nonostante l'inizio del campionato. Quindi proprio per questo la mia concentrazione è rivolta all'interno del campo, del lavoro quotidiano e settimanale. Per il resto c'è un confronto quotidiano, costante con la società, il direttore e il presidente e da questo punto di vista sia io sia loro, insieme, stiamo facendo valutazioni e vedendo le opportunità che possono venire fuori”.

In quasi due mesi di Toro cosa ha capito di questa società, di questa realtà granata, anche se lei conosce Torino dal passato? E come ha visto Zapata in questo periodo?
“Parto da Zapata, è un giocatore importante e fondamentale. Sappiamo quello che ha avuto. E’ un giocatore grandissimo sotto tutti gli aspetti tanto è vero che con la testa è sempre, ed è sempre stato, dentro la squadra e aspettiamo che riporti anche il fisico. Si deve prendere il tempo necessario perché, come ho detto prima, non è un giocatore che ha bisogno di stimoli.
I primi giorni li vivo nella pienezza, nel lavoro, nella conoscenza delle persone con le quali si lavora vicino. Non parlo solo dei calciatori e del mio staff, ma di tutte le persone che si adoperano per far sì che la squadra possa lavorare. Ho trovato un ambiente di lavoro focalizzato sull'insieme. Credo molto in questa parola perché dobbiamo lavorare tutti insieme e allargo questo a tutte le componenti che lavorano per il Torino. Non vedo l'ora di conoscere, anzi di percepire questa passione perché è quello che chiedo alla mia squadra. Il primo passo che deve muovere la squadra è proprio questo perché qui a Torino si vive di passione. Il Toro, i tifosi del Toro è passione. Noi giochiamo e lavoriamo per la gente, per i nostri tifosi. Per me questo diventa importante quando parlo di questa emotività che la mia squadra deve trasferire in ogni gara, in ogni pallone e ogni giocata deve avere un'anima e ogni pallone deve avere la partecipazione collettiva. Non c'è una squadra che difende e una che attacca poiché si lavora tutti insieme. E questa parte emotiva per me è il miglior transfert che noi possiamo dare e offrire alla nostra gente”.

Com’è nata la trattativa che l’ha portata qui? Lei è molto amico di Vanoli, per caso l'ha sentito e gli ha detto qualcosa quando ha accettato la panchina del Torino?
“Parto da Paolo, abbiamo giocato insieme ed è un amico. In questo momento non ho ritenuto di sentirlo perché so benissimo che ci sono rispetti professionali. Ci sarà poi occasione e modo. Rimane identica la stima per l'amico, il professionista e per il lavoro che ha fatto.
L’arrivo al Torino è nato da una telefonata, da un interessamento, da un incontro durante il quale ho sentito e percepito le stesse motivazioni che ho io. La voglia di far bene e di partire con un passo e poi fare l'altro. La voglia di creare un percorso di crescita insieme a tutte le componenti, come vi ho detto prima”.

Ha parlato di aspetto emozionale, abbiamo visto la squadra molto vicina ai tifosi nel fare con loro selfie, autografi e lunghe sessioni in cui si è dedicata a incontrarli. E’ anche questo legame, contatto, aspetto che sta cercando in questi primi giorni?
“Come ho detto prima, noi lavoriamo per la gente. All'interno del mio lavoro mi creo piccoli obiettivi. Secondo me dobbiamo pensare anche a questo: si gioca per la gente. E quando parlo di questo è semplicemente perché il calcio è passione. Uno degli obiettivi è superare il mezzo milione di tifosi all'interno del nostro stadio. Il Torino, il Toro è passione. I tifosi del Torino hanno nel DNA la passione e quindi questo primo passo lo deve fare la squadra portando un calcio di grande partecipazione, di grande emotività e per me il darsi, il donarsi è anche questa una parte tecnica. Questa cosa aspetta alla squadra non ai tifosi del Torino”.

In linea di massima la veste tattica sarà il 4-2-3-1, che adottava già alla Lazio? Ma in ritiro ha privato anche la difesa a tre, quindi che Torino ci dobbiamo aspettare?
“Volevo vedere, come ho detto prima, cosa accadeva in questi test importanti, che sono un mezzo di valutazione straordinario, mettendoci 3-4-3 per capire dove alcuni giocatori potevano giocare meglio. Abbiamo giocato sempre in media con 5-6 ragazzi giovani all'interno della squadra e quindi ho fatto questa scelta.
Per quanto riguarderà il sistema di gioco, credo molto nel doppio esterno quindi dentro il campo ci possono essere varianti, anche se penso che i due mediani ci possano dare soluzioni offensive maggiori perché io parto sempre dal gol e poi torno indietro. Il calcio è fatto per andare a far gol e poi da lì si scende”.

Ieri Maripán ha raccontato che questa è una squadra che ha buoni giocatori, buoni tifosi e un buona società, ma forse non crede tanto in se stessa però deve pensare di poter migliorare e quindi ambire ai massimi livelli. Ha percepito questa mancanza di fiducia da parte dei giocatori?
“Io vivo nella fiducia. Per me è impensabile non trasferire la fiducia. Quindi quello che farò e che ho già iniziato a fare è proprio questo. Credo che un uomo abbia la brama di sentirsi apprezzato e quando i giocatori li fai sentire bravi ti possono sicuramente dare qualcosa in più. Io parto sempre da questo presupposto. 
Maripán è un giocatore importante e forse è ancora tosto in alcune situazioni, ma io da questo punto di vista sono sgombro, ho la testa sgombra ed è proprio per questo che in queste partite ho chiesto un atteggiamento coraggioso. Siamo andati e abbiamo giocato contro una squadra, il Monaco, che ricordiamoci ha gli ottavi di Champions addosso. Una squadra che ha giocatori straordinari, ma noi siamo andati comunque a cercare di toglierle il gioco, di aggredirla: questo è l'aspetto che cerco di trasferire alla squadra perché come vi ho detto prima si parte dal gol”.

A Prato allo Stelvio l’abbiamo sentita chiedere ai giocatori di servire il vertice e adesso ci ha confermato che si parte dal gol. Nelle amichevoli però per la squadra non è stato così semplice arrivare al gol e in certi momenti è mancato l’ultimo passaggio o il tiro in porta. Sotto questo aspetto a che punto è la squadra?
“Questo è un momento, secondo me, delicato e bellissimo perché i giocatori sono carichi di lavoro nelle gambe ed è proprio in questo momento che bisogna lavorare molto sulla mentalità ed è quello che chiedo alla squadra. La mentalità  serve nelle difficoltà quando si deve spingere ancora di più e credere ancora di più. Questo è un aspetto che miglioreremo tutti insieme con la squadra, ne sono certo. Stiamo lavorando e lavoreremo per questo principalmente”.

Come ha trovato Perr Schuurs? Il giocatore le ha dato rassicurazioni sul suo rientro?
“No. Siamo stati via parecchio e il ragazzo è rimasto qua a Torino a lavorare. Ricordo solo che il primo giorno quando ci siamo incontrati mi ha detto: “Mister io alla prima ci sono” però questo serve a far capire la volontà e la voglia che lui ha. Credo che ci sia un percorso ancora d fare che dobbiamo valutare insieme all'area medica per questo giocatore”.

Il Torino l'anno scorso ha chiuso il campionato a una ventina di punti dalla zona Europa, crede che i giocatori che sono arrivati adesso o quelli che stanno per arrivare possano colmare quel gap che c'era l'anno scorso con le prime 7 in classifica?
“Si ritorna a quello che ho detto un pochino fa. Si parte dai 44 punti e la nostra voglia, la nostra intenzione è di creare una annata dove ci sia una freccia all’in su. Questo non riguarda solo l'aspetto classifica numerico, anche se basterebbe questo. Quando parlo di in su mi riferisco anche a tutte le altre componenti e di tutte quelle altre espressioni che ci servono. Sono abituato a dire che gli obiettivi io li creo giorno per giorno nella crescita. Sarebbe sbagliato in questo momento crearsi degli obiettivi, ancora così lontani, senza passare dal lavoro. Si passa dal lavoro, dal giornaliero, dal quotidiano ed è all'interno di questo che si creano gli obiettivi con questa freccia che va all’in su”.

In ritiro ha provato più giocatori in posizioni differenti del campo anche in alcune nelle quali in passato non eravamo abituati a vederli come i mediani a piedi e così è avvenuto anche con i difensori centrali. Si è trattato solo di un modo per conoscere i giocatori o accadrà anche durante la stagione?
“L'obiettivo è cercare molta mobilità spesso anche fuori posizionale. Cerco sempre, come si dice dalle mie parti, di tenere i giocatori a casa propria per creargli un percorso nel quale possano sentirsi comodi, a loro agio. Però all'interno di questo c'è anche quell'aspetto che ho detto prima delle valutazioni. Se qualche giocatore magari è stato un pochino fuori posizione da parte mia c'è sempre stata la richiesta e dalla loro un'adesione. Io posso avere un'idea, un pensiero però poi questa cosa deve passare, filtrare e quindi a qualche giocatore ho chiesto di cambiare posizione anche per delle necessità e ho avuto massima collaborazione”.

Non ci sono più Ricci e Milinkovic che erano due capisaldi della squadra. Rivedremo magari quello che potrà dare Zapata a settembre. Il Presidente aveva detto che per il ritiro ci sarebbe stato il 90% della rosa, ma credo che manchino rinforzi in ogni reparto ed è forse per questo che lei non pone obiettivi. I tifosi si affezionano ai giocatori e agli allenatori perché ne vede i il lavoro, ma hanno scarsa fiducia nella società. E’ giusto dire che il Torino affinché non sia più debole dell’anno scorso ha bisogno ancora di un attaccante, almeno un trequartista e un terzino sinistro?
“Parto subito dalle uscite, Vanja, tra l'altro aveva una clausola, e di Ricci ero assolutamente consapevole perché la società aveva già parlato con il giocatore. Secondo me non ci sono i presupposti per tenere i giocatori quando ci sono delle opportunità per il calciatore come si sono verificate. 
Per quanto riguarda il mercato, mi riallaccio a quello che ho detto prima. Tutto e subito è impossibile, stiamo facendo un percorso di lavoro, di conoscenza sia io sia la società con la quale c'è un confronto continuo. La società sa bellissimo, perché viviamo a contatto tutti i giorni, di ciò che la squadra necessita, ma anche di quello che si può fare. Quindi da questo punto di vista perderei solo energie nel guardare fuori da quello che è l'aspetto campo e l'aspetto dei miei giocatori. Non l'ho mai fatto e non lo farò neanche qui per più motivi: uno, perché ho bisogno di tutte le energie da dedicare alla squadra. Due, siccome ho un colloquio, un confronto quotidiano con la società, mi fermo a questo e non vado oltre perché come ascoltate voi e i tifosi lo fanno anche i giocatori e io i miei giocatori non li indebolisco mai, casomai li rafforzo”.

Durante il campionato ha intenzione di aprire le porte del Filadelfia ai tifosi con una certa frequenza, magari una volta alla settimana, una volta al mese o solo poche volte all'anno?
“Come ho detto prima, il calcio è della gente. Quindi da questo punto di vista all'interno dell'apertura del campo ci sono anche tanti altri aspetti: sicurezza e tante altre cose. Ne parliamo anche con il direttore Vagnati e abbiamo già avuto una giornata di porte aperte e non escludo che questo possa avvenire di nuovo, assolutamente”.

Parlando anche con il suo preparatore dei portieri, che impatto pensa possa avere avuto il cambio del portiere sulla squadra e in particolare sulla difesa visto che in tutte le amichevoli finora disputate sono stati subiti gol pur se in porta c’erano portieri differenti?
“Intanto voglio spendere due parole anche per Vanja perché ho trovato un professionista, un ragazzo che è rimasto centrato nel lavoro, con la squadra fino all'ultimo giorno. Abbiamo investito su un nuovo profilo, certamente ci sarà da lavorare, ma è una scelta che abbiamo condiviso. Per cui lavoreremo per migliorarci e per migliorarlo. Io non sono abituato a vedere l'aspetto difensivo legato ai ruoli o ai difensori. E questa è una delle cose che la squadra sa benissimo, anche perché per tenere in campo molti giocatori offensivi bisogna attaccare e correre tutti forte per fare gol. E i primi che corrono devono essere quelli davanti, questo è certo per cui si lavora su questo”.

Ha parlato di Israel, può spendere due parole anche su Anjorin, Ismajli e Aboukhlal?
“Sì sì, assolutamente. Isma è un ragazzo che è in Italia da tanto, è un difensore, che ci darà un contributo importante sia dal punto di vista fisico e muscolare sia di grande attenzione e determinazione. Stessa cosa per Tino Anjorin, è un ragazzo che ha avuto qualche infortunio e quindi lo stiamo gestendo al meglio, per portando alla disputare 90 minuti di partita. Aboukhlal è arrivato e l'ho utilizzato subito perché aveva lavorato e aveva già giocato delle amichevoli. La stessa cosa vale per Franco, anche se poi c'è stato quel contatto e ora dovrà saltare un paio di allenamenti, ma solo preventivamente. L’unico è Ngonge che stiamo cercando di ricondizionarlo il più velocemente possibile. Sono arrivati giocatori che vogliono salire, che hanno voglia di scalare e contribuiranno molto ad alzare quella freccia. Ne sono convinto perché si parte dalla determinazione, dalla voglia, da quanto ognuno crede, porti, dà. E questi sono ragazzi che ci daranno”.

E’ arrivato in un club che a giugno ha festeggiato due scudetti giovanili con l'Under 17 e 18, questo può rappresentare un valore anche per lei e come può capitalizzare questo nel suo lavoro?
“E’ una grandissima risorsa, il Toro da sempre ha lavorato sui giovani. Ho un bellissimo ricordo, così stemperiamo un attimo la conferenza. Quando ero in Nazionale Juniores, si sta parlando di qualche anno fa (sorride, ndr), eravamo a un torneo a Cannes per disputare la finale e ho visto arrivare Francini e Bertoneri che avevano appena giocato un derby. Per me è stata una cosa bellissima perché mi ha acceso qualcosa, mi ha dato la spinta per dove volevo arrivare anch'io. La storia del Torino parla di questo e noi siamo contenti perché vuol dire che la società è aperta anche a lavorare sui giovani principalmente perché bisogna lavorare sulle idee e sullo scouting e da questo punto di vista sono appena arrivato, ma ho visto e trovato cose importanti”.

Quest'anno il campionato è subito molto competitivo e difficile, lei come si pone nei confronti di un calendario che può essere anche pericoloso e dopo 4-5 giornate quando si andrà a guardare la classifica potrebbe essere esaltante, senza fare voli pindarici, oppure no?
“Ho un modo che mi ha aiutato nel percorso della mia vita: le difficoltà le vedo come grandi opportunità, Quindi questo calendario, che non ce lo siamo scelti ma ce l'hanno dato, lo affronteremo così. Se io parlo di coraggio con la squadra, e sentirete questa parola, non posso io avere paura. Sappiamo delle difficoltà ma ce l’andremo a giocare affrontando con tutta la voglia e la determinazione, ma anche con quelle difficoltà dovute dall'essere partito da poco tempo. E’ proprio all'interno di questo che sta la bellezza della sfida, quindi l’andremo ad affrontare facendoci trovare pronti, è sicuro”.

A Prato allo Stelvio quando spostavate le porte per fare le esercitazioni tutti i giocatori insieme lo facevano, anche se sarebbero bastate meno persone. Fa parte dell’insieme di cui parlava prima?
“Sì, sì. Quando parlo di calcio partecipativo vuol dire questo. Il pallone non lo sposta un giocatore, ma la squadra. Lo difende la squadra. Si gioca palla su palla però si gioca insieme, non la gioca un giocatore solo. Non fa gol un giocatore. Non si difende la palla con un giocatore. Quindi quando si parla di “insieme” bisogna anche dare regole, valori, principi che servono proprio per essere tutti insieme”.

Ora le domande per il presidente Cairo

Come mai avete scelto Marco Baroni come allenatore?
“Baroni non lo conoscevo personalmente, se non per averlo incontrato sui campi di calcio in alcune occasioni. L’ho incontrato, Vagnati mi ha organizzato un appuntamento con lui, e mi ha fatto un'impressione veramente eccellente. Avevo seguito il suo percorso dal punto di vista dei risultati ottenuti, delle squadre allenate, del tipo di gioco e di come aveva fatto giocare i giovani e come li aveva valorizzati. Il percorso mi aveva ovviamente colpito positivamente e unito all’incontro, anch’esso molto positivo e nel quale ho visto in lui cose positive e assolutamente complementari e utili a quelli che sono gli obiettivi della nostra squadra, allora abbiamo immediatamente pensato che fosse la persona giusta per noi. Ci siamo poi rivisti ed è nato tutto”.

Tra poco festeggerà 20 anni alla presidenza del Torino, ma la scorsa stagione aveva aperto all'ipotesi di vendita del club. E’ cambiato qualcosa rispetto a quelle dichiarazioni di qualche tempo fa?
“Diciamo che io intanto ho una responsabilità per quel che riguarda tutti i tifosi del Toro, che ovviamente vogliono che la squadra vada avanti, si sviluppi e cresca. Quindi ho dato una risposta, mi pare a novembre in un evento che facemmo con RCS, a una domanda dando la disponibilità, ma da allora ad oggi non ho ricevuto da nessuno offerte per comprare il Torino e quindi evidentemente vado avanti con tutta la determinazione che serve e anzi ancora di più. Tra poco saranno 20 anni, ma comunque quello che conta per me è continuare ad impegnarmi nel Torino investendo e facendo tutto quello che serve per cercare di migliorare la squadra e la società. Poi vedremo, nel senso che non devo rimanere a vita al Toro. E’ molto importante nel momento in cui arrivasse qualcuno, che manifestasse un'intenzione seria, è importante capire che tipo di persona è. Perché molte volte si sono viste squadre, anche importanti e con un buon blasone, essere cedute nelle mani di soggetti che poi le hanno fatte andare in condizioni veramente molto negative. Se si guarda la classifica di 20-21 anni fa, si vede che nelle prime 4, 5, 6 posizioni c'erano squadre che oggi sono in condizioni ben diverse. Ecco perché è molto importante essere attenti. Il Torino che ho preso era un club che era fallito, mentre il Torino di oggi è uno dei club che negli ultimi 13 anni, anzi comincia il 14esimo campionato in Serie A, è stato al 9° posto per punti fatti. Non sarà quello che il tifoso che ha voglia di vincere e di andare in Europa desiderava, ma è un passo avanti importante rispetto a prima che arrivassi io. Infatti nei 10 anni prima 6 stagioni furono disputate in B e 4 in A e 3 volte il Toro retrocesse in 10 anni, dal 1994-95 al 2004-05. Adesso invece le cose sono un po' diverse, poi tutto è ovviamente migliorabile. Allora non c'era il Filadelfia e oggi c'è e il Robaldo tra poco ci sarà. Anzi l'11 di agosto le chiavi del Robaldo saranno andate al settore giovanile per cominciare agli allenamenti con l'Under 12, 13, 14, 15 e 16 e poi a partire da gennaio arriverà anche la Primavera. A fine dicembre primi di gennaio sarà pronta la palazzina di 2720 metri quadrati che sarà un bellissimo centro con spogliatoi, ristorante, sale riunioni, uffici, sale conferenze e quant'altro. Diciamo che qualcosa si è fatto e il settore giovanile ha prodotto risultati che mi sembrano molto positivi, non soltanto vincendo campionati, che è una cosa relativa e però evidentemente fa piacere, ma ha prodotto anche cose positive sotto tutti i punti di vista, anche quello dello sfornare giocatori che possono essere adatti a giocare nel Torino prima squadra. E poi insomma sono state fatte tante altre cose e mi sembra che siano state positive. E molti tifosi le apprezzano. Certamente qualcuno vuole di più, ma anche io voglio di più perché non mi accontento. Non lo faccio in nessuna delle mie attività e quindi ovviamente neanche col Torino. Dobbiamo anche ricordare che nel periodo in cui è arrivato il Covid, nel 2020-2021, per il Toro sono stati anni veramente molto pesanti. In quegli anni il Torino ha perso 60 milioni di euro e il calcio in Italia ha perso 1 miliardo e 400 milioni nel 2020 e altrettanto nel 2021. E il calcio non ha avuto una lira di aiuto da parte dello Stadio seppur siano mancati gli incassi derivanti dagli spettatori che non potevano venire allo stadio. Ed è mancato anche l’apporto derivante delle sponsorizzazioni, che si erano molto ridotte. E’ venuto meno anche il trading di calciatori, che è una cosa che fanno tutte le squadre per finanziarsi e per poi reinvestire e comprare ad altri giocatori. Questa è stata una cosa molto pesante. Siamo ripartiti nel triennio con Juric e abbiamo fatto, secondo me, buone cose, non magari quelle che avremmo voluto, ma negli ultimi due anni di Juric, tutte e due le volte, siamo stati in ballo e abbiamo fatto competizione per poter andare in Europa fino all'ultima giornata. Nella penultima stagione di Juric perdemmo qui con l'Inter ed eravamo allo stesso livello della Fiorentina, ma con il vantaggio dello sconto diretto. L'anno dopo arriviamo noni davanti al Napoli e purtroppo poi la Fiorentina non vinse la Conference League che ci avrebbe permesso di avere l’accesso alla coppa. Siamo partiti da una situazione molto complicata economicamente e anche sotto il profilo dei risultati sportivi infatti si era alla fine di un ciclo nel 2021 quando arrivavano 17esimi e ci salvavamo alla penultima giornata nella partita con la Lazio a Roma. Però poi riprendemmo un altro tipo di cammino, sicuramente positivo e ovviamente anche migliorabile”.

Il rinnovo del contratto di Zapata è avvenuto quando il giocatore era infortunato. Voi avete creduto in lui anche quando qualcuno pensava che tra l’infortunio e l’età potesse smettere. Ci dice il perché?
“Diciamo che Zapata ha dimostrato con noi, e prima di noi all'Atalanta e alla Sampdoria, di avere qualità incredibili. Non è soltanto un calciatore di assoluto livello, ma è anche una persona, un ragazzo, lo chiamiamo ragazzo anche se ha 34 anni ed ha figli, e un calciatore veramente di grande spessore. E’ un grande leader per la squadra, una persona veramente speciale. Quindi nel momento in cui si è fatto male e poi stava ritornando abbiamo pensato con lui e con il suo agente di allungare il contratto per dargli un segnale di grande fiducia, positività e incoraggiamento. Non ne aveva bisogno perché Zapata ha una determinazione feroce, però tutto fa e lui mi ha detto di aver molto apprezzato questo gesto”.

Rispetto al 90% della rosa completata per il ritiro mi sembra che siamo ancora un po’ indietro. Può promettere a Baroni un terzino sinistro in alternativa a Biraghi, forse anche un difensore, almeno un’ala / trequartista e un nuovo attaccante al posto di Sanabria in modo che si possa davvero alzare l’asticella, altrimenti sono parole al vento e, purtroppo, il Torino ha cambiato tanti allenatori anche forse non solo per limiti degli allenatori stessi ?
“Ho detto che avrei dato al mister il 90% della rosa per il tiro di Prato allo Stelvio, perché quello era il mio assoluto obiettivo e assoluto desiderata mio e di Vagnati. Dopodiché non siamo riusciti, perché purtroppo il mercato non lo facciamo soltanto noi, ma abbiamo anche dei interlocutori. E purtroppo le dinamiche di mercato a volte sono totalmente imprevedibili o comunque sia ingovernabili e quindi non ce l'abbiamo fatta.
Oggi, secondo me, a questo 90 per cento ci siamo, perché se uno guarda la rosa del Torino oggi ci sono tutti i titolari. In una rosa di 25 calciatori quindi due per ruolo con tre portieri e altri due che sono i quinti, al Torino mancano tre giocatori. Poi dipende, se vendi un giocatore ovviamente devi sostituirlo, però il Torino di oggi ha le coppie dappertutto, a parte per quel che riguarda il terzino sinistro e l'esterno destro, mi pare, perché a sinistra abbiamo Njie e Aboukhlal può agire da entrambe le parti, Ngonge a destra e tre attaccanti che sono Adams, Sanabria e Zapata eccetera. Oggi quindi a noi manca il terzino sinistro, un esterno, che vogliamo prendere, e poi dopo dipende da chi esce. Per cui considerando una rosa di 25 calciatori, ce ne mancano tre che poi diventano quattro se si cede qualcuno. Tre su 25 vuol dire che se non è il 90% allora è l'88% e poi abbiamo tutti i titolari. Come dice il mister, Ngonge nella settimana precedente, o dieci giorni non so esattamente quanto tempo, all'arrivo al Toro, non era andato con la squadra e quindi ha perso un po' di condizione, ma è un giocatore che la condizione la ritrova in un tempo non infinito. Sentivo dire da Zapatta che Ngonge quando si è presentato a Parto allo Stelvio volava, quindi se uno vola non è messo così male. Quindi noi oggi siamo al 90%, e ho già detto che da parte nostra c'è la volontà di fare gli interventi che ho appena detto e che abbiamo concordato con il mister e con Vagnati. Dopodiché questo non vuol dire che avendo davanti ancora un mese non si possano fare altre cose anche migliori. Ho detto in un'occasione che avrei voluto arrivare al ritiro con il 90%, ma non ce l'ho fatta: non dipende soltanto da me. Oggi ci siamo e vogliamo cercare di vedere con attenzione le opportunità perché con gli ultimi tre giocatori vogliamo fare come si è fatto prima, perché le scelte fatte sono state lungamente ponderate e meditate. Aboukhlal è stato visto da molti nostri osservatori ed è stato seguito per tutto l'anno scorso, perché lo conoscevamo, e poi è stato preso negoziando alla fine con il presidente del Tolosa. Ngonge lo conosciamo da una vita, al Verona lo ha allenato il nostro mister per 6 mesi e in quell'anno ha fatto 33 partite, 11 gol e, mi pare, 3 assist. Quindi è un giocatore che ha dato prova di sé. Poi l'anno scorso ha giocato molto poco, ma si tratta di un giocatore del 2000 e quindi ha tutta la possibilità di fare bene. Ho letto da più parti, anche sul vostro giornale, che il riscatto di Ngonge sarebbe a 18 milioni però non è vero perché è a 16 milioni. Sembra che uno lo ponga ai livelli per cui è iriscattabile, ma 16 milioni sono diversi da 18 e poi evidentemente dipende da quello che lui farà. In lui abbiamo ovviamente molta fiducia. Da questo punto di vista tranquillamente confermo le cose che ho detto e quello che con Vagnti più volte abbiamo detto al mister.
Quanto agli allenatori, nell'ultimo periodo, considerando dal 2011 ad oggi, ho tenuto Ventura 5 anni, e con lui abbiamo tenuto un grande rapporto perché abbiamo fatto 5 anni veramente bene. Ho tenuto il povero Sinisa, con cui siamo rimasti anche dopo l'esonero comunque in grandi rapporti, un anno e mezzo. Ho tenuto Mazzari due anni e non l'ho esonerato io perché lui, dopo la bruttissima partita a Lecce, mi chiese di andare via e io lo accontentai perché avevo capito che per lui era un momento difficile e non ce la faceva più. Allora l'ho sostituito con Moreno Longo, perché un allenatore dovevo averlo. Dopodiché l'anno dopo abbiamo preso Giampaolo e non è andata bene. E’ stato l'unico esonero in corso d'anno che abbiamo fatto oltre a Mihajlovic, perché quello di Mazzari lo considero una sua dimissione. E Giampaolo l'abbiamo sostituito con Nicola, che ha fatto bene e ci siamo salvati. Poi c’è stato Juric che ha fatto con noi tre anni e ancora oggi mi scrive dicendomi che ha fatto tre anni in cui all'inizio si era lamentato, ma poi che sono stato un presidente perfetto. E siamo a sette allenatori. Otto con Vanoli nell'annata scorsa che ha avuto luci e ombre, alti e bassi e che è terminata, purtroppo, molto molto male ed è a quel punto che abbiamo cambiato allenatore prendendo Marco Baroni. Baroni è il nono. In undici anni sono nove allenatori e due soli esoneri in quattordici anni.
Ti segnalo, se vogliamo parlare anche di Presidenti, che nei vent’anni prima che arrivassi il Torino ha avuto sette Presidenti diversi. Se si va a ritroso dl 2004-2005 al 1984-85 ci sono stati Sergio Rossi, che se ne andò, Gerbi e De Finis, Borsano, Goverani, Calleri, i genovesi, Cimminelli: sette in vent'anni”. 

Ha seriamente l’intenzione di valutare l’acquisizione dello stadio Grande Torino? E con quale spirito, quello di rendere il Torino più forte in caso di vendita o per creare qualche cosa con lo stadio di proprietà come hanno fatto altre società di calcio perché i tifosi e non solo fanno fatica a capire quali siano i suoi obiettivi?
“Lo stadio è un'opportunità, ovviamente. Ci siamo sentiti con il Sindaco e abbiamo programmato l'incontro immediatamente dopo la pausa estiva, dopo agosto perché è difficile vendersi in agosto. Ma certamente in settembre ci vedremo. L'obiettivo di prendere lo stadio è legato allo sviluppo delle strutture del Torino e non c'è nessun secondo fine e nessuna motivazione legata ad una vendita. E’ semplicemente la voglia di prendere uno stadio a Torino, se ci saranno le condizioni. Ne parleremo con il Sindaco quanto prima e questo è il motivo, né più né meno. Credo che il Sindaco sappia bene che così come nel 2003 venne dato lo stadio al Torino e anche alla Juventus e ci fu addirittura una delibera che riportava “uno stadio, una squadra, uguali condizioni”, così mi dice sempre Bellino che allora gravitava nel mondo del Comune. Quindi io mi aspetto che per quel che riguarda il nostro Olimpico Grande Torino ci siano condizioni simili a quelle che ha avuto la Juve, né più né meno”.

Prima ci ha ricordato delle difficoltà che ci possono essere sul mercato, ma allo stato attuale, secondo lei, qual è oggi il potenziale della squadra?
“Dovete chiederlo al mister. Io non faccio l'allenatore, faccio il presidente”.

Però è il presidente.
“Guarda, io ho imparato che è meglio non fare proclami. E’ evidente che se uno è qui e dedica tanto tempo al Toro è ovvio che lo faccio perché ho delle ambizioni. E chiaramente l'ambizione è quella di fare bene. Dopodiché per quel che riguarda la squadra, il potenziale, cosa faremo eccetera non voglio mettermi a fare tipo di considerazioni perché non ne ho neanche la competenza. Abbiamo il mister, Vagnati e Moretti che certamente hanno molta più competenza di me essendo stati giocatori. Baroni allenatore di livello qualitativamente alto, direttore sportivo e aiuto direttore sportivo sono loro che ne sanno molto più di me”.

Non le chiedevo gli obiettivi o cosa …
“Ma io ti ho risposto. Scusami, la mia risposta è questa e non è che adesso devo ...”.

Una precisazione su quello che diceva prima rispetto ai giocatori che mancano, lei parlava di tre giocatori quindi un terzino sinistro, un esterno destro,  ma quindi anche un attaccante, al di là di tutte le partenze?
“Non ho detto l'attaccante”.

Quindi il terzo è …
“Carta coperta”.

Per cui sono quattro se uno degli attaccanti attuali va via?
“Ho detto che ne mancano tre, dopodiché se esce qualcuno si può fare un intervento per prendere un altro giocatore. Poi dipende dove esce, no? Perché per dire in questo momento a centrocampo abbiamo sei giocatori, Anjorin, Ricci, no Ricci voglio bene a Samuele, Ilic, Casadei, Gineitis, Tameze e Ilkhan, è evidente che non è che... Mentre invece in difesa abbiamo quattro difensori centrali, Maripán, Coco, Ismajli e Masina, quindi è chiaro che se lì ne uscisse uno dovrebbe immediatamente entrarne un altro. Biraghi, non c'è un altro sinistro, anche se in realtà ci sarebbe Lazaro che ha fatto molte volte il sinistro, ma l'obiettivo è prendere un terzino sinistro e ci stiamo lavorando con Vagnati. Dall'altra parte abbiamo Dembélé, Pedersen e Lazaro. E poi come esterni Ngonge, Aboukhlal, Njie e Vlasic. Davanti Vlasic e teoricamente anche Ché Adams che nel 4-2-3-1 può giocare dietro la punta. Ché Adams, Zapata e oggi anche Sanaria come punte. Quindi ho detto che mancano tre giocatori. Poi se usciranno giocatori, dipende dove, sicuramente faremo intervinti per sostituirli”.

A livello di progetto in questi anni nel suo club sono state fatte ottime cessioni con grandi plusvalenze, ma per gli investimenti invece non si è fatto altrettanto e infatti nel bilancio i debiti sono diminuiti ed è arrivato anche un utile. E’ questo il percorso che sta intraprendendo per questo e per i prossimi anni di abbassare sempre di più il debito che si era formato?
“Se si considerano gli acquisti e le cessioni che abbiamo fatto dal 2020-21, allora nel 2020-21 e nel 21-22 abbiamo comprato molto di più di quanto abbiamo venduto. Nel 22-23 abbiamo riequilibrato perché abbiamo venduto Bremer, peraltro comprando Schuurs e tanti altri giocatori, ma abbiamo recuperato il gap dei primi due anni. Quindi nei primi due anni abbiamo comprato molto di più di quanto abbiamo venduto tipo una ventina di milioni in più di spese. Nell'anno in cui si vendette Bremer abbiamo pareggiato i punti. L'anno dopo abbiamo anche lì comprato di più di quanto abbiamo venduto perché praticamente fu ceduto solo Singo, che andava in scadenza di contratto e quindi non si poteva fare diversamente. L'anno scorso abbiamo riequilibrato vendendo un po' di più di quanto abbiamo comprato. Poi nei numeri che voi scrivete dovete togliere eventuali commissioni, solidarietà, eccetera. Quest’anno all’incirca, tra spese di cartellino e bonus facilissimi da raggiungere per i prestiti, abbiamo speso circa 22 milioni e ne abbiamo incassati più o meno 40. Avremo quindi questo vantaggio".

Alla luce delle ultime trattative con De Laurentiis avete ritrovato il piacere di fare affari …
“Con De Laurentiis siamo stati sempre in buonissimi rapporti”.

Dopo i due affari già fatti in questa sessione di mercato, ci sarà anche il terzo?
“Vediamo, se ci saranno delle opportunità saremo ben felici di poter fare. Avremmo fatto anche di più, sinceramente. Abbiamo avuto un'opportunità, non voglio fare nomi, di prendere due giocatori giovani molto forti sui quali avremmo investito cifre importanti, circa 5-6 milioni, però poi non è stato possibile. Cioè avremmo fatto molto di più ad oggi, ma a volte non ce la fai perché purtroppo in quel caso la società che ci aveva chiesto di comprare i giocatori a un certo punto ha cambiato idea. Però siamo qua, abbiamo un mese davanti e sicuramente cercheremo di fare il meglio andando a prendere giocatori giovani con un grande potenziale: questo è l'obiettivo. Per quel che riguarda non c'è due senza tre ed il quattro arriva da sé”.

Arriverà mai il momento in cui il Toro potrà avere la forza economica e anche un po' l'ambizione di trattenere i giocatori cosiddetti big che si elevano sopra la media degli altri?
“Allora ti dico una cosa, il Napoli, che negli ultimi tre anni ha vinto due scudetti, ha dovuto vendere K'varatskhelia e Osimhen. Non è un tema che il Torino deve vendere perché il giocatore non sta bene qui, il tema è che il mondo del calcio di oggi è totalmente cambiato e anche la grande squadra, che ha vinto due scudetti in tre anni chapeau e per questo ho fatto mille complimenti al mio amico Aurelio, ha dovuto vendere due giocatori importantissimi. K'varatskhelia a gennaio e Conte, che peraltro ha vinto lo scudetto, non era felice e adesso Osimhen. Non è un tema del Torino, ma di tutte le squadre. Tutti vendono giocatori e talvolta se non li vendono li perdono a zero. Ricordiamoci che recentemente, un paio di anni fa, Skriniar all'Inter non ha rinnovato il contratto ed è andato praticamente gratis al Paris Saint-Germain e quanti altri. Quanti giocatori venduti. Il Milan non è una grande squadra? E non ha venduto Tonali, Reijnders, Theo Hernández?  Non credo che il Milan abbia problemi a tenere giocatori”.