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tmw / atalanta / Primo Piano
Le sciarpe al cielo per Riccardo, quando il calcio insegna a tacere
Oggi alle 14:12Primo Piano
di Lorenzo Casalino
per Tuttoatalanta.com

Le sciarpe al cielo per Riccardo, quando il calcio insegna a tacere

Bergamo in silenzio per l'ultimo saluto: la Curva Nord mostra la sua anima vera

Non si misura il dolore in decibel, non si esprime il rispetto con le parole urlate, né tantomeno si dimostra l'affetto con cori assordanti. Oggi, Borgo Santa Caterina ha ricordato a tutti che il cuore degli ultrà può battere forte anche nel silenzio. Un silenzio straziante e insieme composto, che forse mai come questa volta ci ha parlato così chiaro. La Curva Nord dell'Atalanta, guidata dal Bocia Claudio Galimberti, ha accompagnato con dignità e sobrietà il giovane Riccardo Claris, strappato alla vita a soli 26 anni in una notte maledetta, nella stessa via dove si radunano migliaia di tifosi per sostenere la Dea.

Non è stata la tragedia di due tifoserie che si sfidano, ma una follia individuale, frutto di una società che troppo spesso perde il controllo su ciò che davvero conta. Riccardo non era soltanto un consulente finanziario di talento con un promettente futuro davanti, era anche un tifoso vero, un atalantino che aveva ereditato la passione per la squadra di Bergamo dal padre scomparso due anni prima. Aveva il nerazzurro nel cuore, un cuore che batteva forte nelle domeniche al Gewiss Stadium.

Proprio per questo, oggi i ragazzi della Curva hanno scelto un gesto semplice quanto potente: sciarpe nerazzurre sollevate al cielo, occhi bassi, labbra chiuse. È stato il silenzio di chi sa cosa vuol dire perdere un fratello di curva, il silenzio che nessuno avrebbe mai voluto ascoltare. Ma quel silenzio ha raccontato tutto, più di mille parole. È stata una dichiarazione di umanità, di appartenenza profonda a una comunità che sa unirsi nel momento del dolore.

Sulla bara di Riccardo, rose bianche e due maglie: quella della sua amata Atalanta e quella della Gavarnese, simboli di una vita fatta di passione e sport, interrotta troppo presto. E mentre il carro funebre avanzava lentamente, lo scenario di oggi ci ha ricordato cosa dovrebbe essere sempre lo sport: un modo per vivere insieme, per condividere emozioni, per crescere come persone.

Forse è arrivato il momento che ciascuno di noi, dentro e fuori dallo stadio, rifletta su cosa possiamo fare per evitare che storie come questa si ripetano. Perché il calcio, la vita, non si può perdere così.

E intanto, oggi, il messaggio che arriva da Bergamo è uno solo: davanti alla tragedia bisogna imparare anche a tacere, ad abbassare la voce, per ascoltare meglio il silenzio di chi non c'è più. Quel silenzio che grida rispetto, amore, dignità.

Ciao Riccardo, oggi ci hai insegnato anche questo.

© foto di video.sky.it
© foto di TuttoAtalanta.com
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