
Sportiello riparte dall’Atalanta: “Qui per vincere il mio primo trofeo”
Marco Sportiello riparte da dove tutto era cominciato. Dopo due stagioni vissute al Milan, il portiere classe '92 torna nella "sua" Atalanta con obiettivi precisi: portare esperienza nello spogliatoio, alzare finalmente un trofeo e chiudere il cerchio iniziato quasi venticinque anni fa nelle giovanili nerazzurre. Nel giorno della sua presentazione ufficiale a Zingonia, Sportiello ha raccontato in conferenza stampa le proprie sensazioni, prospettive e riflessioni di questa nuova avventura. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Marco, bentornato innanzitutto. Dopo l'esperienza con il Milan, quali sensazioni ti ha dato ritrovare l'ambiente dell’Atalanta?
«È stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Ho ritrovato un ambiente autentico, semplice e umile, proprio quello che avevo lasciato. Qui ho passato momenti bellissimi della mia carriera, ed è un piacere enorme ripartire con queste persone. Non vedo l'ora di scendere in campo e di cominciare questa nuova sfida».
Cosa ti ha spinto maggiormente a tornare in nerazzurro?
«Non ho avuto il minimo dubbio quando si è presentata l'opportunità. Qui sono cresciuto, sono arrivato nel settore giovanile nel '98, quindi per me è naturale sentire questo club come una seconda famiglia. Ognuno ha la propria storia, certo, ma per me tornare è stato facilissimo».
Che tipo di crescita personale e professionale hai maturato nei due anni trascorsi al Milan?
«Al Milan ho imparato molto, confrontandomi con una realtà importante e diversa da quella che conoscevo. Ho condiviso lo spogliatoio con grandi campioni e respirato un clima di enorme pressione mediatica. Sono cresciuto soprattutto sotto il profilo della maturità mentale, e credo che oggi sia proprio questo il valore aggiunto che posso portare a Bergamo».
Hai già avuto modo di parlare con il nuovo allenatore Juric. Quali impressioni ti ha fatto rispetto a Gasperini?
«Juric porta avanti una filosofia molto simile a quella di Gasperini, essendo stato suo allievo. Certamente ha il suo carattere, e stiamo lavorando su alcuni dettagli per migliorare ulteriormente. Cambiare radicalmente dopo così tanti anni non avrebbe senso, ma c’è sempre spazio per crescere e perfezionarsi».
In questa tua nuova avventura avrai un ruolo di responsabilità nello spogliatoio. Quanto ti stimola questa sfida?
«Tanto, perché non sono più il ragazzino che era partito da qui, ma non mi sento nemmeno arrivato a fine carriera. Voglio mettere la mia esperienza al servizio del gruppo, aiutando soprattutto i giovani a crescere. L’Atalanta ha già una struttura solida, ma il mio obiettivo è contribuire a rafforzarla ulteriormente dentro e fuori dal campo».
Ritrovi anche Carnesecchi e Rossi. Com'è il rapporto con loro, e come siete cambiati rispetto a qualche anno fa?
«Con Francesco Rossi il legame è fortissimo, siamo praticamente cresciuti insieme nel vivaio, quindi siamo prima di tutto amici. Con Carnesecchi, invece, ho notato una grande maturazione: l'esperienza dello scorso anno lo ha reso un portiere completo. C'è un'intesa perfetta tra di noi, e insieme formiamo un gruppo molto affiatato».
C'è un obiettivo particolare che vorresti raggiungere con la maglia nerazzurra?
«Sì, il mio grande desiderio è vincere finalmente un trofeo con questa squadra. L’Atalanta è già riuscita a conquistarlo quando io ero lontano: adesso voglio essere protagonista e chiudere il cerchio della mia storia personale qui».
Se ripensi alle esperienze europee con l'Atalanta, qual è il ricordo più bello che porti con te?
«Sicuramente la partita contro il Valencia in Champions League: una vittoria storica, anche se surreale per via della pandemia che subito dopo ha fermato tutto. E poi, nonostante la sconfingita, la gara contro il PSG ai quarti, quando siamo arrivati vicinissimi a una grande impresa, sfumata solo all'ultimo. Quelle esperienze ci hanno fatto capire quanto siamo cresciuti e quanta strada abbiamo percorso».
C'è qualcosa che rimpiangi rispetto agli anni in cui eri titolare qui a Bergamo?
«Nello sport ci sono sempre piccoli rimpianti, qualcosa che avresti potuto fare meglio. Probabilmente a 22-23 anni non avevo ancora la maturità mentale necessaria. Oggi sono molto più consapevole di ciò che posso dare, anche se arrivo come secondo dietro Carnesecchi. Quando verrò chiamato in causa, so che dovrò farmi trovare pronto, perché anche una sola partita può fare la differenza».
Dopo aver vissuto un club prestigioso come il Milan, cosa porti con te che potrebbe essere utile in questa nuova avventura?
«Al Milan ho vissuto una pressione mediatica superiore, ma per il resto non ci sono grandi differenze tecniche rispetto all’Atalanta. Ho imparato tanto allenandomi ogni giorno con Mike Maignan, capitano e portiere della nazionale francese. Ho cercato di rubare piccoli dettagli tecnici per continuare a crescere, ed è ciò che farò anche qui, giorno dopo giorno».
Tu e Carnesecchi siete cresciuti entrambi qui: cosa significa per la scuola portieri dell'Atalanta?
«È il segno che la società ha lavorato benissimo negli anni, investendo su persone giuste e valorizzando talenti cresciuti nel vivaio. Non è un caso che oggi io, Carnesecchi e Rossi, tutti portieri formati qui, siamo insieme nella rosa di una squadra importante in Serie A».
Sportiello torna dunque all'Atalanta con il bagaglio prezioso dell’esperienza e con la voglia di aggiungere il tassello più importante a una carriera già significativa: quel trofeo che finora gli è sfuggito, ma che ora sembra essere diventato più vicino che mai.
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