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2 giugno 1963, l'Atalanta vince la Coppa Italia. Ma Papa Giovanni XXIII muore e non c'è festa
L'unico trofeo in 116 anni di storia. Sfortunatamente nel giorno peggiore per una città intera. Il 2 giugno del 1963 a Milano, San Siro, si gioca Atalanta-Torino, finale di Coppa Italia. 28 mila gli spettatori - molti meno quindi di una partita normale del nostro campionato, fra Inter o Milan - ma con una lunga fila di macchine che arrivano da Torino o da Bergamo per una sfida fra due squadre di mezza classifica. I nerazzurri finiranno ottavi in classifica, mentre i granata poco più dietro, decimi. Quest'ultimi, probabilmente stanchi per la Mitropa Cup giocata pochi giorni prima, scendono in campo con meno defezioni rispetto all'Atalanta, ma senza molte energie.
Così l'eroe di giornata è Angelo Domenghini da Lallio, paese del primissimo hinterland bergamasco, che segna tre gol e alza la Coppa, l'unica finora vinta dall'Atalanta. Non sarà l'apogeo di una carriera comunque straordinaria, considerando che l'ala andrà poi all'Inter di Helenio Herrera, al Cagliari di Gigi Riva, vincerà gli Europei del 1968 - anche grazie a una utile monetina - e giocherà da titolare una delle partite più conosciute del secolo scorso, cioè Italia-Brasile del 1970, oltre alla Partita del secolo contro la Germania, il 4-3 in semifinale.
Sarà però una vittoria mutilata. Perché da qualche giorno va spegnendosi Angelo Roncalli, cioè Papa Giovanni XXIII. In quell'inizio di giugno le personalità bergamasche convergono, per un motivo o per l'altro. E per i nerazzurri non c'è festa, perché Roncalli è di Sotto il Monte, cioè della provincia. Per una città così legata alla religione come Bergamo è un colpo ferale. Una sorta di maledizione che si aggiunge ai quarti di finale di Champions con il PSG, forse l'apogeo della storia toccato pochi mesi dopo l'epidemia di Covid che ha colpito la città.
Questa la formazione dell'Atalanta
Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Veneri, Gardoni, Colombo, Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti, Magistelli.
Così l'eroe di giornata è Angelo Domenghini da Lallio, paese del primissimo hinterland bergamasco, che segna tre gol e alza la Coppa, l'unica finora vinta dall'Atalanta. Non sarà l'apogeo di una carriera comunque straordinaria, considerando che l'ala andrà poi all'Inter di Helenio Herrera, al Cagliari di Gigi Riva, vincerà gli Europei del 1968 - anche grazie a una utile monetina - e giocherà da titolare una delle partite più conosciute del secolo scorso, cioè Italia-Brasile del 1970, oltre alla Partita del secolo contro la Germania, il 4-3 in semifinale.
Sarà però una vittoria mutilata. Perché da qualche giorno va spegnendosi Angelo Roncalli, cioè Papa Giovanni XXIII. In quell'inizio di giugno le personalità bergamasche convergono, per un motivo o per l'altro. E per i nerazzurri non c'è festa, perché Roncalli è di Sotto il Monte, cioè della provincia. Per una città così legata alla religione come Bergamo è un colpo ferale. Una sorta di maledizione che si aggiunge ai quarti di finale di Champions con il PSG, forse l'apogeo della storia toccato pochi mesi dopo l'epidemia di Covid che ha colpito la città.
Questa la formazione dell'Atalanta
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