
SPECIALE - L'ultima promozione in A, Esposito: "A Conte dobbiamo tutto, sapevamo ogni cosa degli avversari. Prima di lui scendevamo in campo facendoci il segno della croce. Ventrone? Un visionario"
L'ultima promozione in A del Bari compie, in questa stagione, sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto in serie cadetta. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, abbiamo intervistato i protagonisti di quel campionato. L'ottavo calciatore della nostra rubrica è Marco Esposito, a Bari dal 2005 al 2009, capace di collezionare 103 presenze con la maglia dei galletti, in cui ha segnato anche due gol.
Sull'esperienza a Bari: "Bari è una della piazze migliori d'Italia e tra le più importanti in cui ho giocato. Qualche giorno fa ricordavo con un amico la festa promozione. Siamo tornati da Piacenza e c'era un mare di persone ad accoglierci, un qualcosa di indimenticabile. Anche la gara interna con l'Empoli fu memorabile. La città è bella, accogliente e speciale nelle sue particolarità".
Su mister Conte: "Ho vissuto in Puglia anche gli anni in cui le cose non giravano. Quella stagione fu incredibile dal punto di vista della squadra e dal punto di vista personale. Devo e dobbiamo molto a Conte, ha cambiato il modo in cui vedo il calcio. Avendo un passato da grande calciatore sapeva come vincere e ce lo trasmetteva tutti i giorni. Io ero avanti con gli anni, ma un ragazzo di vent'anni che incontra Conte, se lo segue, ha la strada spianata. Ti cambia dal punto di vista fisico e dal punto di vista mentale. Lo staff, già allora, era di altissima qualità. Mi piace ricordare il prof. Ventrone, era come un secondo Conte. Un grande motivatore e un innovatore nel suo lavoro. Usava tecniche e strumentazioni che, al tempo, non avevano neanche in A".
Ancora sull'allenatore pugliese: "Con Conte andavi in campo pronto dal punto di vista fisico ma soprattutto mentale. Sapevamo tutto gli uni degli altri e sapevamo tutto degli avversari, eravamo preparatissimi Il suo lavoro era maniacale.Prima del mister, a Bari, andavamo in campo e ci facevamo il "segno della croce..."
I match chiave dell'annata: "Mi vengono in mente due flash: il primo è Bari-Ascoli, del febbraio 2009. Andammo sotto di due reti in casa e con una grandissima prova di carattere riuscimmo a pareggiarla all'ultimo minuto. Il match di Sassuolo, dove vincemmo 1-3, è stata la gara che ci ha lanciato definitivamente".
I compagni con cui è ancora in rapporti: "Con Stellini, che da un bel po' fa il vice di Conte, siamo molto amici e abitiamo a poca distanza. Tra qualche giorno andrò a trovarlo. Sono rimasto in rapporti con Cavalli ma anche con Kutuzov, Gillet e De Vezze. Insomma, quelli che formavano "la vecchia guardia" e con cui andavamo una volta a settimana a cena".
Su chi faceva intravedere il maggior potenziale: "Ciccio Caputo si vedeva che aveva qualità e soprattutto che aveva la fame e la rabbia di chi viene dal basso. Ranocchia era fortissimo già a vent'anni ma anche Siligardi faceva intravedere un bel potenziale. Sodinha aveva qualità incredibili ma con Conte si scontrava spesso. Se l'avesse seguito un po' di più avrebbe ottenuto bei risultati. Barreto a Bari fece faville ma aveva un fisico un po' gracile e negli allenamenti di Conte faticava. Con le sue qualità, però, ti faceva vincere le partite. Chiunque segua Conte, passo per passo, ha la garanzia di poter avere un buon futuro".
Su Matarrese: "La situazione societaria attuale del Bari mi dispiace e anche parecchio. Quando giocavo io c'era Matarrese, che era un lavoratore e un padre di famiglia. Lui al Bari teneva veramente, nonostante abbia subito tantissime critiche. Mi dispiace per com'è finita tra lui e la tifoseria, meritava un addio migliore".







