PARLANO I NUMERI…
di Vittorio Sanna
Non abbiamo fatto finora niente di più, ma non abbiamo neanche fatto niente di meno. Il Cagliari di Pisacane vale finora quello di Ranieri e vale quello di Nicola. A voler fare gli sboroni, viaggia con un punto in più rispetto alla classifica di due stagioni orsono, quando alla guida c’era il guru Ranieri. Niente male per un esordiente che solo a pensare al costo, ti permette di pagare quattro giocatori in più all’anno.
Parità o quasi in classifica ma soprattutto un netto miglioramento in difesa. Minimizzando si potrebbe dire che la differenza la fa Caprile e, se fosse anche solo così, il portiere rossoblu fa parte della scommessa estiva, in cui la società ha preferito far sacrifici per riscattare l’estremo difensore che investire in un nuovo profeta della panchina.
Sposiamo il superficiale concetto, anche se siamo convinti che il sistema difensivo sia cresciuto, sbaglia ma non imbarca. La differenza di gol in meno è sostanziosa: sette gol in meno rispetto a due stagioni fa; cinque rispetto a quella scorsa, Nella percentuale, si parla del 40% in meno nel confronto con la squadra di Ranieri e del 27% circa in meno rispetto a quella con condottiero Davide Nicola.
Il referto medico non è completo. Manca l’attacco. Sorprendentemente si mantiene nella media: un gol in più rispetto a due stagioni fa in cui i nomi non mancavano e uno in meno nel rapporto con la scorsa stagione.
La squadra è equilibrata. La peggior partita è forse il 2-0 casalingo con il Bologna, maturato nell’ultima mezzora. Ha perso solo altre due volte con più di un gol di scarto, con l’Inter in casa, ma inseguiva il pari fino all’82°e la Lazio in trasferta, gol del raddoppio di Zaccagni al 90°. Mai uscita dal campo senza avere avuto da rammaricarsi per cause proprie, altro segno di crescita, senza rassegnarsi al destino.
Dove sta il malato è un vero mistero. L’unico malato vero è quello cronico che da almeno sette anni a questa parte non riesce a fare meglio. Anche per questo si è cambiata la cura: non un primario di grido che fa miracoli, ma un tirocinante con laurea a pieni voti, senza esperienza ma con tanto entusiasmo.
La speranza? Che possa fare meglio, crescere, migliorare e , pian piano far guarire la squadra, riportandola, senza bacchette magiche a sciogliere la prognosi, che da troppo tempo è riservata e ci condanna a essere sempre in pericolo di retrocessione






