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Gravina: "Il calcio abbia ristori dal Governo. I contratti pre-Covid oggi sono un problema"
Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato a SportLab per il 75esimo anniversario di Corriere dello Sport e Tuttosport, parlando anche della perdita economica a cui sta andando incontro il mondo del calcio in questi mesi: “E' un tema attuale, vivo, che riguarda la Federazione perché comprende oltre alla Serie A anche B, C e mondo dilettantistico. Nell’ultimo bimestre la A ha perso oltre 88 milioni solo coni mancati incassi, in proiezione Serie A avrà -344 milioni di euro dai soli mancati introiti di botteghino. I ricavi da sponsor erano 680 milioni lo scorso anno, ovviamente stanno diminuendo perché non c’è l’evento e la sua fruizione. Il pubblico non riesce a vivere l’evento se non tramite tv. A questo aggiungo che mentre i ricavi sono bloccati o in netta diminuzione, dalle società sono state assunte delle obbligazioni (i contratti dei calciatori, per esempio) pre-Covid che oggi restano intatti, restano quelli pattuiti prima della pandemia. Le società si trovano meno ricavi in misura molto significativa, ma maggiori costi diretti e indiretti: i primi legati ai costi che hanno assunto, alle obbligazioni di cui prima, i secondi riguardano i controlli e gli adeguamenti che sono necessari per fare prevenzione".
Il calcio cosa chiede al Governo?
"Serve una riflessione: chi perde soldi riceverà un ristoro? Bene, il calcio sta perdendo quindi chiediamo di entrare nel prossimo decreto ristoro.
Il calcio cosa chiede al Governo?
"Serve una riflessione: chi perde soldi riceverà un ristoro? Bene, il calcio sta perdendo quindi chiediamo di entrare nel prossimo decreto ristoro.
Il Covid è un virus micidiale, ma sta fungendo da acceleratore nella presa di coscienza di alcuni fenomeni del calcio. I bilanci delle nostre società non sono particolarmente floridi. Non lo erano prima del Covid, figuriamoci ora. Se riconosciamo il calcio come azienda, che fra l'altro ha importanti riflessi anche sul sociale, deve essere vista come azienda commerciale. Mi viene in mente il turismo: la crisi che sta vivendo quel settore la sta vivendo anche il calcio e noi chiediamo considerazione. Poi gli atleti devono capire che devono dare dei segnali anche loro, fermo restando che per il futuro, per dare prospettiva al calcio, servirà anche un pizzico di programmazione e lungimiranza in più da parte dei nostri dirigenti".
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