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Mina vagante a CagliariTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 09:18Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Vittorio Sanna per Tuttocagliari.net

Mina vagante a Cagliari

Non è certo da un calcio di rigore che si valuta un calciatore, non era così nella lega calcistica del ’69, immaginate se lo può essere oggi. Un calciatore però si valuta dal coraggio e il Cagliari che solo ai rigori strappa il via al turno successivo della Coppa Italia, il coraggio lo deve diffondere a tutti i componenti la squadra. Non poteva essere certo l’Entella a mettere in difficoltà il progetto affidato a Fabio Pisacane, dipendeva solo da noi. E infatti è dipeso tutto solo da noi. Si è scelto di rischiare poco o niente, di aspettare le poche occasioni e stava finendo proprio nel modo più consono a questa scelta: poche occasioni e 2-0 a casa. Se non ci fosse di mezzo il pericolo costante, che è sempre dentro il nostro “Io”, quello di darsi al protagonismo. Il teatro è una cosa, il calcio è un altro, e per i tifosi è una faccenda maledettamente seria, non è uno schetch, un bozzetto. Basta un bozzetto a rovinare il calcio. La mania di protagonismo, gli occhi addosso, la pantomima e un rigore calciato con gli zoccoli invece che con i piedi. E l’idea che ti possa permettere certe cose è subito stata messa dietro la lavagna. Capovolgi il teatro, passi dall’altra parte, sbaglia ancora “il protagonista” che è in ritardo e manda in frantumi, fuori tempo, una difesa fino a quel momento impenetrabile, Caprile non rimedia, Deiola addirittura serve a tavola la frittata. È bastata una Mina vagante che già nel primo tempo era stata lì a caratterizzare il match. Manovra ai suoi piedi, partenze lentissime, passaggi scontati, lanci lunghi a vuoto. Prati reso inutile, perché se a giocar la palla è il difensore, poco ci sta a fare il playmaker che viene saltato, ridotto ad essere l’interdittore che non è. I fraseggi laterali e gli inserimenti inesistenti, appena abbozzati, dettati sillabando, facili da prevedere. Per rimediare a un ritmo blando serviva il coraggio, serviva la giocata. Uno l’ha avuto, Adopo: una sola palla bassa rasoterra in verticale con il taglio di Piccoli, fino a quel momento vago e vagante, e il gol. Minimo sforzo, massimo risultato. Fino a vedere in campo i nuovi, Esposito e Kilicsoy. La classe non è acqua e nel calcio il talento si esprime giocando. Sono loro che possono far chiudere la sera a pancia piena. Il turco prima aiuta i cronisti suggerendo di chiamarlo più facilmente per nome, Semih, stampato sulla maglietta. Poi coglie il palo. Esposito abbozza la potenziale intesa con Piccoli, pochi minuti per non diventare dipendenti e abituarci ad un’idea che potrebbe essere rovinata dal mercato, poi lo spunto per il rigore. Poteva finire 2 a 0, senza altri rigori. Ma come sempre Mina è vagante, chiede di battere, cattura la scena e calcia un rigore ridicolo che non fa ridere nessuno. Se non vogliamo piangere prendiamoci il tutto di buono che si è visto fino a quel momento, sufficiente a vincere, ma cominciamo a mettere ciascuno al proprio posto. Per fare bene al massimo serve la squadra e non un solo protagonista. Ciascuno nel proprio ruolo. È la prima lezione della stagione. Dalla quale prendere spunto e imparare immediatamente,