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La tua brutta figura di Perugia... E un fair play finanziario che castra il calcio. Messi è la scintilla di una bomba già disinnescata

La tua brutta figura di Perugia... E un fair play finanziario che castra il calcio. Messi è la scintilla di una bomba già disinnescata
© foto di Lorenzo Di Benedetto
venerdì 25 settembre 2020, 07:00Editoriale
di Andrea Losapio
Nato a Bergamo il 23-06-1984, vive a Firenze. Inviato e prima firma per TuttoMercatoWeb. Dal 2012 collabora per il Corriere della Sera

Nella precedente puntata c'era un'analisi di come il fair play finanziario abbia castrato il calcio, perché diventato un circuito chiuso che può attrarre solo sponsor e non gli interessi dei privati. E che quando lo fa, come il Manchester City o il Paris Saint Germain, c'è sempre il modo per scamparla, per una motivazione o per l'altra. Poi però a vincere ci pensa il Bayern Monaco che ha una squadra obiettivamente fortissima, ma costata due lire rispetto ai fantastiliardi spesi da Guardiola o dagli sceicchi del PSG. È vero che vince solamente una all'anno e che il Bayern ha la mentalità per alzare trofei, dall'altro lato la differenza di fatturato (e filosofia) è evidente.

In un mercato come questo il Fair Play Finanziario non è solo limitante, è addirittura dannoso. Solo il Chelsea ha speso molto, il Liverpool ha condotto una trattativa serrata per Thiago Alcantara, la Juventus ha problemi ad acquistare Gosens dall'Atalanta - suo obiettivo da inizio dell'estate - e dopo la prima di campionato cede Pellegrini, pagato 22 milioni di euro per questioni contabili, per un altro prestito, spedendo in prima squadra Frabotta. L'Inter è costretta a cedere Godin (o quasi) e vuole offerte a titolo definitivo per Dalbert, sperando di rientrare di 14 milioni, francamente impossibile. Il Milan punta su un centravanti di 39 anni - magari è anche giusto, se si chiama Ibrahimovic - Commisso dopo aver tenuto duro per Chiesa un anno fa ora vorrebbe tanto ricevere una proposta accettabile per cambiare lo status quo.

Investire non vuol dire buttare via i soldi, non per forza. Ma in questi giorni la Milano dei procuratori, brulicante e palpitante, esiste solo in vista di gennaio, perché mancano due mesi alla prossima finestra di mercato. Qualcuno spera rientrino gli spettatori, francamente sembra un'annata buttata alla suggestione di Messi di andare via, del centravanti della Juventus e dell'esame di italiano di Luis Suarez. Ecco, quest'ultima è la solita brutta figura del calcio italiano, per un esame ampiamente voluto da un club che lo avrebbe voluto tesserare (perché andare all'Atletico non è un problema in questo senso, visto che si tratta di un trasferimento nella stessa) e passa in cavalleria. Magari in Italia sarà così, ma i nostri club dovrebbero capire che il brand è mondiale e che voler vincere sempre, a tutti i costi, anche forzando la mano per un passaporto italiano che Amauri prese dopo cinque anni (e una querelle infinita per la Nazionale, una presenza), ha il prodotto di togliere appeal. La NBA, pur magari scontata, vive di cicli. Chicago Bulls, Shaq e Kobe, Golden State, Lebron James, infine i Toronto... Qui la strada, da vent'anni, è sempre la stessa: Milano-Torino, dove viaggiano i soldi.

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