
La Roma ai raggi X: tra stanchezza, insidie e il ‘fattore Ranieri’
La Fiorentina è rientrata poche ore fa da Siviglia. La Roma l’aspetta da una settimana intera di allenamenti e recupero a Trigoria. A maggio, con queste temperature, certe fatiche, certi stress fisici e nervosi, possono pesare e per Ranieri questo è un bel vantaggio, soprattutto in uno scontro diretto che vale (che può valere) un posto in Europa, dalla Champions alla Conference.
La Roma sta bene, ha un vento forte e caldo che soffia alle sue spalle. Ha perso Dybala, ma continua a vincere. Non incanta, ma vince. Più o meno come càpita alla Fiorentina. La svolta porta il nome di Claudio Ranieri, un allenatore che a Firenze, in quattro anni, ha trascinato la squadra dalla Serie B alla Serie A mantenendo sempre il primo posto in classifica, poi ha vinto la Coppa Italia nella fantastica notte di Bergamo e nella pazzesca alba del Franchi (lo stadio pieno ad aspettare i viola fino alle 3 di mattina), la Supercoppa per la prima volta conquistata da chi aveva vinto la Coppa Italia e per di più sul campo dei campioni d’Italia (il Milan), fino ad arrivare alla semifinale di Coppa delle Coppe persa contro il Barcellona di Ronaldo il Fenomeno anche per un arbitraggio (quello dell’andata al Camp Nou) a dir poco nefasto. Poi, quando ormai il clima intorno alla Fiorentina era cambiato, in curva Fiesole era apparso lo striscione: “Ranieri, facci l’ultima magìa, sparisci”. Dopo il suo quadriennio, nessun altro allenatore ha vinto quanto lui a Firenze, e doveva sparire... Ma l’anno scorso, tornando al Franchi col Cagliari (una doppia impresa portarlo in A e poi salvarlo), Claudio ha avuto quello che gli era stato negato molti anni prima, il riconoscimento di tutto lo stadio che, appena è apparso dalle scalette, lo ha salutato con un lungo applauso. Il tempo serve anche per capire.
Ci siamo soffermati così a lungo su Ranieri perché è lui il vero segreto della rinascita romanista. Quando è arrivato a Trigoria la squadra era quasi in fondo alla classifica, rintronata dai licenziamenti di De Rossi e Juric, l’allenatore del Testaccio l’ha rimessa in sesto e ora è in una fantastica serie di 18 partite senza sconfitte, con 13 vittorie e 5 pareggi. Ai giallorossi era già successo tra novembre 2009 e aprile 2010 (allora furono 24 i risultati utili consecutivi). Allenatore dell’epoca? Facile: Claudio Ranieri. E c’è anche un altro dato significativo, la Roma è la squadra che nel 2025 ha fatto più punti in tutti i primi cinque campionati d’Europa, 40 in 16 partite. E non solo, sempre nello stesso periodo la sua difesa è la meno battuta (8 gol presi) e per 9 volte la porta di Svilar (sta attraversando una stagione entusiasmante) è rimasta inviolata. Anche questi sono record europei.
Non è facile segnare alla Roma, ai viola servirà il miglior Kean che, peraltro, ai giallorossi ha rifilato tre gol, compresa la prima doppietta con la maglia viola. Ecco, la partita dell’andata (5-1 per la Fiorentina, in panchina della Roma c’era ancora Juric) non va presa da esempio. I viola stavano volando, i giallorossi precipitando, adesso è tutto in equilibrio. Anche la squadra di Palladino sta bene sul piano morale, è imbattuta da 6 partite di campionato (4 vittorie e 2 pareggi), l’ultima sconfitta in A risale allo scorso 9 marzo contro il Napoli (1-2), solo che la Roma è più riposata. Dovrà fare attenzione ai dribbling e alle conclusioni dal limite dell’area di Soulé (rigenerato e rilanciato da Ranieri), dovrà lavorare con attenzione sui tempi d’uscita su Dovbyk (anche se l’allenatore potrebbe riproporre la coppia dell’ucraino con Shomurodov, un’altra sua grande scommessa vinta). Dovrà lavorare sodo Folorunsho (se per la fascia destra sarà preferito a Parisi) perché dalla sua parte si scatena Angelino, un terzino-ala di grande spinta. Ma soprattutto Palladino non dovrà farsi sorprendere dai cambi del suo più anziano collega: quando Ranieri mette mano alle sostituzioni, succede quasi sempre qualcosa di positivo nella sua squadra.









