
Modello Bologna e modello Fiorentina: l'idea di Commisso è chiara
L'indomani di una storica vittoria di un trofeo che mancava da oltre 50 anni per il Bologna, il mondo del calcio si risveglia con un nome e un cognome ben precisi in testa: Giovanni Sartori. È stato ancora una volta il dirigente nato a Lodi la mente dietro il successo dei rossoblu che solo un anno fa festeggiavano una qualificazione in Champions arrivata a 70 anni di distanza dalla prima e ultima volta. Dopo Chievo Verona e Atalanta, un altro piccolo capolavoro di un direttore sportivo schivo con i media ma attento a tenere i bilanci in ordine trovando sempre talenti da ogni parte del mondo. La domanda che tutti a Firenze si fanno (ormai da tempo, per la verità) è: la Fiorentina può replicare il modello Bologna? Per ora non sembra affatto l'idea del club di Rocco Commisso, andiamo a vedere nel dettaglio perché.
Commisso e Saputo: presidenti così diversi e così simili
Partiamo dalla testa, quindi dai due presidenti. Da una parte Rocco Commisso, miliardario USA con forti radici italiane che ha fatto della gestione "familiare" della sua Mediacom un mantra arrivando a crearsi una fortuna importante prima di riuscire ad investire nel calcio italiano ed esportare così il suo modello economico anche alla Fiorentina. Dall'altra Joey Saputo, magnate del mondo caseario canadese con già la proprietà del Montreal FC e un patrimonio molto vicino a quello di Commisso in quanto a forza economica. La differenza principale? La capacità di fare un passo indietro e scegliere i propri dirigenti, verrebbe da dire guardando i risultati: queste soddisfazioni arrivano per Saputo dopo 7 anni difficili di presidenza, arrivando addirittura ad essere contestato dai tifosi del Bologna prima della scorsa gloriosa stagione. Per concludere questo breve quadro, ripeschiamo le parole che proprio Commisso pronunciò lo scorso giugno nel chiedere scusa ai tifosi della Fiorentina per il finale della scorsa stagione: "Spesso - aveva scritto in una lettera il presidente viola - vengono indicate come società modello Atalanta e Bologna e di certo mi complimento con loro per il cammino che stanno facendo, ma voglio ricordare a chi ha la memoria corta che l'Atalanta, dopo l'arrivo della famiglia Percassi, ha impiegato 7 anni per qualificarsi la prima volta in Europa e il Bologna, dopo otto anni dall'arrivo di Saputo, quest'anno, per la prima volta, sta lottando per posizioni europee".
Come operano sul mercato
Un'altra differenza sostanziale tra Bologna e Fiorentina è il modo di operare sul mercato. E no, non ha niente a che fare con gli esborsi economici, anche perché perfino nell'anno della qualificazione nella nuova ricchissima Champions League, i rossoblu non hanno certo fatto un mercato faraonico nonostante le cessioni dei due gioielli Zirkzee e Calafiori. Il colpo più importante è stato Dallinga del Tolosa per 15 milioni di euro, tanto per dire. Grazie a un lavoro di scouting e rapporti però, sono arrivati a titolo gratuito giocatori come Miranda, oppure in prestito Pobega e Calabria, pedina fondamentali per dare alternative a Italiano. A proposito di prestiti, la differenza qui è evidente: la Fiorentina ne ha presi 8 tra l'estate e l'inverno, il Bologna 4. E nessuno di questi è titolare ma solo un'alternativa.
I due allenatori
Ci sono infine i due allenatori, decisamente diversi. Vincenzo Italiano a Firenze è discretamente conosciuto dopo tre anni di alti e bassi, amore e critiche. Il tecnico nato a Karlsruhe ha oltre 10 anni di carriera sulle spalle dopo aver fatto la ormai nota gavetta in piazze anche di Serie C, Palladino invece pronti via è diventato subito l'enfant prodige che dopo poco più di un anno e mezzo al Monza ha avuto la possibilità di allenare la Fiorentina. Italiano propone un calcio spregiudicato e anche rischioso, Palladino uno conservativo e speculare.
Per concludere, Fiorentina e Bologna sono attualmente due modelli molto diversi. E forse anche per questo stanno dando risultati diversi.






