Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / fiorentina / Copertina
Alla Fiorentina serve un progetto sportivo più chiaro e a lunga scadenza, il terremoto Palladino e le riflessioni di Pradè lo dimostranoTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
ieri alle 00:00Copertina
di Tommaso Loreto
per Firenzeviola.it

Alla Fiorentina serve un progetto sportivo più chiaro e a lunga scadenza, il terremoto Palladino e le riflessioni di Pradè lo dimostrano

Si avvia al termine la settimana che ha stravolto il mondo viola, tre giorni nei quali è successo praticamente di tutto, dalle dimissioni di Palladino allo scontro tra Commisso e la curva passando per le riflessioni sul futuro che anche Pradè avrebbe avviato. Il paradosso di casa viola è quello di una stagione, l’ultima, chiusa con il record di punti della gestione Commisso ma al termine della quale ogni certezza si è sgretolata, senza contare che alla luce del patto di riservatezza deciso con il tecnico molte verità sono destinate a restare ben nascoste dentro il Viola Park.

La rescissione con Palladino e il nome di Pioli in pole position
A dare il via al domino è stato certamente Palladino, la cui rescissione consensuale dal club è stata ufficializzata ieri, ma la stessa condizione di Pradè (rimasto colpito dalla contestazione e ora disposto a valutare le dimissioni) rende il momento per il club ancora più complicato. In assenza, ad ora, di indicazioni pubbliche da parte del presidente Commisso la Fiorentina si trova così in una fase di stallo, senza l’allenatore e pure con poche certezze su chi dovrà scegliere il sostituto di Palladino (Pioli resta in pole position). Se l’addio del tecnico viola al termine di una stagione che ha comunque mantenuto la squadra in Europa, e la cui narrazione stride maledettamente con un patto di riservatezza tra la società e l’allenatore in merito alla separazione, stravolge ogni piano mai come oggi serve l’intervento del proprietario, non solo per valutare la posizione del direttore sportivo ma anche per avviare valutazioni generali non più rimandabili.

A chi spetta intervenire e decidere?
Del resto Palladino è il terzo tecnico dimissionario in appena 6 anni (nei quali chi è rimasto più a lungo sulla panchina viola, come Italiano, ha tolto le tende al termine del terzo anno) segno che molto poteva e potrebbe esser gestito diversamente. Certo, la soddisfazione di Commisso nei confronti del lavoro di Pradè e Ferrari è legittima, d’altronde fino a oggi chi non si è dimesso è stato quasi sempre confermato senza esser messo in discussione, ma lo è altrettanto la sensazione che la struttura societaria fatichi a rispondere all’emergenza del momento, e che siano stati sottovalutati parecchi segnali arrivati anche nel corso dell’ultimo anno. Insomma adesso che pure il futuro di Pradè pare in bilico (ma intanto il ds sta lavorando sul fronte Dodò dopo aver chiuso la questione De Gea con il rinnovo) risulta difficile capire chi potrebbe scegliere le nuove figure, tecnico incluso, e in fondo a chi dovrebbe spettare di tracciare la strada dell’immediato futuro se non alla proprietà?

Quale progetto sportivo?
Perchè quanto sta avvenendo purtroppo non è una novità, anzi è solo l’ultimo episodio di un cammino che in 6 anni ha regalato alti e bassi in campo ma anche tsunami inaspettati, senza che venisse portata avanti una programmazione a lunga scadenza, oltre le singole stagioni. La certificazione che mantenere obiettivi di mero miglioramento annuale, o fare a meno di figure che sappiano gestire un dialogo diverso con la piazza, stia continuando a rallentare (di molto) quella crescita che in principio Commisso voleva “fast fast fast” e pure che, infine, l’assenza di un chiaro progetto sportivo sia alla base dei molti, forse troppi, terremoti interni degli ultimi anni.