
Il dottor Daniele e Mr. Pradè: la tenacia, gli attacchi, la furbizia, l’ossessione per quel posto di comando e per i meriti non riconosciuti. L’ansia di far bene e l’affondo per Traoré
C'è un uomo attualmente invisibile che brucia le batterie del cellulare, vive nel Viola Park e sugli striscioni della Curva, è ostinato nella difesa della poltrona per montare e rismontare la sua ossessione, cioè un'idea di calcio che gli dia soddisfazione e nello stesso tempo lo rilanci. Più che nel suo ambiente, dove comunque è rispettato, nelle simpatie che sente sfuggire. Intorno a lui, il mare mosso del mercato. Ce lo immaginiamo con il binocolo per scovare le prede ma anche Moby Dick, la balena bianca che lo insegue per affondarlo e impedirgli di ritornare un Capitano benvoluto, altro che Achab e la sua maledizione.
Chissà cosa pensa Pradé e quanti tormenti ha dentro, pur essendosi auto-inchiodato al timone mentre le onde sono alte. Di sicuro soffre assai le critiche _ parecchie nei suoi confronti, ora anche dalla parte più attiva del tifo _ ma sembra aver sviluppato una resilienza al quadrato e con le spalle al muro ha solo una carta da giocare: sorprendere e stupire gli avversari. Un genere umano nel quale vengono probabilmente inclusi anche parecchi cronisti.
Insomma, Mr Pradè da lì non si muove. Ha trascorso anni difficili essendo un romano estroverso (i nemici sibilano ‘salottiero’) e comunque fiero delle sue pubbliche relazioni, quando la linea del club lo ha costretto a restare sottotraccia, filtrato e infine possibilmente distante dall’amata diplomazia. In tanti avrebbero mollato. Lui ha ingoiato le restrizioni ed è rimasto in attesa di tempi migliori, che in fatto di libertà di azione sono arrivati eccome, riconsegnandogli le chiavi delle operazioni.
La scorsa stagione Pradè era convinto di aver fatto un gran mercato e poco è riuscito a nascondere il disappunto nei confronti dell'allenatore per alcune partite perse male e probabilmente impostate peggio. Il quale allenatore si è comunque piazzato sesto e di schianto ha salutato la compagnia con un colpo nei denti, saluti e baci, anzi no, solo saluti e comunque non a lui. Altro momento devastante e riecco la resilienza del silenzioso Pradè, almeno in pubblico, il quale agli occhi di tutti è stato costretto a intestarsi le ragioni del divorzio e _ con un senso di auto conservazione che raramente gli è mancato nella sua carriera _ ha fatto la scelta più furba, funzionale, decisamente la migliore, cioè ha puntato un allenatore amato a Firenze e abile come Pioli.
Un tecnico e anche un salvagente: al netto della soluzione _ che noi approviamo _ un perfetto stile pradeiano nell’ambito delle sue funzioni di ricucitura.
Mr. Pradè non parla molto in pubblico ma sfinisce i procuratori, sonda, tesse, esplora come non mai, è arso dalla voglia di dimostrare che si può far meglio con i giocatori che lui alla fine punta e ripunta, blandisce, quando serve estrae i canini con i procuratori, a volte invece li martella con il corteggiamento pur di giocarsi la carta Firenze. Le mogli di De Gea e Dzeko hanno probabilmente ceduto dopo aver avuto in omaggio le foto del Cupolone con l’autografo di Brunelleschi. Perché il dottor Daniele ci crede sempre e quando vuole si comporta da ambasciatore del calcio viola, perché se una parte di Firenze ormai lo detesta, lui ama davvero questa città e non capisce perché ci sia tanta cattiveria in giro.
Siamo in ogni caso in una lunga fase di stallo perché la Fiorentina è un esempio unico in Italia, negli ultimi 20 anni si sono alternati, inseguiti e probabilmente detestati solo due direttori sportivi, Pantaleo Corvino e proprio Daniele Pradè. Il quale nel suo fortino a Bagno a Ripoli, dove sfinisce le batterie dei cellulari, continua a puntare il binocolo fra le onde: ha già pescato il rinnovo di De Gea (voto alto per la velocità dell’accordo), il blitz per lo svincolato e corteggiato Dzeko (voto 7), il riscatto a prezzo ridotto di Gudmundsson (voto 8, con l’incognita del processo di appello), l’acquisto di Fazzini (voto: si vedrà) e il prestito di Viti (voto ng, anche perché c’è un ingorgo di centrali difensivi). C’è ancora molto da costruire, mancano un regista e almeno un’altra mezz’ala di livello, chissà come finirà con Dodo, poi volendo si potrebbero trovare esterni di attacco migliori di Sottil e Ikoné, il caso Kean è una discreta minaccia e allora nel caso che… Nel frattempo occhio a Hamed Traoré, 25 anni, vecchia conoscenza viola perché era stato acquistato da Corvino quando aveva 18 anni. Poi tutto sfumò per questioni di visite mediche, oggi Traoré potrebbe lasciare il Bournemouth (comunque 26 presenze 10 gol nella scorsa stagione), per sbarcare davvero a Firenze e rinforzare un centrocampo che già promette bene. Ancora un incrocio fra Corvino e Pradé, anzi il dottor Daniele.







